Diminuiscono consiglieri, assessori e prebende.
Lo Zuccherificio del Molise affronta la prova del concordato preventivo.
Il Consiglio Regionale si adegua alle osservazioni del Governo sulla
Finanziaria in materia di sanità.
Ma è sempre l’occasione per parlare d’altro. Quando sarebbe il momento
giusto per emanciparsi dalla sudditanza verso la politica.
O, meglio, verso i politici, tanto esecrati ma sempre omaggiati!
Riprendo
a postare dopo una pausa (forzata) a luglio in cui ho cercato di seguire la
politica molisana attraverso i media.
Che
fatica!
Stucchevole.
Non so come meglio definire la cronaca politica molisana di queste ultime
settimane. Fuorviante, anche. Di proposito o per sbaglio?
Non
è una situazione normale per il Paese, lo è ancora di meno per il Molise. Si
torna a votare, quasi certamente anche in Molise: destra contro sinistra,
modelli di governo, schieramenti, proposte politiche e valori alternativi. Gli
elettori devono scegliere il loro futuro. Perché parlar d’altro?
L’economia
molisana è quella che ha pagato il prezzo più alto (come caduta del pil
pro-capite) rispetto a tutte le altre Regioni d’Italia dall’inizio della crisi
ad oggi, mentre le aliquote delle imposte sono le più pesanti.
E’
un dato di fatto. Eppure ci si continua a trastullare nell’idea che la politica
non c’entri nulla. Si preferisce pensare che c’entri piuttosto la politica
della Germania, su cui i cittadini molisani non hanno voce in capitolo. O quella
dei paesi emergenti. O che dipenda tutto dalla finanza e dalle banche: viene un
po’ da ridere a pensare che per qualche oscuro motivo se la prendano con i
molisani più che con chiunque altro al mondo (Grecia esclusa, s’intende).
La
situazione è quella che è, lo sappiamo, ne soffriamo. Ma in Molise è peggiore.
E però, tutti insieme a far credere che la politica molisana riguardi
qualcos’altro. Tutti, dunque, a cincischiare, occupandosi
del mondo etereo e dei racconti “fantasy”. Con qualche eccezione? Gli operatori
dell’informazione non sono tutti uguali? Ci mancherebbe! Ma a far nomi, su quanti si troverebbe d'accordo più della metà dei miei lettori?
Se
si avesse anche solo il sospetto che la politica, per quello che ha fatto e per
quello che non ha fatto, nel ruolo di governo o in quello di opposizione,
c’entri qualcosa, non pensate che si dovrebbe essere molto attenti, rigorosi
nei giudizi, informati?
Già,
informati. E per un professionista
dell’informazione l’informazione non si raccoglie ma si cerca. Almeno, se chi
ha scelto di svolgere questa professione la considera, come altre non meno
nobili, una missione, da assolvere al servizio dei cittadini – lettori (che
saranno anche elettori). Io non mi considero tale, distinguo nettamente un
professionista da un blogger. Ma da lettore che ha avuto a che fare molto da
vicino con l’informazione mi permetto queste considerazioni e sono certo di
trovare il consenso delle eccezioni di cui sopra.
MAX WEBER. LA POLITICA COME PROFESSIONE |
Prendiamo
qualche esempio qua e là, tra quelli che mi sono apparsi eclatanti.
La
Corte Costituzionale ha bocciato i ricorsi delle Regioni contro la legge che
riduce Consiglieri, Assessori e prebende.
Non
pensate che questa notizia sia di qualche interesse? Potrebbe essere esaminata
da vari punti di vista. Filosofico, perfino: quale filosofia ha ispirato questa
misura? La logica dei tagli può andare a detrimento della democrazia,
sostengono alcuni. Per altri il problema è restituire la parola ai
rappresentati, più che continuare a tenere alto il numero dei rappresentanti.
Se ne può discutere, no?
Potrebbe
essere una ghiotta occasione per porre qualche domanda ai politici “di peso”:
al Presidente della Giunta, al Presidente del Consiglio, al capo
dell’opposizione, ovvero al capo dell’opposizione interna all’opposizione.
“Deciderà il Consiglio Regionale di adeguare lo Statuto (già osservato dal
Governo) alla legge?” “Lei pensa che questo Consiglio non sia legittimato a
modificare lo statuto?” “Lei si è convinto fino in fondo che la Sentenza della
Corte Costituzionale non lasci spazio e che se non si adegua lo Statuto
comunque si eleggono 20 consiglieri?”. Confrontando le risposte (o i silenzi)
si farebbe un servizio ai cittadini che chiedono di essere informati.
Con
un po’ di mestiere, gratta gratta, magari potrebbe anche venir fuori che si
stanno ancora cercando alibi o si stanno immaginando nuove “furbate”.
Ovvero,
si potrebbe aiutare chi non l’avesse letta, o chi trovasse il diritto poco
digeribile, a capirne meglio il senso. Perché la sentenza respinge le censure
di molte Regioni che avevano invocato, niente meno che, l’art. 117 della
Costituzione. La Corte invece argomenta che la legge “fissa un limite al numero dei
consiglieri e degli assessori, rapportato agli abitanti, lasciando alle Regioni
l’esatta definizione della composizione dei Consigli e delle Giunte regionali …
per garantire proprio il principio in
base al quale tutti i cittadini hanno il diritto di essere egualmente
rappresentati”. Un principio fissato dalla Costituzione (art. 51) a cui gli
statuti regionali devono necessariamente attenersi (art. 123 della
Costituzione) perché il valore del voto degli elettori non risulti
eccessivamente diverso da Regione a Regione.
Tema
poco interessante? O tema troppo ingombrante? Scelga il lettore.
Per
quello che mi riguarda, una convinzione ce l’ho. Buona la seconda.
Poco
generosa con i politici molisani ma, soprattutto, molto preoccupante per quello
che riguarda l’informazione. Perché sarebbe arduo sostenere che il tema della
riduzione dei costi della politica non sia interessante. Che non abbia alcun
rilievo la novità per cui il ruolo di consigliere non sarà più un “pro forma”
per giustificare un regalino graziosamente offerto in cambio dei voti portati a
chi governerà.
Dovranno
lavorare, gli eletti. Impegnarsi a studiare i dossier, le leggi nazionali e la
Costituzione, l’economia, il diritto, le “scienze della comunicazione” …
Governare in quattro e legiferare in dieci (ovvero fare un’opposizione in
sette) non è propriamente una passeggiata.
E
poi, non basterà avere un’attività con un buon giro di clienti e distribuire
pacche sulle spalle a destra e a manca per conquistare la simpatia e la
riconoscenza degli elettori. Continueranno ad essere in tanti quelli convinti
che votando un politico di professione non otterrebbero risultati migliori di
quelli che può garantire “un amicone”, ma su una ventina di posti scarsi è
probabile che i voti degli amici (o dei clienti) non bastino più. Positivo o
negativo?
C’è anche un altro
aspetto della sentenza che dovrebbe interessare i molisani. Alcune Regioni
avevano obiettato che “il termine può essere rispettato solo laddove le modifiche non richiedano una
revisione statutaria, per la quale è previsto un iter di approvazione
suscettibile di richiedere tempi più lunghi”.
Vi ricorda qualcosa? Se ne potrebbe parlare, ad esempio, con quei
consiglieri che hanno provato a portare all’approvazione una legge per restare
in carica anche oltre lo scioglimento motivandola con la necessità di avere
tutto il tempo per adeguare lo statuto alle nuove norme. Si potrebbe chiedere
loro se per caso non pensino di aver fatto una figuraccia nazionale, visto che
la Corte ha un po’ maltrattato questo argomento. Sei mesi bastano e avanzano, e
se non bastano la legge è comunque imperativa.
E pensare che dietro quei Consiglieri - che sulla leggina che doveva
rendere la poltrona, come si dice, “ultrattiva” e lo stipendiuccio “ultroneo” ci
hanno anche messo la faccia - si erano mossi nell’ombra, tentando anche
“inciuci”, fior di esponenti di Giunta, che non volevano sembrare complici ma
soffrivano all’idea di dover lasciare l’amato scranno e le prebende connesse!
Il tema invece è rimasto confinato a qualche dichiarazione (due o tre)
riportata quasi senza commento. Molto meglio cercare di scoprire chi pensa,
alla luce della novità, di tirare lo sgambetto a chi; o quali piani coltiva il
tale o il talaltro, in genere personaggi di secondo piano visto che quelli di
primo piano preferiscono resistere alla tentazione
della “dichiarazione ossessivo-compulsiva”.
Un
altro esempio. Si deve salvare lo Zuccherificio dal fallimento. Quando “si
portano le carte in Tribunale”, come si usa dire, molti segreti vengono svelati,
le “magagne” vengono alla luce e ci si fa un giudizio sul modo di operare della
politica, di quelli che dobbiamo decidere se meritino di essere votati o meno.
E’
stato presentato un Piano Industriale, redatto da un Amministratore Delegato di
cui è stata magnificata una grande esperienza in tema di dismissioni (è stato a
fianco di Bondi in Parmalat) mentre un tecnico indipendente (un professore
dell’Università della Calabria) ha dovuto “asseverare” (cioè garantire sulla
propria parola di esperto competente) la bontà del Piano e la credibilità della
richiesta di Concordato Preventivo, che fior di avvocati dovranno sostenere
davanti al Tribunale di Larino e poi al cospetto dei creditori a cui dovranno
proporre di rinunciare a parte di quanto legittimamente atteso.
Avete
letto qualcosa al riguardo? Qualche analisi del contenuto? Capisco che
l’economia aziendale e il diritto fallimentare non sono materie alla portata di
tutti, ma un buon giornalista dovrebbe “addentare” l’osso e non mollarlo,
facendosi aiutare da chi ne sa di più, chiedendo pareri, mettendo a confronto
opinioni anche diverse. Stavolta poi c’è un politico (Frattura) che dovrebbe
aver facilitato il compito intervenendo diffusamente nel merito, mettendo in
evidenza nei particolari lacune di analisi, ambiguità di scelte e, quel che
dovrebbe interessare maggiormente, inadempienze (non aver assicurato una
prospettiva a tutti i lavoratori). Centotre lavoratori rischiano il posto di
lavoro. Si meritano che il caso venga affrontato a dovere, o no? Nossignori.
Non se ne parla. E’ più divertente, meno faticoso e in definitiva molto meno
rischioso andare a caccia del “colore locale”, della dichiarazione roboante che
si tiene alla larga dal concreto dei problemi. E per il merito? Affidarsi al
classico giudizio dell’oste sul suo vino.
Da
ultimo. Nei giorni scorsi il Consiglio Regionale ha discusso di Finanziaria. E’
un Consiglio “ultroneo”, come già detto. E’ stato tenuto in piedi grazie ad una
legge ad hoc del 2002 (che preveggenza, Tommaso Di Domenico!) per garantire
l’espletamento di atti obbligati, come il “recepimento” delle osservazioni del
Governo alla Legge Finanziaria (cioè, mettersi in regola). Proprio il caso di
oggi, dopo dieci anni!
E’
pur vero che una Regione senza Finanziaria è peggio di un’anatra zoppa, ha le
mani legate e i rubinetti regolati col contagocce. Il Governo aveva bocciato alcune
norme sulla sanità, ci si doveva adeguare e, in più, c’era da “ottemperare”
all’obbligo assunto di sottoporre il Piano industriale dello Zuccherificio al
Consiglio.
Dello
Zuccherificio si è detto. Silenzio tombale. Avete avuto qualche riscontro sulla
sanità? Che cosa non andava per il Governo. Quali conseguenze comportano le
modifiche? E, già che ci siamo, perché i Consiglieri non hanno approfondito la
situazione della sanità, tanto per dar conto ai cittadini dello stato delle
cose e per aggiornare il dibattito sul da farsi, visto che in cima all’agenda
della futura Giunta nella pienezza dei poteri ci sarà proprio questo tema?
Non
interessa.
Si
dirà: sono temi che non fanno vendere copie. Ma poi se si va a vedere quante
copie vendono le testate molisane viene da ridere. Se pubblicassero la Divina
Commedia a puntate, o l’opera omnia di Nietzsche, venderebbero di più.
No,
non è quello il motivo.
E’
la politica che l’informazione la vuole così, diranno altri. Focherello. Ma gli
editori indipendenti, le testate libere, i corsari dell’on-line? Perché
subiscono, perché seguono la corrente?
Sostiene
qualcuno che sarebbe una notizia molto più saporita se il centro-destra e il
centro-sinistra regalassero la sorpresa di non riproporre la sfida tra Iorio e
Frattura. Perché non ricamarci sopra? Potrei essere d’accordo, se fosse una
notizia: peccato che non lo sia. Per farla diventare una notizia si deve
lavorare molto di fantasia. Che non è propriamente il mestiere di un
professionista dell’informazione.
Certo,
non si deve fare molta fatica per trovare qualche politico che abbia bisogno di
avallare come notizia quello che non lo è, per i suoi fini (manco tanto
reconditi, il più delle volte). Fa il suo mestiere, niente da obiettare. Lui,
il politico. Ma un professionista dell’informazione non dovrebbe limitarsi a
registrare un comunicato. Non dovrebbe intervistare senza fare domande,
offrendo solo l’assist necessario alle risposte preordinate.
Oppure,
fa più notizia l’eventualità di una presenza di altri contendenti? A me non pare.
E’ proprio il cane che morde l’uomo, sanno tutti che ce ne saranno certamente,
a partire da qualcuno del Movimento 5 stelle: si sente fare il nome di Antonio
Federico, mi sembra più che plausibile (senza che si tratti di una novità),
anche se in quel campo, per le modalità che adottano nella scelta, non è
consigliabile arrischiarsi oltre il giusto. Qualche centrista? Qualche
scontento da una parte o dall’altra? Non avrei il minimo dubbio che ci possano
essere. E’ questa la notizia di maggiore interesse?
Forse,
tra la caccia alla dichiarazione del presunto candidato (di qua, di là o né qua
né là) e l’inchiesta approfondita, anche cattiva, sulle idee che hanno i due
principali contendenti, sulle emergenze da affrontare e sul programma dei primi
cento giorni, confesso che mi sembrerebbe un po’ più interessante la seconda.
Invece
si preferisce intasare la cronaca politica con gli aspri duelli. Con le
dichiarazioni di fuoco di chi riteneva fosse meglio per l’opposizione votare
contro la Finanziaria contenente il ripristino dei vitalizi, su cui tutta l’opposizione
ha votato contro, unita (questa, sì,
una notizia!) piuttosto che uscire dall’aula per segnare l’illegittimità
dell’emendamento sui vitalizi, introdotto furbescamente fuori sacco e contro la
legge del 2002, senza invalidare l’insieme del provvedimento che modifica le
altre norme. Un dilemma di squisita natura politica che scuote le coscienze dei
cittadini che capiscono che su questo tema si gioca la prospettiva di una
sinistra di governo per il prossimo quinquennio. Una risata dovrebbe sommergere
queste dichiarazioni, e invece no …
Oppure,
si rincorrono estenuanti botta e risposta sulle nomine. Tra chi ritiene più
efficace un comportamento “come se”
si fosse già votato e si fosse al governo e chi ritiene che sia saggio dissociarsi
in sede politica da chi si adegua e pensa di trarre vantaggio dalle norme
attuali (e dal quadro politico) ma poco saggio rompere con il voto l’unità
della coalizione non potendo peraltro impedire che l’atto si compia.
Discussione interessante in punta di teoria, sui rapporti tra politica e etica,
ma quanto mai oziosa se spacciata per dilemma nuovo e mai affrontato o, peggio,
se presa a pretesto per giochi di schieramento che pochi capiscono e ancor meno
tollerano.
Sbaglio?
Agli amici del mondo dell’informazione che non pensano che stia prendendo una
cantonata vorrei chiedere di battere un colpo. Se poi le loro vendite, o i loro
contatti unici, crolleranno, ci vedremo in qualche convento per un ritiro
spirituale di meditazione. Altrimenti saranno un cuneo nel potere malato che
sta decadendo lentamente in questa regione.