Di ritorno a Campobasso, a sei mesi
dalle elezioni. In una sala affollata per Pippo Civati.
Ho ritrovato gran parte del gruppo che
nel 2011 aveva sostenuto Paolo di Laura Frattura portandolo a un
risultato che le previsioni della vigilia consideravano impossibile.
Ma l'aria è cambiata, assai. In sala lo si avvertiva.
Molti degli animatori del gruppo di
Civati vengono da quella esperienza e dal gruppo Facebook “Unire il
centro-sinistra”. Erano poi in sala, in buon numero, i sostenitori
di Renzi raccolti in Big Bang Molise, un gruppo con una provenienza
non molto diversa: la campagna per le provinciali di Campobasso,
prova generale (attraverso una sconfitta le cui responsabilità sono
state troppo velocemente rimosse) della successiva tornata regionale.
I due gruppi del resto si sono accordati per organizzare insieme una
serie di iniziative a tema e l'intesa potrebbe sfociare in una
candidatura comune per il congresso regionale (se non si
divaricheranno troppo le strade nazionali man mano che gli apparati,
che Civati sta sfidando, si affolleranno sul carro di Renzi).
Attorno alla pattuglia dei civatiani e
ai “graditi ospiti” renziani, un pubblico incuriosito, che Civati
ha prima sottoposto a un'incalzante requisitoria sui mali odierni del
PD e poi spronato all'impegno.
I passaggi salienti della requisitoria
sono stati sottolineati da applausi. Ma l'appello a non stare alla
finestra non ha avuto una risposta altrettanto calorosa. E'
incoraggiante che a fine riunione si siano registrate un centinaio di
nuove adesioni al gruppo molisano. Ma un conto è condividere,
guardare con simpatia. Tutt'altra cosa, la scintilla dell'entusiasmo
che ti fa partecipare in prima fila, spendere energie, correre
rischi.
Se n'è accorto Pippo Civati, che la
storia politica recente del Molise conosce piuttosto bene, sia pure
da lontano. Che sa come sia stato usato l'espediente dell'apertura al
centro per costruire larghe intese che non avevano neppure la
scusante (diciamo così) dello stato di necessità invocato per il
nazionale. Se n'è accorto, e ha misurato la profondità della ferita
prodotta da chi con i suoi disegni ha stravolto il senso della
dialettica politica per ridurla a trame di potere e di affari.
Se la formazione del governo nazionale
ha smentito le alleanze e i progetti della campagna elettorale, il
governo molisano è nato da una campagna elettorale che già smentiva
le alleanze e i progetti di quella di un anno prima. Uno
stravolgimento che ha lasciato il segno soprattutto tra chi più di
altri aveva creduto nella rigenerazione della sinistra molisana e per
quella si era speso.
Qualcuno dei presenti mi ha detto: qui
non è cambiato niente, uguale a Iorio. Qualcuno mi ha detto: tanto
vale votare Ruta segretario. Qualcuno mi ha domandato se Frattura è
complice o vittima. Qualcuno mi ha chiesto che ci facciamo ancora nel
PD.
Non è un bel momento per la sinistra
in Italia. Per sinistra non intendo quella che non ama confondersi
con altre sinistre ma quella nei cui valori e aspirazioni si
riconosce un grande popolo. Aperto, diversificato al suo interno ma
identificabile. E' questo popolo che si sente tradito e confuso. In
Italia.
In Molise è peggio.
Bersani aveva chiuso la campagna
elettorale del 2011 gridando che una vittoria in Molise avrebbe
aiutato l'Italia. Ce l'avevamo quasi fatta. Ma poi l'Italia ha
voltato le spalle al Molise, il Molise ha voltato le spalle alla
sinistra, il popolo di sinistra, smarrito, ha voltato le spalle al
PD.
Ora, non ci si può perdere per strada.
Per quanto possa essere impervia. E la sinistra non può ritrovarsi
senza nemmeno provare a riprendersi il PD.