[24 gennaio – 31
gennaio]
Questa settimana dovevo
tornare sui costi della cattiva gestione della Giunta attuale.
Ma il 19 gennaio è
stata approvata una Legge Finanziaria da 3 miliardi di euro. Se la previsione
fosse corretta sarebbero 10.000 euro per ogni cittadino.
Se fosse vero,
perché insistere sui costi della cattiva gestione? Se è la Regione di Bengodi
si può permettere qualche spreco!
Neanche lo Stato
italiano arriva a spendere tanto per i suoi cittadini!
La Regione più ricca
d’Italia, la Lombardia, spende appena la metà. La Regione Autonoma “più
speciale” di tutte, la Sicilia, ne spende “solo” 5.400.
Torniamo allora a
parlare della Finanziaria e della legge di Bilancio per capire se sia
CREDIBILE.
E’ una grande
questione politica, di democrazia. Perché se il Bilancio non è chiaro, la
politica non è trasparente. Se non è CREDIBILE, la politica non è CREDIBILE.
Ripeto allora la
domanda: come sta VERAMENTE la finanza regionale?
Di quali risorse
disporrà DAVVERO la Giunta in carica?
Che cosa resta
DAVVERO per sostenere e rilanciare un'economia in grandissima difficoltà?
Per il resto, il
terremoto da scandalo nazionale sta diventando tragedia (economica e sociale)
regionale.
Quello che non fece
il sisma sta facendo ora la Giunta.
Conoscere per
decidere. Decidere di cambiare
APPROVATO IL
BILANCIO REGIONALE DEL MOLISE. LA REGIONE PREVEDE DI INCASSARE E SPENDERE BEN
TRE MILIARDI DI EURO, 10.000 EURO A CITTADINO. UN’ENORMITA’. IL DOPPIO CHE IN
LOMBARDIA O IN SICILIA
Cari lettori
molisani, possiamo annunciare sommo gaudio. Il 19 gennaio il Consiglio
Regionale del Molise ha definitivamente approvato il Bilancio 2012 con la
previsione di entrate di cassa per 3 miliardi, da spendere nel corso
dell’esercizio. DIECIMILA EURO PER OGNI CITTADINO MOLISANO.
Se così stanno le
cose non ha senso continuare a spulciare ogni quindici giorni su questo blog
gli sprechi, i costi della mala gestione della Giunta Iorio appena rieletta.
Suvvia, sarebbero peccatucci veniali! Se fosse vero, ben vengano le elargizioni
a pioggia. Con quella cifra a disposizione più di un terzo dei cittadini
molisani raddoppierebbe il proprio reddito annuo. Perché stare a sottilizzare?
Ma sarà vero? Non
sarà il caso di andare a vedere più da vicino?
Non è legittimo
qualche dubbio considerando che i tributi propri della regione sono poco più di
400 milioni di euro ogni anno?
Che direbbe la
famiglia di un impiegato da 1.500 euro al mese se annunciasse: “quest’anno vi
annuncio che potremo spendere più di 100.000 euro; e non ho avuto nessun
aumento di stipendio”? Domanderebbe se li andrà a rubare. O se lo zio d’America
è passato a miglior vita.
Possiamo credere al
buon padre di famiglia Iorio? Che non li può rubare e non ha zii in America.
Torniamo allora a
parlare della Finanziaria e cerchiamo di capire se per caso con la sua
approvazione la maggioranza di centro-destra non abbia compiuto l’ennesimo
grande imbroglio, la madre di tutte le bufale?
Con un dubbio finale.
Ma l’opposizione se ne è accorta?
PREMESSA. COME
LEGGERE IL BILANCIO REGIONALE
Nel post precedente,
la settimana scorsa, partivo dall'affermazione che “se c'è una legge su cui
l'esercizio della critica è arduo è proprio la finanziaria.” In particolare, la
legge di bilancio: 307 pagine di tabelle tra entrate e uscite di cui il più
delle volte il significato reale è incomprensibile (anche quando rinvia a
leggi, comunque da rintracciare, i cui effetti di spesa sono assai poco
chiari).
Eppure, le cifre
sono più dure delle parole. Quelle di un bilancio, poi, non possono essere
piegate alla propaganda se non a costo di correre grossi rischi. Perché il
falso in bilancio è reato e perché il bilancio ha una sua struttura che è come
una camicia di forza: deve quadrare. Entrate e uscite devono tornare, la
differenza si pareggia con l'avanzo o il disavanzo.
Dunque, possiamo
provare a ripetere la domanda da cui siamo partiti la settimana scorsa, per
avvicinarci a una risposta il più possibile chiara: come sta VERAMENTE la
finanza regionale?
Su quali risorse può
contare DAVVERO la Regione Molise per aiutare un'economia in difficoltà e per
contrastare un disagio sociale che cresce in modo impressionante?
Cerchiamo di far
parlare le carte facendo parlare le cifre.
SU
CHE BASI POGGIANO LE PREVISIONI DI ENTRATE? SONO BASI SOLIDE? LA RISPOSTA
CAMBIA – E DI MOLTO – A SECONDA DEL TIPO DI ENTRATE. TRIBUTI PROPRI E
TRASFERIMENTI DA STATO E UE
Nella Legge
Finanziaria per il 2012 sono previste nuove entrate nel 2012 per 1.538,6 milioni di euro. Su che basi si
formula una previsione di bilancio? Sono basi certe?
Partiamo dai tributi propri (IRAP, addizionale IRPEF, accise varie, ecc.): non
può trattarsi che di stime. Una volta che si conosca il valore della ricchezza
prodotta, si tratta di calcolare in modo realistico la quota di tasse che ne
deriverà, anche se l'economia regionale per l'anno prossimo non promette bene.
Sono stimati in 429,8 milioni di euro e
rappresentano il 27,9% delle entrate previste.
Un'altra voce di entrata è
rappresentata della partite di giro
- all'incirca della stessa entità, 429,3 M€ - per le quali la Regione è un mero
tramite per conto terzi. Come entrano, così devono uscire: ritenute alla fonte
(su dipendenti, collaboratori ecc.) da girare al Fisco, anticipazioni del Fondo
sanitario e del cofinanziamento statale sui programmi europei, ecc.
Per il restante 45% delle entrate si
tratta di trasferimenti, quasi
interamente provenienti dallo Stato
e dall'Unione Europea.
Come si arriva a una previsione di
entrate per queste voci?
Si deve fare riferimento a una qualche
norma di legge che assegni determinate risorse in modo certo e inoppugnabile.
Questo pensa un cittadino normale. Se si trattasse di un buon padre di famiglia
(modello che gli amministratori sono chiamati a prendere ad esempio) si
baserebbe un po’ sull’esperienza del passato (come avviene per i tributi
propri), ma quando fosse possibile, si baserebbe su obbligazioni certe:
un contratto di lavoro, un contratto di affitto, ecc.
Ovviamente, neanche per queste
obbligazioni la certezza è data al 100%. Un contratto può essere disdetto (si
può essere licenziati) o non onorato dal contraente (un datore di lavoro disonesto
o in bancarotta, un affittuario moroso), ma si tratta di eventualità
straordinarie. Un buon padre di famiglia in genere sa se corre rischi di questo
tipo e in questo caso ne tiene conto, muovendosi con particolare prudenza nel
mettere mano al portafoglio.
LA
GIUNTA REGIONALE DEL MOLISE SI E' COMPORTATA COME UN BUON PADRE DI FAMIGLIA?
CHE COSA SIGNIFICANO I RESIDUI ATTIVI E PASSIVI. COME POSSONO ESSERE MAGGIORI
DELL'INTERO BILANCIO?
Come stanno le cose con le obbligazioni
dello Stato e dell'UE verso la Regione Molise? Qual'è il loro grado di
certezza? E il governo regionale si è comportato come un buon padre di famiglia?
Le obbligazioni dello Stato in realtà presentano
due motivi di incertezza.
Il primo riguarda i tempi: lo Stato
scrive sul suo bilancio una previsione di uscita precisa, oltre che
nell'importo, anche nei tempi, in quanto riferita a un dato esercizio
finanziario e dunque ad un anno solare. Non è detto però che a quella
previsione corrisponda una uscita nel corso dello stesso anno. In particolare,
uno Stato come quello italiano che ha accumulato debiti per una volta virgola
due l'intera ricchezza prodotta dalla nazione in un anno, ovvero per circa tre
volte le sue entrate annuali, tende a chiudere per quanto possibile i rubinetti
e ad erogare il dovuto (le obbligazioni che dovrebbero essere certe) con molta
lentezza.
Che fine fa una somma messa a bilancio
che non viene spesa nel corso dell'anno? Resta scritta come “residuo passivo”:
un impegno a cui non è (ancora) corrisposta un’uscita di cassa.
Il secondo riguarda proprio il se:
quell'impegno sarà davvero onorato? Col passare del tempo può succedere che lo
Stato cancelli quel debito e quel residuo passivo (non penso che l'eventualità
appaia sorprendente alla luce delle manovre ricorrenti, in particolare quelle
degli ultimi anni). Ma succede anche che le procedure per l'erogazione di
quelle risorse siano condizionate ad una serie di atti da parte del
destinatario.
Questa è addirittura la regola quando
si tratta di fondi destinati a programmi di sviluppo, o programmi strategici, o
strutturali o per la coesione, che dir si vogliano. E qui entrano in ballo
anche i fondi comunitari. La UE, che non è avara e lenta come lo Stato italiano
nel far seguire agli impegni le erogazioni di cassa (anche perché non è
indebitata), subordina però gli impegni effettivi alla condizione che il
destinatario destini quelle risorse a progetti che rispondano alle finalità del
Fondo (o del programma). Fino a quel momento gli stanziamenti sono solo sulla
carta ma non implicano ancora nessuna obbligazione certa: poco più che una
promessa, uno schema di ripartizione tra i soggetti che potranno beneficiarne.
Si tradurrà in impegni effettivi solo a fronte dei progetti approvati.
Non solo, ma la UE si riserva di
riprendersi le risorse che a consuntivo non risultino effettivamente spese
ovvero che non siano state spese nel modo giusto. E dà due anni di tempo ai
beneficiari (Stati membri o regioni), dal momento della assegnazione (virtuale)
dei fondi, per presentare il consuntivo pena la cancellazione degli stessi
impegni.
Per riprendere il paragone del buon
padre di famiglia: è come nel caso di un professionista, che deve non soltanto
prevedere se gli arriveranno un certo numero di incarichi ma anche se sarà in
grado di assolverli secondo capitolato.
CREDITI
ESIGIBILI? E’ UN BILANCIO CREDIBILE?
Domandiamoci dunque se la Giunta Iorio
ha preso effettivamente a modello il comportamento di un buon padre di
famiglia. E qui senza farla troppo lunga, veniamo al dunque. Quel padre di
famiglia che si presenta all'inizio dell'anno dicendo “contenti ragazzi,
spenderemo tre miliardi di euro l'anno prossimo” in realtà confessa che pensa
di incassarne metà (un miliardo e mezzo) nel corso dell'anno mentre l’altra
metà sono crediti che ritiene di aver accumulato.
Sorge un dubbio, no? Sarà poi vero che
quei crediti saranno riscossi? Non solo, ma se tanto mi dà tanto, e se sono
stati accumulati tutti quei “pagherò”, chi mi dice che anche quest'anno non
andrà allo stesso modo? Con questa crisi, come non pensare che i “pagherò” che
finirò per accumulare nel 2012 non saranno superiori, anche molto superiori, a
quelli che riuscirò ad esigere?
E’ del tutto legittimo che il cittadino
pretenda una risposta a questo dubbio. La risposta dovrebbe perfino precedere
la domanda, in un sistema politico sano. Ripeto, stiamo parlando di qualcosa
come 10.000 euro per ciascun cittadino molisano! Per capirci, provate a
immaginare una famiglia di quattro persone e pensate che il capo-famiglia (che probabilmente
è un po’ più prudente e giudizioso del suo presidente di regione) dovrebbe
spiegare ai familiari che quest’anno dalla Regione potrebbero arrivare benefici
per 40.000 euro ... se solo ci si potesse fidare del suo bilancio. “Papà, ma ci
stai prendendo in giro?” sarebbe la probabile reazione.
Come risponde la Giunta Iorio a questo
dubbio, l'ho già messo in luce nel post precedente. Con un rigo del documento
di sintesi politica che accompagna la manovra (la “Decisione di finanza
pubblica”): “ulteriore attenzione sarà
data alla gestione dei residui attivi soprattutto sul fronte delle entrate
derivate” (ovvero
dei trasferimenti di cui ci siamo occupati fin qui).
In che consiste questa ulteriore attenzione? Non è dato saperlo.
O, almeno, non è detto esplicitamente in nessun documento ufficiale. A meno che
non si vada a guardare tra le righe delle “Dichiarazioni programmatiche” con
cui il Presidente ri-eletto (per la terza volta, senza contare il precedente
ribaltone) ha inaugurato questa legislatura. In effetti, non ha mancato di
accennare al problema: “Tre manovre finanziarie, nel corso degli
ultimi due anni, hanno sostanzialmente determinato la mancanza di copertura per
la gran parte delle materie e delle funzioni, trasferite dallo Stato, ed oggi
di competenza esclusiva delle Regioni. La carenza di risorse compromette, in molti
casi, l’erogazione e la prestazione dei servizi e, allo stato, non appare
agevole e, comunque, ad una portata temporale ragionevole la razionalizzazione
degli impieghi, il cambiamento delle abitudini all’interno della società,
l’equa ripartizione dei sacrifici finanziari tra i settori. Via obbligata è
quella del risparmio nelle spese, della eliminazione delle diseconomie e, nei
casi in cui è possibile, del reperimento di risorse attraverso nuove entrate… Nel confronto con il nuovo Governo si promuoveranno le condizioni per
l’esigibilità dei finanziamenti in questione.”
Come si promuoveranno le condizioni? Il Governatore
nutre una ragionevole speranza di ottenere dal Governo Monti quello che il
“Governo amico”, presieduto dal sempre omaggiato cav. Berlusconi, si era ben
guardato dal garantire?
Ma, a parte questo particolare non secondario,
dobbiamo capire di quali entrate si parla. Di quelle future o di quelle già
scritte a bilancio nel passato e non ancora incassate?
Il lettore disattento potrebbe considerarlo un
accenno alle difficoltà future, un
mettere le mani avanti per i finanziamenti che un domani potrebbero
scarseggiare. Ma, a ben vedere, del futuro non si parla, perché sul bilancio di
competenza del 2012 non si aprono grandi orizzonti di speranza (come vedremo
fra un attimo esaminando le stesse voci che oggi sono “in sofferenza”). Si
parla del presente. O, meglio, delle promesse del passato. E’ di quelle che si
invoca l’”esigibilità”!
Allora, conti alla mano, vediamo di fare un po' le
pulci al bilancio regionale su questa storia dei residui. Perché - qui sta il
grave, come ho accennato nel post precedente – a questa mole di residui attivi
(cioè di entrate scritte a bilancio ma mai riscosse) corrispondono residui
passivi, impegni presi, cambiali firmate, che ancora attendono di essere
pagate. Si tratta quindi di altri soggetti che vorrebbero veder soddisfatte
dalla regione le proprie pretese legittime. Chi paga insomma le conseguenze,
chi è il creditore finale?
La lista dei residui passivi è lunga. Quel che è peggio,
la somma supera di gran lunga quella dei residui attivi destinati (vincolati) a
quelle voci. In altri termini, per far fronte agli impegni già presi nei
confronti dell’economia e della società molisana, nei confronti cioè di
soggetti che stanno aspettando di riscuotere quanto la Regione ha loro
destinato - CON ATTO FORMALE DI IMPEGNO DI SPESA - la Regione stessa dovrà
riscuotere crediti appartenenti invece alla categoria delle entrate … certe solo
fino a un certo punto. Cioè, dei trasferimenti dallo Stato e dalla UE che sono
soggetti a condizioni.
DISTRIBUZIONE RESIDUI ATTIVI (ENTRATE NON RISCOSSE)
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1100 M€
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attribuiti agli uffici per successiva
programmazione
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163 M€
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vincolati x SSN
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90 M€
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vincolati x economia
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85 M€
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funzionamento
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Vediamo
allora la lista dei creditori (tra parentesi i milioni di euro in attesa di
riscossione): protezione civile (17,1), ricerca e innovazione (4,5), politiche
agricole, ittiche e ambientali (49,6), attività produttive (26), politiche
sociali, dell’istruzione e dell’occupazione (99,8), edilizia e territorio
(194,2), mobilità e infrastrutture (40,5). Il totale ammonta a circa 432
milioni di euro.
Quanti
sono i residui attivi riguardanti i trasferimenti dello Stato vincolati a
queste destinazioni? Il totale ammonta a meno di 91 milioni. Deve dunque essere
garantita l’esigibilità, sulle voci meno certe, di 341 milioni che attendono di
essere pagati.
Ma
non finisce qui, perché c’è tutto il capitolo della sanità. Qui i residui
passivi, le cambiali da onorare, ammontano a 281 milioni, a fronte di crediti
(residui attivi sui fondi destinati al servizio sanitario regionale) per 163
milioni.
La differenza arriva così a superare i 400 milioni. Questa è la
cifra di cui deve essere garantita l’esigibilità.
Proviamo, per concludere, a trasferire il
ragionamento fatto fin qui sul bilancio del 2012, tornando così alle domande
iniziali. Quali sono le voci di entrata più “certe”? Come si proiettano queste
valutazioni relative alle entrate sulle prospettive della spesa?
UNA
DRAMMATICA CARENZA DI RISORSE. ALLA CANNA DEL GAS?
Di quel 45% di nuove entrate previste nel 2012 che
proviene, come abbiamo visto all’inizio, da trasferimenti, la quota vincolata
alle politiche di settore (quelle per cui è maggiore il divario tra residui
passivi e residui attivi) ammonta, al netto della sanità, a soli 31,4 milioni.
Ecco perché non si parla di esigibilità delle
risorse future. Le risorse future sono praticamente azzerate. Ricordiamo invece
che le cambiali da onorare per il passato su queste voci raggiungono i 281
milioni. Quale credibilità può avere la previsione di spendere altri 149,1
milioni, freschi freschi, nel 2012? Possiamo pensare davvero che con un debito
accumulato nei confronti del sistema economico molisano (industria,
agricoltura, ambiente, turismo, commercio, artigianato, edilizia, territorio,
infrastrutture) e delle politiche sociali, istruzione, occupazione, pari al
doppio di queste risorse, riuscirà davvero a mantenere queste promesse?
Se poi mettiamo nel conto anche la sanità il quadro
diventa addirittura drammatico. Il conto della spesa per il 2012 arriva in
questo settore a 730,8 milioni. Ho proposto un confronto con le altre regioni
d’Italia nel post precedente e ricordo solo che prevedendo di spendere questa
cifra la Regione mette in conto di superare di 500 euro ad abitante la spesa
media delle otto regioni più virtuose (alcune delle quali con un invecchiamento
della popolazione, una distribuzione geografica e una struttura orografica
molto vicine a quelle del Molise).
Sta di fatto che a fronte di questa previsione di
spesa le entrate “vincolate” per la sanità sono in tutto 54,1 milioni. Anche
supponendo di destinare interamente alla spesa sanitaria le risorse a previste
a titolo di compensazioni a carico dello Stato (“federalismo solidale”, 302,1
milioni) e perfino l’intera somma di tributi propri (al netto del
funzionamento) non arriviamo a coprire le necessità.
Conclusione: i residui attivi sono un fardello
molto pesante. Finché non entreranno in cassa i trasferimenti dallo stato e
dall’UE, per ora solo scritti sulla carta, nessuna politica potrà essere
attivata per l’economia e per la società molisana. Se non a prezzo di non
mantenere gli impegni già presi.
Questa è la strettoia. Ha una soluzione il
Governatore?
E, per finire, ritiene l’opposizione che questa sia
una questione importante, per non dire prioritaria, che non permette - se non
risolta – alcun dialogo e non autorizza la minima apertura di credito verso una
gestione così allegra della cosa pubblica? Cosa si aspetta a farne oggetto di
una campagna di informazione che, cifre alla mano, faccia chiarezza con i
cittadini molisani sulla sorte di quei 10.000 euro che, non solo non torneranno
ai cittadini molisani sotto forma di sostegno economico per uscire dalla crisi,
ma in definitiva sono stati prelevati dalle tasche di ciascuno di loro,?
MA
LA SOLUZIONE E’ STATA TROVATA: PROLUNGARE LO “STATO DI CRITICITA’” PER IL SISMA
Invece di affrontare con senso di responsabilità
(non solo istituzionale, o politica) questa situazione, sembra che i politici
molisani oggi al potere (con accompagnamento di sottofondo, a onor del vero, da
parte di qualche politico di opposizione, in particolare IDV) non trovino di
meglio che concentrare i loro sforzi sul prolungamento dello “stato di
criticità” per il sisma di San Giuliano.
Che solo il 30% della ricostruzione, dove il sisma
ha colpito davvero, sia completato è secondario.
Che un miliardo di euro sia andato a alimentare
clientele e sprechi (per non dire altro) conta poco.
L’attenzione solidale e compassionevole è tutta
rivolta ai tecnici che sono stati chiamati a tenere in piedi, con contratti
precari, gli Uffici Commissariali decentrati nei Comuni. In TUTTI i comuni
molisani, dove (in assenza di terremoto) hanno svolto una funzione di surroga
degli uffici tecnici comunali.
Il problema della stabilizzazione dei precari è
cruciale. Si deve mettere fine una volta per tutte alla pratica del ricorso al
precariato per funzioni di rilievo pubblico, in modo da aggirare le norme sul
blocco delle assunzioni oltre a quelle (di rango costituzionale) sulle modalità
di accesso alla pubblica amministrazione. Questa è certamente una delle
principali questioni sul tappeto per ripristinare le basi minime di dignità del
lavoro, in particolare di quello pubblico.
Ma la soluzione non può essere quella di far compiere
un altro giro alla ruota. Stabilizzare significa investire per dare un posto di
lavoro stabile, basato su effettive necessità, durevoli nel tempo, attraverso
procedure trasparenti. Su questo si deve investire. Ma per farlo occorrono
risorse da destinare all’economia molisana e alla coesione sociale. Quelle
risorse che la Regione non riesce a trovare.
Carta vince, carta perde? Non c’è trucco, non c’è
inganno? E’ ora di finirla.
E’ anche questo un bel tema per l’opposizione.