venerdì 19 agosto 2011

Le elezioni in Molise viste dalla borsa di Hong Kong


[17 agosto - 23 agosto]
Con quello che sta succedendo nel mondo e in Italia sarebbe il momento di allargare lo sguardo dalle vicende molisane e dal tema delle primarie.
Ma se proviamo ad affrontare l'argomento dell'economia mondiale e delle conseguenze sui mercati del diffuso timore di una ricaduta nella recessione, ci troviamo a fare i conti con un problema che ci riguarda da vicino: l'urgenza di liberare il paese dal governo Berlusconi e dalle conseguenze nefaste della sua (non-)politica.
Perché è vero che sul Paese si scarica il peso di una crisi globale ma è anche vero che le conseguenze di una crisi negata, non affrontata, infine fatta pagare ai più deboli si fanno sentire al di là dei nostri confini e pesano sull'economia mondiale.
Sembrerà paradossale, ma se il Cavaliere potrà intestarsi, a metà ottobre, una vittoria nel feudo di Iorio e farsi forte di un recupero di consenso, la soluzione del problema politico italiano si allontanerà nel tempo.
E le conseguenze si potranno sentire anche lontano da noi. Che responsabilità per gli elettori molisani! Ma che rischio per i cittadini italiani, se continueranno le faide autolesioniste del centrosinistra molisano!

PIU' CHE CONTINUARE AD OCCUPARCI DELLE ELEZIONI REGIONALI E DELLE PRIMARIE DOVREMMO ALLARGARE LO SGUARDO A QUELLO CHE STA ACCADENDO NEL MONDO. EPPURE, SEMBRERA' PARADOSSALE, LE ELEZIONI MOLISANE AVRANNO QUALCHE CONSEGUENZA SULL'ECONOMIA NAZIONALE E MONDIALE.

Ci si dovrebbe occupare di quello che sta succedendo in Italia e nel mondo, lasciando per un attimo da parte il tema delle primarie. Voltare pagina n Molise è importante ma nel mondo si assiste ad avvenimenti che possono condizionare il nostro futuro con un peso ben maggiore di una elezione regionale.
Eppure anche le elezioni in Molise possono pesare sugli avvenimenti mondiali. Balle? Vaneggiamento da insolazione agostana? Andiamoci piano, forse avete dimenticato la storiella sulla globalizzazione che si racconta nei licei, il battito d'ali di una farfalla ad Hong Kong può generare una perturbazione atmosferica a Provvidenti. E viceversa: una grandinata a Provvidenti può influenzare il corso della Borsa di Hong Kong. E' un iperbole ma c'è del vero.

COSA ACCADE ALL'ECONOMIA MONDIALE. IL RISCHIO DI UNA SECONDA RECESSIONE, PEGGIORE DELLA PRIMA. GLI INVESTITORI CORRONO AI RIPARI E VENDONO. E PIAZZARE I TITOLI DI STATO COSTA DI PIU'

Per cominciare, guardiamo cosa sta succedendo nel mondo. I mercati fiutano il rischio di una recessione mondiale. Si chiama double dip (in italiano, doppio tuffo, o doppia picchiata) e tecnicamente definisce una situazione in cui il PIL di un Paese (o dell'economia mondiale) scivola in negativo dopo appena un trimestre o due di crescita seguiti a una fase di recessione. L'indice del PIL segna una W, il segnale di allarme è: “la recessione sembrava finita ma ci ricaschiamo di nuovo”.
La Germania non tira come si sperava, i paesi emergenti, che in questa fase sono il motore dell'economia mondiale, rallentano e molti dei paesi sviluppati, a partire dal colosso USA, devono fare i conti con il debito pubblico cresciuto a causa delle massicce iniezioni di denaro nell'economia per sanare i disastri della crisi 2008-2010 sostenendo la ripresa.
Il cuore del problema sta nel cuore dell'Impero (se ancora lo si può definire tale). L'anno prossimo si vota per il Presidente USA e Obama deve convincere gli elettori americani (e i mercati) di aver saputo reagire alla crisi facendo ripartire l'economia. Ma è sotto un attacco spietato da parte dell'estrema destra repubblicana (il movimento dei Tea Party) che, condizionando l'intero partito, vogliono minare la credibilità di Obama anche a costo di minare la fiducia degli investitori nel mondo insieme con quella degli elettori americani del prossimo novembre. La storia ci dice che accadde lo stesso circa tre quarti di secolo fa nei confronti del New Deal di Roosevelt … ma poi scoppiò la 2a Guerra Mondiale.
Nell'incertezza, cosa fanno gli investitori? Vendono titoli. Titoli azionari (o obbligazioni) delle imprese (americane o di altri paesi) che considerano a rischio, in particolare delle banche, e titoli del debito pubblico. O, meglio, accettano di comprarli solo se assicurano rendimenti più alti, così da compensare il rischio di insolvenza.

L'ECONOMIA NAZIONALE SUBISCE GLI EFFETTI DELL'INCERTEZZA SULLA SCENA MONDIALE. MA CONTRIBUISCE ANCHE AD ACCRESCERLA

In tutto ciò, che cosa è successo all'Italia? Che non c'è stata ripresa dell'economia. La doppia W di tutti i principali paesi del mondo da noi è stata una L. Giù a picco e poi fermi. In compenso è aumentato il debito pubblico raggiungendo livelli record.
Ecco perché gli investitori (istituzionali o privati), che avevano “mollato” Grecia, Portogallo e Irlanda, che avevano speso troppo e non riuscivano a rientrare (ma si trattava ancora di piccoli paesi, poco più di una grande regione italiana), hanno cominciato ad “alleggerire” i loro portafogli dei titoli italiani. La Borsa di Milano cadeva assai più delle altre borse mondiali, via XX settembre doveva pagare interessi sempre più alti sulle emissioni dei Buoni del Tesoro.
Fin qui è storia nota, credo. Ma la domanda è: c'è solo un effetto negativo provocato dal rischio di una nuova recessione mondiale su un'economia un po' disastrata come quella italiana? Non è credibile che in parte funzioni anche l'effetto inverso, e cioè che l'Italia sia un paese abbastanza grande da incidere sulla valutazione che il mondo fa del rischio recessione? Che la Germania non tira come dovrebbe, ad esempio, anche per la debolezza di un mercato come quello italiano?
Se la risposta dovesse essere, anche soltanto in parte, affermativa, allora la conseguenza che se ne deve trarre è che il problema politico del nostro paese è un problema che interessa il mondo perché riguarda il mondo. E il problema politico dell'Italia è quello di un governo che si è rifiutato ostinatamente di governare, che ha disprezzato la politica preferendo sostituirla con il mero esercizio del potere, a fini privati. Ma la politica, nel mondo moderno, svolge una funzione decisiva nell'interagire con l'economia. Può farlo positivamente, indirizzando il mercato e le scelte degli attori economici. La favola ultra-liberista che abbiamo ascoltato per alcuni anni, secondo cui il mercato lasciato a se stesso è il più efficiente regolatore delle scelte economiche degli individui, che sappiamo essere miopi se non ciechi in un mondo complesso come quello in cui viviamo, non convince più nessuno, salvo qualche fanatico di cui purtroppo abbiamo ancora qualche esempio nel nostro paese, dalle parti del governo. E' invece la buona politica, quella più alta e più lungimirante, quella riformista e solidale che ha trovato nell'Europa pacificata del secondo dopoguerra il terreno più fertile, che può accompagnare le scelte degli individui miopi o ciechi verso le soluzioni più favorevoli e di più lungo respiro nell'interesse della collettività.
Per converso la politica, se esercitata male, o abdicando a quelle funzioni, può danneggiare un paese, i suoi abitanti, condannandone parti sempre più ampie alla povertà, lasciando degradare i beni comuni, riducendo progressivamente quantità e qualità dei servizi pubblici, deprimendo gli spazi di libertà e di iniziativa (anche economica) dei suoi cittadini.
E' la storia di questo paese negli ultimi dieci anni, che un biennio sfortunato di governo Prodi, debole numericamente e sotto scacco politicamente da destra e da sinistra, ha solo arginato fugacemente ma non impedito.

IL PROBLEMA DI UN GOVERNO CHE NON GOVERNA E DI UNA POLITICA COME ESERCIZIO DEL POTERE A FINI PRIVATI. NON E' PIU' UN PROBLEMA SOLO NAZIONALE MA INTERESSA TUTTA L'EUROPA.

Quel governo è agli sgoccioli, non ha più il consenso della maggioranza del paese. Non l'ha mai avuto, ma ora non ha neppure il consenso della maggioranza relativa di quella parte del paese che va a votare. E la “comunità internazionale” (entità astratta, che sta a indicare soggetti e istituzioni ben identificati) esercita le pressioni che è in grado di esercitare perché, risolvendosi il problema politico italiano, migliorino anche le prospettive mondiali. Non hanno scoperto all'improvviso, dopo l'incredulità e la successiva derisione, fino allo sbeffeggio, che hanno caratterizzato l'atteggiamento del mondo verso il nostro governo, che il problema è serio perché i cittadini italiani che ne sono le vittime pagano un prezzo enorme. Hanno semplicemente soppesato il danno che ne viene anche a chi vive fuori dai nostri confini e nel loro preminente interesse hanno preso ad agire. Per capirci, non si tratta di solidarietà internazionalista, è sempre e solo il sano egoismo dell'homo oeconomicus che oggi corre in nostro aiuto.

ECCO PERCHE' LE ELEZIONI MOLISANE POSSONO INFLUIRE SULL'ECONOMIA NAZIONALE (E PERFINO MONDIALE). SE BERLUSCONI RIUSCISSE A INTESTARSI UNA VITTORIA IN MOLISE LA SUA AGONIA SI PROLUNGHEREBBE NEL TEMPO.

E il Molise che ci azzecca? É solo una farfallina nel vasto mondo.
Vero, ma può garantire qualche mese di sopravvivenza in più al nostro esecrato governo. Se il suo epigono, e sodale, che oggi governa (si fa per dire) questa regione riesce a portare a casa un altro mandato nelle elezioni di ottobre, Berlusconi potrà intestarsi la vittoria e gonfiare il petto davanti al paese e al mondo strombazzando ai quattro venti la sua resurrezione e il recuperato consenso.
Poveri molisani, che responsabilità!

TRE MODI PER IL CENTRO-SINISTRA MOLISANO PER PERDERE LE ELEZIONI E RICONSEGNARE IL MOLISE AL CENTRO-DESTRA

E allora torniamo alle primarie.
Iorio, che sembrava sicuro vincitore, si ritrova ormai a poter giocare poche carte. Tutte dello stesso colore: il colore dell'autolesionismo (che talvolta nasconde sotterranee complicità) di cui ha dato tanta prova il centro-sinistra che gli si oppone.
Per perdere il centro-sinistra ha davanti a se poche possibilità, che corrispondono alle carte in mano a Iorio.
Possibilità n.1. Demotivare i suoi elettori già dalla fase delle primarie, tenendoli lontani dai seggi. Con 5 candidati in lizza non sembra facile, ma non si sa mai. Possibilità n. 2. Delegittimare il risultato delle primarie così da accreditare qualcuno dei perdenti come terzo incomodo. Non facile neanche questa soluzione, non solo perché hanno sottoscritto un codice etico che li impegna a candidarsi a sostegno del vincitore ma perché hanno tutti una storia e un profilo che cozzano vistosamente con una simile prospettiva e non danno l'idea di volerli gettare alle ortiche per un'avventura. Ma anche in questo caso non si sa mai, l'ambizione può fare brutti scherzi.
Infine, possibilità n.3, la soluzione più facile e più sperimentata. Possono affrontare anche questa prova elettorale, come la maggior parte di quelle che l'hanno preceduta, come occasione per regolare i conti al loro interno (e sì che di faide aperte ce ne sono più nel centrosinistra molisano che in tutto l'Aspromonte). Riuscirebbero così ancora una volta a spaventare o a disgustare quell'ampia fetta di elettori, moderati, poco inclini alla rissa e, soprattutto, attenti al merito delle questioni. A quel punto, sommando questa fetta di elettorato a quella, meno numerosa ma molto più rumorosa, di quelli che devono consumare le loro vendette facendola pagare … al candidato di centro-sinistra, chiunque esso sia (ovviamente, a seconda di chi vince le primarie cambia la “famiglia” che dissotterra l'ascia), il risultato numerico può tornare ancora una volta favorevole al centro-destra molisano. E, indirettamente, a Berlusconi.

Ecco dunque come, se non una grandinata, un risultato deludente a Provvidenti e dintorni il 16 e 17 ottobre (passando per il 4 settembre) può ritardare la soluzione del problema politico di liberare l'Italia da un governo disastroso e … ebbene sì, appesantire la fase recessiva mondiale.
Ma il Presidente in carica non si preoccupa dell'andamento di Wall Street. Sa che nessuno dei grandi della terra verrà a ficcare il naso nelle faccende di questa piccola regione. Tanto più che a Hong Kong nessuno ha mai sentito parlare di Provvidenti. Eppure, se sapessero ...