venerdì 5 agosto 2011

I cinque candidati alle primarie. Un'profilo

 [3 agosto - 9 agosto]
E' giunto il momento di prendere in esame le candidature alle primarie.
Non è lo scopo di questo blog fare campagna elettorale. Almeno adesso. Verrà il momento, quando si tratterà di sostenere nella campagna di settembre-ottobre il candidato vincitore delle primarie.
Mi sembrerebbe però una forma di reticenza non sviluppare qualche ragionamento sui cinque in lizza. Senza nascondere propensioni né critiche, del tutto personali. Cercherò di mettere in evidenza soprattutto le prime, perché lo scopo ultimo è convincere gli elettori che, chiunque vinca, merita di essere il nostro candidato.
Partendo da una constatazione: la campagna per il Molise è diventata una questione nazionale. E' la prima prova elettorale a carattere politico dopo le amministrative di primavera e dopo l'attacco speculativo d'estate, che da fronti diversi stanno mettendo al tappeto la grande illusione berlusconiana.
Il premier vorrebbe ripartire dal Molise. I molisani vedranno quindi schierata tutta la poderosa macchina del consenso del governo nazionale. E' stata sconfitta a Napoli e Milano, può esserlo anche in Molise. Dipende dai molisani

LA CAMPAGNA PER IL MOLISE È DIVENTATA UNA QUESTIONE NAZIONALE. E' LA PRIMA PROVA ELETTORALE A CARATTERE POLITICO DOPO LE AMMINISTRATIVE DI PRIMAVERA E L'ATTACCO SPECULATIVO D'ESTATE CHE DA FRONTI DIVERSI STANNO METTENDO AL TAPPETO LA GRANDE ILLUSIONE BERLUSCONIANA

I segnali sono eloquenti. La data delle elezioni è stata anticipata di circa un mese rispetto al normale andamento della legislatura regionale (e alla prassi consolidata) per mettere i bastoni tra le ruote del centro-sinistra comprimendo i tempi delle primarie e costringendo a una rincorsa affannosa per le inevitabili trattative politiche che faranno seguito al risultato delle primarie. Lo sblocco dei fondi FAS non si può dire che sia stato motivato dall'intenzione di fare un favore soltanto a Iorio né principalmente a lui, ma evidentemente tempi e modi miravano a favorirlo. Ma anche i piccoli particolari contano. Le Regioni si ribellano all'inasprimento dei ticket per la sanità e avanzano una contro-proposta: tassiamo di più il fumo. Il dispaccio Ansa, che sarà ripreso da tutta la stampa nazionale, attribuisce la dichiarazione (a nome delle Regioni) al Presidente del Molise...
Se questo è il mattino abbiamo capito che tempo farà per tutta la giornata. Aspettiamoci effetti speciali e fuochi d'artificio. Ma c'è un ma, che potrebbe ritorcersi contro i piani della falange armata del centro-destra. L'elettorato molisano, che non è stupido né ignorante (anche se a volte ama dipingersi come tale) sta prendendo le misure e sta ragionando. Tutto questo spiegamento di forze è un chiaro segnale di paura:ma allora, la domanda viene spontanea, tutta la spavalderia di una coalizione che, dopo la vittoria di De Matteis, dichiarava di potersi spostare negli stabilimenti balneari risparmiandosi la fatica di una campagna elettorale, era fumo negli occhi? Gli scricchiolii che, perfino nella vittoria al primo turno, avevano segnalato nei centri maggiori della provincia di Campobasso un “ripensamento” dopo le vittorie alle comunali non erano da prendere sotto gamba!
Se si considera che l'handicap che più di tutto aveva pesato sulla risposta elettorale del centro-sinistra era dato dalla scarsa fiducia in se stessi dopo la batosta del 2001, un po' di recupero di sana autostima non fa male.
Il problema è che la crisi di fiducia, ad essere precisi, non era verso se stessi ma verso i propri rappresentanti. E' cambiato qualcosa da questo punto di vista?
Ce lo diranno le primarie. Il numero dei partecipanti, innanzi tutto. Le reazioni al risultato del voto, poi. Ma, visto che qualche esperienza di primarie in Molise si è fatta negli ultimi anni, senza che portasse poi a un risultato positivo alle “secondarie”, c'è qualche segnale che questa volta possano avere un esito diverso. Un'attenzione più viva, amplificata da un uso senza precedenti del web e dei social network, una rosa di candidati che copre quasi interamente - e comunque ad ampio spettro - l'arco delle posizioni politiche che si riconoscono nel centro-sinistra: anzi, il malumore nasce e si alimenta, una volta tanto, per un arco troppo ampio anziché per una rosa un po' asfittica.

Gira e rigira, quello che si può dire ora riguarda prevalentemente due aspetti: il potenziale di consenso che i candidati possono esprimere; il potenziale di coesione che possono apportare alla coalizione sia in caso di vittoria che in caso di sconfitta.
Ragioniamoci sopra.

DI CINQUE CANDIDATI, BEN TRE PROVENGONO, COME ME, DALLA CGIL. E COME ME SONO TRANSITATI O MILITANO ATTUALMENTE NEL PD.
D'ASCANIO E' QUELLO CHE HA ALLE SPALLE LA PIU' LUNGA ESPERIENZA AMMINISTRATIVA E L'UNICO PASSATO PER PROVE DI GOVERNO.
GODE DELL'APPOGGIO DELLA SINISTRA “CLASSICA”. SAPRA' RAPPRESENTARLA ANCHE IN UN RUOLO DI GOVERNO?

Partirei con i candidati le cui radici affondano nello stesso humus in cui sono cresciuto fino a un tempo abbastanza recente, il sindacato, la CGIL. Sono tre.

Quello che ha preso per primo la strada della politica è Nicola D'Ascanio, che ho conosciuto già sindaco di Montenero quando sono arrivato a dirigere la CGIL Molise nel 1994. Dei cinque è quello che vanta una più lunga esperienza politico-amministrativa e l'unico che sia passato per prove di governo: è il suo potenziale punto di forza ma proprio per quella esperienza è allo stesso tempo quello che paga più degli altri i vizi, gli errori, le manchevolezze del centro-sinistra molisano negli anni della regressione, tra il 2000 ed oggi. Da amministratore (Assessore Regionale e Presidente di Provincia) e da oppositore di Iorio in Consiglio Regionale.
Indubbiamente può raccogliere un consenso sia in virtù del suo operato di amministratore (in particolare nella provincia di Campobasso) sia - ancor più - perché sta diventando il punto di riferimento di una buona fetta della sinistra “classica”: quella ex PCI che non si è riconosciuta nel PDS, quella ex PDS che non si è riconosciuta nei DS, quella ex DS che non si è riconosciuta nel PD. E' un'area di consenso che potrebbe portarlo a vincere le primarie … se solo non fosse anche l'area che esprime più malcontento per le primarie in sé. Rischia perciò una reazione di rigetto da parte degli elettori che stanno attenti a valutare il potenziale di coesione che i candidati apportano.
Si considera danneggiato, da questo punto di vista, anche dall'anatema di Di Pietro contro chi lo ha tradito ma, in realtà, a fronte di primarie vinte con un'alta partecipazione, quell'anatema si rivelerebbe quasi certamente un bluff. Lo danneggia molto più il sostegno (fin qui blandito senza distinguo né esitazioni) di quella parte che lo esorta, in caso di sconfitta alle primarie, a presentarsi comunque come terzo candidato, a sinistra. Per punire il centro-sinistra che non vince, facendo tutto il possibile perché non vinca neanche stavolta.
Ha ancora davanti a sé un riposizionamento strategico, per proporsi come punta di diamante di un asse anti-Iorio che sia però anche unito e coeso, che potrebbe rilanciarlo nella corsa per le primarie. Erano in pochi a considerarlo probabile ma le mosse più recenti sembrano indicare una scelta netta a favore dell'ingaggio nelle primarie e dell'unità della coalizione.

D'AMBROSIO, UN PROFILO DIALOGANTE. GODE DI UNA STIMA E UNA FIDUCIA PERSONALE. SAPRA' MARCARE LA DISTANZA DAL GOVERNO IN CARICA SENZA PERDERE QUEL PROFILO, SENZA RINCORRERE A SINISTRA?

Di Antonio D'Ambrosio ho poco da dire. Lo considero un amico, il primo molisano che ho incrociato nelle sedi nazionali della CGIL, il primo con cui abbia condiviso iniziative di respiro nazionale in Molise. Quando sono arrivato a dirigere la CGIL era già in politica e l'ho festeggiato dopo pochi mesi come Presidente del Consiglio Regionale. Al contrario di D'Ascanio ha seguito senza deviazioni il percorso che ha portato dal PCI al PD ed ha sempre mantenuto un profilo dialogante, un “costume” politico lontano dagli estremismi e dai settarismi. Non si può dire però che questo profilo gli abbia giovato: oltre a pagare il peso degli anni della regressione, come avvenuto per D'Ascanio, ha dovuto scontare un'immagine poco netta a fronte di un potere sempre meno presentabile e sempre più sordo alle reali necessità dei cittadini molisani, rispetto al quale si chiedeva altrettanta nettezza del proporre un profilo alternativo.
La sua base di consenso è in gran parte collegata a una stima e a una fiducia personale in settori anche significativi della società molisana. Difficile valutarne il peso elettorale, ha comunque dalla sua un potenziale di coesione unitaria con ogni probabilità superiore a quello degli altri 4. Purché non si faccia tentare dall'idea di inseguire la protesta per recuperare quella credibilità, come portatore di un'alternativa netta, che è il suo punto debole.

PETRAROIA. UN PROFILO ATTENTO AL TERRITORIO, AGLI INTERESSI. UN ATTEGGIAMENTO “RIVENDICAZIONISTA” MUTUATO DALL'ESPERIENZA SINDACALE. DOVRA' TRASFERIRE LE RIVENDICAZIONI SUL PIANO PROPOSITIVO SENZA CONCESSIONI AI “PEGGIORISTI”

Michele Petraroia è il più giovane. Quando, ormai dodici anni fa, ho lasciato nelle sue mani il timone della CGIL era il più giovane segretario generale regionale d'Italia. Avrebbe potuto rappresentare una risorsa per la CGIL anche al termine del mandato, probabilmente anche fuori dai confini regionali. Ha preferito anticipare l'uscita, verso la politica. Pensava probabilmente di trasferire sul piano politico il consenso di area CGIL ma non ha funzionato. In compenso, ha saputo guadagnare consensi in altre aree mantenendo un profilo attento alle esigenze del territorio e un metodo, che definirei rivendicazionista, mutuato dall'esperienza sindacale.
A differenza di quanto avviene nel conflitto di lavoro, tuttavia, le rivendicazioni politiche non danno luogo a un negoziato palese e non trovano sintesi in un accordo formale: forse è proprio questa caratteristica a rendere difficile una “capitalizzazione” in termini politici del consenso dei portatori degli interessi per la cui tutela ci si impegna. Inoltre porre l'accento sulle rivendicazioni rende meno visibili le capacità di governo, di sintesi, di soluzione dei problemi, quelle capacità su cui si è invece cimentato - e sottoposto al giudizio degli elettori - chi ha avuto responsabilità amministrative e di governo.
Questo non toglie che possa godere di un consenso popolare derivante dalla fiducia conquistata con l'attivismo sul campo per la tutela degli interessi in sede politica, anche perché l'aver vissuto una sola legislatura lo danneggia meno rispetto a chi è in politica da più tempo. A questo consenso si può aggiungere quello derivante dall'incarnare (pur in una situazione di grande confusione, su cui mi sono soffermato nel precedente post su questo blog) l'opposizione interna al PD verso il segretario regionale, oltre che quello della parte della “sinistra classica” che non si riconosce in D'Ascanio.
Il tratto distintivo rispetto a quest'ultimo dovrebbe stare proprio – almeno sulla carta - nel non prestarsi a derive “peggioriste”, che non appartengono alla sua cultura politica, anche se si sono dovute registrare tra i suoi supporter prese di posizione perfino più disfattiste e distruttive di quelle dell'area più estrema in appoggio a D'Ascanio.
Non dovrebbero arrivare a inficiare il potenziale di coesione che gli può essere riconosciuto ma gli saranno richieste certamente prese di posizione più nette per combattere queste forme di autolesionismo.

MASSIMO ROMANO: PUNTA AD INTERCETTARE L'ONDATA DI PROTESTA CONTRO LA MALA POLITICA. DEVE RIUSCIRE A TRADURLA IN CAPACITA' DI GOVERNO. ALTRIMENTI, SARA' INEVITABILMENTE TENTATO DALL'IDEA DI CHIAMARSI FUORI.

I due candidati che non provengono dalla storia PD (né CGIL) li conosco da assai meno tempo ma posso dire di aver avuto modo di conoscerli abbastanza a fondo entrambi.
Il più giovane tra i candidati, Massimo Romano, è quello a cui viene riconosciuta in genere la maggiore determinazione nell'incalzare l'operato del governo Iorio in quest'ultima legislatura in cui sedeva nei banchi dell'opposizione in Consiglio. Ha marcato meno presenza sul campo rispetto a Petraroia, forse, ma, anche per la sua preparazione giuridica, ha dimostrato una maggiore capacità di individuare e denunciare gli episodi di mala amministrazione che si sono susseguiti nel corso di questi anni, tanto da farsi una fama di “giustizialista” che, con intelligenza, sta riuscendo a trasformare in un suo punto di forza oltre che in un tratto distintivo riconoscibile, importante per una campagna elettorale.
Il suo consenso è, sì, di opinione ma si giova del diffuso malcontento verso le distorsioni della politica, che sta montando in un paese sfibrato e impoverito da un governo nazionale che ha fatto dell'interesse privato nei pubblici uffici la sua ragion d'essere. Trovando degni epigoni in Molise.
Si ripropone per Romano la questione del potenziale di coesione. Come nel caso di D'Ascanio sembrerebbe danneggiarlo l'anatema di Di Pietro ma ha saputo soppesarne il potenziale effettivo, rendendosi conto meglio di altri del fatto che si potrebbe rivelare un bluff (se le primarie vedessero un'ampia partecipazione popolare). Ha mostrato dunque la capacità sfidare l'anatema. Da questo punto di vista però il suo punto debole potrebbe risiedere proprio nell'aver coltivato il consenso dell'area più radicale (il paragone che viene fatto da più parti è quello con il movimento dei grillini) lasciando che assumesse i toni della separatezza più ancora di quelli della diversità. Al punto che anche dalle sue file sono affiorate minacce di “terzismo”, ventilando l'idea di correre da solo “a prescindere”, facendo sponda anche con chi ha contestato le primarie stesse sin dall'inizio rifiutando di parteciparvi (non lo ha fatto solo Di Pietro ma anche il movimento del senatore Astore e il Partito della Rifondazione Comunista).
Anche nel suo caso dunque, tra qui e le primarie, si dovrà verificare se il posizionamento tenderà a collocarsi più verso l'area della protesta o se tornerà nell'alveo del percorso delle primarie. Le sue ultime prese di posizione lasciano intendere che propende nettamente per questa seconda. Con questa scelta può  tornare in corsa come candidato dal potenziale di coesione oltre che di consenso, con tutte le carte quindi per competere per la vittoria e non solo per la bandiera.

DI LAURA FRATTURA PUO' ESSERE IL FATTORE UNIFICANTE ... DEGLI ALTRI QUATTRO. UN MODERATO CONTRO LA “SINISTRA DOC”? LE PRIMARIE POTREBBERO SERVIRE A CERTIFICARE I RAPPORTI DI FORZA TRA CENTRO E SINISTRA. OPPURE LA SINISTRA (O, COMUNQUE, GLI ALTRI QUATTRO) POTREBBERO ESSERE TENTATI DI ROVESCIARE IL TAVOLO. QUESTO SEMBRA ESSERE IL DILEMMA. MA E' DAVVERO UNO SCONTRO TRA CENTRO E SINISTRA? DI QUALI INTERESSI E DI QUALI VALORI E' PORTATORE DI LAURA FRATTURA?

Paolo Di Laura Frattura, in questo quadro, è quello che potenzialmente potrebbe riunire … gli altri 4.
C'è però un grosso problema. Se i 4 si uniscono nel distinguersi dal candidato proveniente dall'area moderata (o più semplicemente moderato, o centrista) le chances di ciascuno di loro sono scarse, quanto a una vittoria nelle primarie. Questa considerazione rischia di esporli, se restano tutti in lizza, uniti solo dalla contestazione a Frattura e dal conseguente posizionamento politico, alla tentazione di far saltare il tavolo a risultato conseguito. Petraroia e D'Ambrosio dovrebbero sottrarsi alla tentazione ma non mostrano finora di voler combattere fino in fondo questa deriva tra i loro fan.
Sarebbe poi per tutti loro addirittura autolesionistico puntare sull'unica arma efficace per delegittimare le primarie, la bassa partecipazione: ne pagherebbero infatti tutte le conseguenze visto che diminuirebbe proprio la partecipazione in loro favore. Dovrebbero piuttosto ritirarsi dalle primarie: a favore di uno solo? A questo sembra averli sfidati, con una mossa un po' sorprendente e forse un po' incauta, il senatore Astore. Per qualcuno sarebbe il modo migliore per legittimare ancor più le primarie, ma a beneficio di chi? Altrimenti: ritirarsi tutti e quattro? Tanto varrebbe dichiarare di aver varcato il confine e di esser passati in campo avverso. Senza neppure i benefici che il campo avverso riconosce in questi casi.
Non sembrano ipotesi percorribili. Starà dunque a ciascuno di loro ripensare a fondo se la caratterizzazione in negativo su Frattura sia il modo migliore di condurre la campagna per le primarie. Ma per questo ripensamento può servire mettere a fuoco la persona Di Laura Frattura, il suo profilo e le sue motivazioni. E' rimasto per ultimo ma vorrei lasciare per un po' col fiato sospeso i miei quattro lettori. Non lo conosco da lungo tempo e non ho quindi la presunzione di conoscerlo a fondo. Ho avuto però l'occasione di scandagliarne da vicino le motivazioni e il retroterra culturale. Credo dunque di poterne fornire un ritratto che, almeno per chi non lo conosce, può colmare qualche lacuna e fornire qualche spunto di riflessione.

Il seguito alla prossima puntata, ben presto.