venerdì 29 luglio 2011

Salvare il PD molisano. Per salvare le primarie del centro-sinistra

[27 luglio-2 agosto]
Le primarie dovrebbero essere ormai entrate nel vivo.
Ma c'è ancora un forte rischio di autolesionismo.
Il clima sarebbe favorevole alla partecipazione ma c'è chi minaccia la delegittimazione.
Sullo sfondo, una situazione catastrofica del PD molisano che non riesce a risollevare dalla catastrofe il centro-sinistra.
Un quadro della situazione dedicato ai non addetti ai lavori.
Perché per risalire c'è bisogno di loro.


PRIMO CONFRONTO, A CAMPOBASSO TRA I CANDIDATI ALLE PRIMARIE. CI SIAMO? SONO ENTRATE NEL VIVO?
QUALCHE SEGNALE DI NOVITA' POSITIVO.
MIGLIORA IL CLIMA
MA NON CI SIAMO

Mercoledì 27 luglio, si è tenuto il primo confronto pubblico tra i candidati alle primarie, organizzato da Tonino D'Alete. Si entra nel vivo? Si comincia a respirare il clima giusto?
Sì e no.
A giudicare dall'andamento del dibattito, dai contenuti e, particolare non secondario, dai toni, si direbbe di sì. C'era attesa soprattutto per l'incontro tra D'Ascanio e Frattura dopo le contestazioni che il primo aveva mosso all'iter di convocazione delle primarie, per il mancato invito ad alcune formazioni, tra cui proprio quella che a lui fa capo, accompagnate da una presa di distanze dal deliberato del Comitato che aveva ammesso tutti i candidati, con un trasparente riferimento a Frattura. La presenza al dibattito, il fair play (Frattura ha a più riprese citato come buoni esempi alcuni atti dell'ex Presidente della Provincia) e l'aver spostato i distinguo sul piano di merito (in tema di chiusura di ospedali) hanno dato l'idea che D'Ascanio abbia preferito passare oltre la fase delle pregiudiziali, entrando in partita senza ulteriori indugi. Anche il confronto tra i due candidati “laici”, Romano e Frattura, i due la cui storia non ha mai incrociato il principale partito della coalizione di dentro-sinistra, poteva destare qualche curiosità. Anche qui ampi spazi di convergenza e citazioni reciproche.
Tuttavia non mi sembra si possa dire che ci siamo. Tutt'altro.


I RISCHI PROVENGONO IN GRAN PARTE DAL PD.
PER LA SITUAZIONE CATASTROFICA IN CUI VERSA QUESTO PARTITO IN MOLISE

La partecipazione non ha dato l'idea che si stia destando un grande interesse. Non per il numero, proporzionato alla sala (comunque “posti in piedi”) quanto per la presenza esclusivamente di supporter schierati, dalle idee già abbastanza chiare. L'attenzione era perciò più per i rapporti tra i candidati - e i segnali da trarne - che per il merito. Soprattutto, è stata rilevata l'assenza dei due candidati iscritti al PD (benché l'iniziativa fosse indetta da un esponente di primo piano del PD, fino all'ultimo minuto in predicato per una candidatura).
Si doveva dare un significato alle assenze? Se lo sono domandato in molti, per un solo motivo: perché l'incognita principale che in questa prima fase sta pesando sulle primarie è data dallo stato catastrofico - se non si vuole fare ricorso a un eufemismo è il solo aggettivo appropriato - in cui versa il PD molisano.

UNA RICOSTRUZIONE DELLA CRISI DEL PD MOLISANO DEDICATA AI NON ADDETTI AI LAVORI E AI NON MOLISANI

Proviamo dunque a ricostruire, anche a beneficio di quanti non sono particolarmente addentro alle cose del PD molisano, le ragioni di un simile, drastico giudizio.
E' difficile che possa fare notizia fuori dai confini di una regione la cui popolazione raggiunge a malapena quella di una circoscrizione della capitale: tuttavia dal 2000, anno in cui per l'ultima volta aveva ottenuto la maggioranza assoluta in Regione, in una tornata elettorale che il TAR ha però annullato, il centro-sinistra ha fatto registrare un progressivo, vistoso smottamento. Già nella ripetizione della prova elettorale, appena 18 mesi dopo, perdeva poco meno del 30% dei suoi elettori per arrivare via via a perdere tutte le amministrazioni comunali e provinciali in cui era maggioranza, mentre il PD nelle ultime elezioni europee faceva segnare un risultato percentuale attorno alla metà di quello medio nazionale e crollava subito dopo al 4% nella terza amministrazione comunale della Regione (Termoli) dove il sindaco uscente, di centro-sinistra, si era visto costretto alle dimissioni anticipate per contrasti interni alla giunta.
Eppure, l'ultima rilevazione del gradimento dei Governatori di Regione ha collocato quello del Molise all'ultimo posto, ben sotto il 50%. Ma il PD non ce la fa a risalire la china: alle provinciali di Campobasso in primavera ha varcato appena la soglia del 10% senza riuscire a intercettare l'ondata di cambiamento che ha investito il Paese. Essendosi finalmente risolto a convocare le primarie di coalizione, il prossimo 11 settembre, per le regionali del prossimo novembre, resta avviluppato in contrasti e beghe personalistiche che rischiano di inficiarne il risultato, qualunque esso sia (perfino la data è stata oggetto di vibranti polemiche per la concomitanza con il decennale delle Torri Gemelle).
Ricostruire la genesi della crisi non è di grande interesse: anzi, può essere perfino dannoso se un gruppo dirigente che non riesce a trovare un baricentro e a stabilire una base minima di unità interna e che, al di là di tutto, non convince gli elettori, si attarda in strazianti palleggi di responsabilità, come sta avvenendo.
Sta di fatto che in questa situazione il segretario regionale Leva ha proposto di assumere come linea quella dell'apertura verso l'esterno sollecitando la disponibilità alla candidatura di personalità che godessero, per profilo e curriculum, di un maggiore credito potenziale presso l'elettorato: credito potenziale di cui, attraverso le primarie, si sarebbe potuta verificare l'effettiva consistenza. Con questa premessa non ha dunque proposto alcuna candidatura di partito (avanzata cioè con le procedure che lo statuto del PD prevede per questo caso) lasciando tuttavia, ovviamente, che iscritti al partito si proponessero liberamente con la procedura alternativa che lo statuto stesso prevede (raccolta di firme senza corsia preferenziale). Ciò che è puntualmente avvenuto per due dirigenti del partito, già consiglieri regionali, in un passato più o meno recente: D'Ambrosio e Petraroia (quelli dalla cui assenza al confronto tra i candidati siamo partiti).
Non è stata portata in votazione, né semplicemente sottoposta alla discussione da nessuno, una proposta di percorso alternativo (proposta di candidatura di partito) anche per il banale motivo che nessuno presumeva di poter raccogliere la maggioranza dei consensi. Anzi, per uno dei due dirigenti PD (Petraroia) la proposta di candidatura è stata avanzata dai vertici di altri due partiti della coalizione (SEL e PdCI).
A sua volta il segretario regionale del PD, ritenendo di essere autorizzato a farlo in nome della linea di “apertura all'esterno”, ha preso pubblicamente posizione in favore della candidatura del Presidente della Camera di Commercio, Paolo Frattura, che si era nel frattempo deciso a proporsi per le primarie di centro-sinistra pur avendo in passato, nel 2000, accettato di candidarsi (senza essere eletto) con Forza Italia.
Come si vede, pur in un percorso formalmente corretto, non manca qualche "anomalia". Sintomo della crisi, come suo effetto, o piuttosto atti “fuori della norma” per una situazione che di normale ha ben poco? Di nuovo, domanda oziosa su cui sarebbe bene sorvolare ma che calamita invece grande attenzione nel palazzo.

SE NE PUO' USCIRE? SOLO SE VINCE IL BUON SENSO.
SOLO SE L'INTERESSE DI TUTTI PER UNA VOLTA VIENE MESSO DAVANTI A QUELLO DEI SINGOLI

Farsene una ragione e procedere? Sarebbe la soluzione ottimale ma si sta rivelando tremendamente complicata. Perché la veemenza dei contrasti sta arrivando ad investire lo stesso strumento delle primarie, col rischio concreto di delegittimarle, di deprimere la partecipazione popolare: in una parola di allontanare l'obiettivo della vittoria elettorale quasi irreparabilmente.
Ecco dunque il perché delle domande sull'assenza dei candidati PD. C'è chi teme di doverla leggere come una presa di distanze, perché ognuno dei due, pur avendo seguito la procedura che non prevede investitura ufficiale di partito, si ritiene vulnerato dalla presa di posizione del segretario del partito al punto da sollevare una questione politica nazionale. O il partito ritira, per intervento della segreteria nazionale, l'appoggio al candidato indipendente o i candidati si riterranno costretti al ritiro. Senonché, da un lato, non il partito ma un suo esponente, per quanto autorevole, ha preso posizione e quindi il partito non può ritirare un appoggio che non ha dato; dall'altro, l'eventuale ritiro non sarebbe in funzione di una ritrovata unità ma sarebbe ancora una volta colto come occasione, come ennesimo alibi, per una spaccatura nella quale sarebbe messa in discussione la legittimità delle primarie. Sul piano politico, ben s'intende, non potendo essere mosso alcun rilievo sul piano della legittimità formale. Il che renderebbe irrisolvibile e insanabile la frattura politica.
Si può arrivare a tanto? Il buon senso direbbe di no. Se prevalesse il buon senso, e se per una volta l'interesse di tutti fosse anteposto a quello dei singoli, non potrebbe mai accadere. Ciascuno “correrebbe”, misurerebbe il suo consenso potenziale nel voto delle primarie e il vincitore sarebbe alla fine il candidato di tutti, senza se e senza ma.
Ma la storia passata impone invece di pensare l'esatto contrario. Al cospetto di re Salomone, più e più volte si è assistito alla decapitazione del figlio conteso, in questi anni. Altrimenti non ci si spiegherebbe come mai un Presidente di Regione che ha collezionato un numero record di avvisi di garanzia per procedimenti tuttora aperti, che può vantare il peggiore dissesto, in proporzione alla popolazione, in campo sanitario, che ha assistito inerte al tracollo dei fondamentali dell'economia regionale, immancabilmente con il segno meno ... e chi più ne ha più ne metta, possa professare un'altezzosa superiorità con una boria che sarebbe esagerata perfino per un politico dagli indici di gradimento superlativi.
Finirà questo gioco al massacro autolesionistico? In molti, comuni cittadini molisani stremati da una simile situazione socio-economica, se lo domandano. Interessa a qualcuno dare una mano per porre rimedio? Le primarie vi aspettano, non aspettate l'11 settembre.