venerdì 4 novembre 2011

Le elezioni del voto disgiunto. Difficile archiviarle.

[2 novembre - 8 novembre]
Continuando a non commentare le elezioni regionali in Molise prima della proclamazione dei risultati, torniamo sull'identi-kit del voto disgiunto al candidato dei grillini.
Ci porta a parlare della crisi della macchina del consenso del centro-destra. Resta in piedi il rapporto tra chi gestisce le leve del consenso sul territorio e i suoi “clienti”, si spezza la fedeltà verso chi non è più in grado di garantire “vacche grasse”.
Per l'identi-kit del disgiunto di centro-sinistra si deve invece fare chiarezza sulla campagna contro il “moderatismo” di Frattura.
Da dove viene? Perché si alimenta, anche a urne chiuse? Perché non proviene dalle formazioni di sinistra?
Stranezze? Spiegabili. Andando a guardare dentro il PD.

CONTINUIAMO A NON SAPERE CHI E' IL PRESIDENTE ELETTO DAI MOLISANI PER I PROSSIMI CINQUE ANNI. LE ANOMALIE SI AGGIUNGONO ALLE ANOMALIE. C'E' CHI RICORDA LA FLORIDA NEL 2000

Riprendo il discorso dove l'avevo lasciato nel post precedente, non potendo commentare neanche questa settimana il risultato delle elezioni molisane, nel protrarsi delle verifiche in capo a Tribunali e Corte d'Appello.
A proposito di queste, solo per memoria, noto che le anomalie riscontrate sono numerose ma i controlli non sono stati pur tuttavia eseguiti a tappeto. E sì che 360 tabelle di scrutinio, con le loro crocette belle allineate, si riscontrano senza difficoltà in 1.800 minuti. Per guardare con quattro occhi si raddoppiano: sarebbero 30 ore per due persone. Dunque una coppia impegnata per 4 ore di lavoro al giorno avrebbe ultimato i controlli in 7 giorni lavorativi e mezzo, al più 10 se il lavoro si fosse limitato a 3 ore giornaliere. Se si considera che di coppie al lavoro dovevano essercene due (tra Campobasso e Isernia) e che da martedì 18 ottobre si sono già abbondantemente superati i 10 giorni lavorativi registriamo che un'ulteriore anomalia va ad aggiungersi a quelle che si sono verificate nella notte delle elezioni.
Sia detto senza voler gettare alcuna ombra sullo scrupolo con cui va avanti il lavoro dei magistrati. A loro deve anzi andare la nostra piena solidarietà: per il clima che li sovrasta, le intimidazioni che subiscono, gli ostacoli che vengono frapposti. L'attesa prosegue. Intanto qualche buontempone si diverte a rievocare quella contea della Florida dove nel 2000, tra Bush e Gore ...

TORNIAMO ALL'IDENTI-KIT DELL'ELETTORE, DI CENTRO-DESTRA COME DI CENTRO-SINISTRA, CHE HA INCROCIATO CON GRILLO

Tornando al tema, avevo sollevato, in chiusura del post precedente, la domanda: chi è, in definitiva, che ha votato candidati DI CENTROSINISTRA COSI' COME DI CENTRODESTRA, incrociando con Federico come presidente, posto che con tutta evidenza, a lume di logica, e perfino di buon senso, NON ERANO VOTI GRILLINI?
L'identi-kit dell'elettore di centro-destra che ha votato Federico presidente e quello, in parallelo, dell'elettore di centrosinistra che ha fatto altrettanto è dunque l'oggetto di questa mia nota.
Sarà l'occasione per qualche considerazione più di fondo. Sarà una prova forse un po' dura per la pazienza del lettore (lo è anche per chi scrive) ma, come si dice in questi casi “mettiamo bene le cose in chiaro”. Se mai dovesse servire...

PARTIAMO DALL'ELETTORE DI CENTRO-DESTRA

Per dare un volto all'elettore di centro-destra che ha incrociato con il candidato presidente dei grillini dobbiamo partire da una doppia premessa e domandarci preliminarmente: 1) come funziona il sistema di creazione e controllo del consenso messo in piedi da Iorio e intorno a Iorio? 2) come funziona la dinamica della competizione per il consiglio regionale, in particolare in una Regione di poco più di 300.000 abitanti come il Molise?

  1. Il sistema di creazione del consenso ruota tutto intorno alla capacità, in primo luogo del Governatore, di reperire le risorse necessarie ad elargire favori o quanto meno a rendere credibili le promesse di elargizione dei favori. La concreta attuazione è però demandata a chi manovra le leve della gestione, chi regola la “sintonia fine”, chi opera a contatto diretto col pubblico, coi “clienti”. Tutto funziona a dovere finché il “dominus” fa la sua parte, le risorse arrivano in misura sufficiente e ciò garantisce quindi la fedeltà dei “collaboratori” che le redistribuiscono. La fedeltà dell'elettorato verso il personaggio che è cuore e simbolo dell'apparato è quindi “indiretta”: è mediata attraverso la fedeltà nei suoi confronti di chi gestisce la macchina delle elargizioni e delle promesse. Che succede nel momento in cui la macchina si inceppa, le risorse scarseggiano? Succede che in parte, ma solo in parte, gira a vuoto tutta la macchina. Ma rimangono in azione molti dei meccanismi di pressione, condizionamento, fisico ovvero psicologico, messi in atto da chi gestisce le leve minute del consenso. I legami a valle conservano dunque buona parte della loro efficacia, ma quanto resiste il legame tra il dominus e il suo intorno, nel momento in cui il primo non garantisce più a dovere?
  2. Qui entrano in gioco le regole con cui si svolge la competizione elettorale. Si deve partire dal fatto che i posti in palio sono gli stessi, numericamente, che si vinca o che si perda. I soli la cui elezione è viceversa affidata in toto alla vittoria della coalizione sono, con il presidente, i candidati della lista per la quota maggioritaria. Anche in questo caso, che succede quando i posti da vincitori diventano poco appetibili a causa del quadro generale di ristrettezze e si corre il rischio di un “redde rationem” con i clienti le cui richieste sono destinate a rimanere insoddisfatte? o con quelli che rischiano di vedere i benefici ricevuti svanire nello spazio di un mattino (si pensi al rischio di non poter rinnovare già alla prima scadenza i contratti di lavoro precario)?

SI E' INCEPPATA LA MACCHINA DEL CONSENSO DEL CENTRO-DESTRA MOLISANO? SOLO VERSO L'ALTO, NON NEL RAPPORTO TRA CHI LA GESTISCE SUL TERRITORIO E I SUOI “CLIENTI”

A questi inconvenienti ha cercato di porre rimedio, peraltro con grande lucidità e sagacia, chi ha messo a punto il sistema di potere “alla molisana”. Per un verso, collocando nel listino maggioritario i personaggi a cui, almeno sulla carta, si dovrebbero attribuire le maggiori capacità di appeal e di attrazione del consenso, cioè i leader dei maggiori partiti. Per altro verso, mettendo a capo delle liste sul proporzionale le persone che godono di incarichi di sottogoverno ben retribuiti, il cui futuro è dunque totalmente legato alla vittoria della coalizione.
Tuttavia la tenuta della coalizione, nonostante la presa dei partiti e dei loro leader e l'impegno dei notabili a capo degli enti, in queste condizioni scricchiola. Nel senso che coloro che sono in lizza per un posto da consigliere con annesso assessorato sono assai meno motivati, rispetto ai periodi di vacche grasse, a spendersi per la vittoria della coalizione. Le leve del consenso nelle loro mani vengono certo usate, senza nessuna caduta di tensione e anzi esercitando una pressione formidabile per controbilanciare gli effetti negativi della disaffezione e della sfiducia indotte dalla situazione rovinosa dei conti della Regione. Ma vengono usate per garantire l'elezione in consiglio, con scarso interesse alla vittoria della coalizione. Lo status (economico ma non solo) di un consigliere di opposizione in questa regione si colloca in cima alla piramide sociale non meno di quello di chi siede sui banchi della maggioranza.

Ecco in definitiva l'effetto combinato dei due fattori. L'elettorato sfiduciato, attratto dalla protesta, volta le spalle al dominus. Proprio quelle pressioni che lo portano ad andare a votare per il “benefattore di prossimità” - se così vogliamo chiamare l'assessore o in genere il notabile punto di riferimento – si traducono in “fuoco amico” contro il candidato presidente. Paradossalmente fanno perfino più danno: sarebbero probabilmente restati a casa, sono stati portati a votare e consumano la loro vendetta votando la lista ma non il candidato alla presidenza.
Non tutti se la sentono però di varcare il Rubicone e di dare fiducia al candidato alternativo, a quel centro-sinistra che sono stati abituati a vedere come nemico dei loro interessi, o anche solo come chiacchierone senza i piedi per terra.
Non posso basarmi altro che su indicazioni, disorganiche, assolutamente non sistematiche, raccolte da rappresentanti di lista. A corredo posso portare solo una verifica fatta attraverso una ricognizione delle “coincidenze”, ma un esame con strumenti statistici più raffinati, quali gli indici di correlazione usati in genere nelle analisi dei flussi di votanti, potrebbe fornire basi molto più solide a queste considerazioni.

ALCUNI NUMERI SUL VOTO DISGIUNTO DI CENTRO-DESTRA

Mi sembra comunque di poter dire, su queste basi, che degli oltre 15.000 voti che sono mancati a Iorio in termini di voto disgiunto, circa 3-4.000 (una quota compresa tra un quinto e un quarto) si sia riversato su Federico. Restano tanti, una cospicua maggioranza, i voti provenienti dalle liste di centro-destra che sono andati a Frattura. Tuttavia queste cifre ci dicono che i voti disgiunti provenienti dalle file del centro-destra rappresentano all'incirca la metà del totale dei voti disgiunti che hanno premiato i grillini. Un totale che è valutabile tra i 6.500 e gli 8.000 a seconda del peso, difficile da stabilire con i dati finora disponibili, che può avere avuto il voto disgiunto in direzione inversa, dei grillini DOC (che hanno votato la lista 5S al proporzionale, ovviamente nella sola provincia di Campobasso) a favore di Frattura. Un peso collocabile tra un minimo di 500 e un massimo di 2.000 voti (che sarebbero pur sempre la metà dei votanti per la lista 5S al proporzionale).

IDENTI-KIT DELL'ELETTORE DI CENTRO-SINISTRA CHE HA VOTATO FEDERICO PER LA PRESIDENZA

Dobbiamo ora occuparci di quegli altri 3.500-4.500 elettori che hanno votato centro-sinistra (al proporzionale) e Federico come presidente.
Parliamo di un elettore di centro-sinistra (al proporzionale) ogni 15-20 come media regionale, chiarendo tuttavia che il peso in provincia di Isernia non può essere stato maggiore di uno ogni 25. Parliamo dunque soprattutto di un elettore di centro-sinistra (al proporzionale) della provincia di Campobasso.
Dove ha fatto breccia la propaganda contro il centrismo e il moderatismo di Frattura?
Sgomberiamo subito il campo da un possibile equivoco. Inutile andare a cercare i voti disgiunti nelle liste a sinistra del PD. Né la campagna contro Frattura degli “amici di D'Ascanio”, né quella degli “amici di Astore” (una parte del movimento Partecipazione Democratica) si può sostenere che si sia tradotta in misura rilevante in un voto disgiunto per Federico, anche se possiamo arrivare ad ipotizzarne qualche centinaio (largheggiando molto) distribuiti tra SEL, PD, Federazione della sinistra e Costruire Democrazia (abbinata proprio a Partecipazione Democratica) che ospitavano candidati a quelle aree relativamente “graditi”. E, per tagliare la testa al toro, sta di fatto che le formazioni di sinistra lo hanno appoggiato senza riserve, così come hanno fatto l'Italia dei Valori e il Partito Socialista.

COME SI PUO' DEFINIRE IL PROFLIO PERSONALE E POLITICO DI PAOLO DI LAURA FRATTURA? ASSOMIGLIA DAVVERO A QUELLO DEL CENTRO-DESTRA MOLISANO?
Non è a questi casi, identificabili e circoscritti, che si deve però guardare: conviene affrontare un ragionamento di carattere più generale, su basi più politiche, partendo da una premessa indispensabile: come può essere definito il profilo, personale e programmatico, di Paolo Di Laura Frattura?
In qualunque contesto, fuori dai condizionamenti delle dinamiche specifiche molisane, la definizione avrebbe fatto discutere: ma difficilmente sarebbe stato definito un profilo moderato. Di più: nessuno si sarebbe sognato di vedervi una qualche sia pur lontana somiglianza con il profilo del centro-destra molisano segnato dall'impronta di Iorio. Le posizioni portate avanti, anche con foga e dovizia di argomenti, così come gli impegni assunti nei confronti dell'elettorato, possono essere tacciati di qualche estremismo, possono aver fatto storcere il naso a qualche moderato amante dei toni soft. Di più, nella sua oratoria può aver avuto qualche accento eccessivo di “nuovismo” che non era facile ricondurre ad una catalogazione chiara nella polarità tra destra e sinistra. I temi dominanti sono però stati due, ripetuti fino alla noia: taglio dei costi della politica, partecipazione dal basso. Chi più di chiunque altro, tra i leader nazionali, lo ha affiancato nella campagna sono stati, fra tutti, Di Pietro e Vendola e i messaggi finali sono giunti da Pisapia e De Magistris (oltre che da Renzi). Moderatismo? Clone di Iorio, iperliberista d'assalto? Le proposte programmatiche erano di “macelleria sociale”, come ha azzardato qualcuno? Sulla sanità, sostenere che gli ospedali non vanno chiusi ma resi efficienti puntando sulla specializzazione è semmai una scommessa da vincere, per la sinistra. Sulla precarietà non spendo parole avendo avuto qualche voce in capitolo e presumendo di conoscere piuttosto bene quale sia il quadro della politiche portate avanti in Italia. C'era poco sull'ambiente? Mi sentirei di dire che c'era troppo e qualcuno aveva troppo poco tempo per leggere e giudicare.
Dunque, per non insistere troppo su un tema che in definitiva è perfino poco pertinente con l'argomento che stiamo affrontando, e per non offendere l'intelligenza del lettore, concludo su questo punto rimarcando come il profilo di Paolo Di Laura Frattura abbia tratti di originalità e di novità che andranno meglio collocati ma non è comunque riconducibile all'area del centro-destra e non è definibile come moderato, avendo se mai tratti tipici delle posizioni radicali.
C'è stata invece, qui sta il punto politico, un'area del PD che ha continuato ad alimentare la campagna sul moderatismo del candidato presidente ben oltre la fase delle primarie. Ha portato questa campagna sugli organi di stampa nazionale (Il Fatto Quotidiano, La Stampa, La Repubblica-Affari e Finanza e Il Venerdì) ha accreditato, fin oltre la chiusura delle urne (vedi la Presidente del PD su La7), l'immagine del candidato moderato che non tira a sinistra. A dispetto del fatto che la sinistra lo aveva appoggiato ben più di certe aree del PD.
Come si spiega?
Il risultato del voto non arriva. Il tema del PD richiede un certo spazio e ne ho preso già fin troppo. L'appuntamento è alla settimana prossima.