domenica 18 dicembre 2011

PD Molise cercasi


[14 dicembre – 20 dicembre]
Riprendiamo il tema delle anomalie nella sinistra molisana guardando al PD.
Scende sotto il 10%. Ma l'anomalia viene da lontano. Veneziale, Di Stasi, presidenti vittime (anche) di fuoco amico. Il partito affidato agli eletti.
Chiuso nelle istituzioni, perde contatto con la società. Non parla dei problemi dei cittadini e non offre soluzioni.
Un partito non contendibile che perde pezzi e favorisce la nascita di movimenti attorno a singoli leader, senza affiliazioni nazionali.
Quale prospettiva lo attende?
L'azzeramento deciso dal segretario prelude a un congresso? Non si sa, non è chiaro.
Eppure, sembrerebbe una scelta obbligata …
Buon 2012.


RIPRENDIAMO IL TEMA DELLE ANOMALIE DELLA SINISTRA MOLISANA PARLANDO DEL PD.

La chiusura del post della settimana scorsa, sul tema delle anomalie del quadro politico molisano rispetto a quello nazionale, richiamava l'attenzione su quella più evidente: la percentuale a una cifra fatta registrare dal PD nelle ultime elezioni regionali, a cui fa riscontro la singolare proliferazione di formazioni politiche nate come “one man party”, attorno a un leader singolo senza apparentamento con alcuna formazione nazionale.
Ripartirei da lì, cercando di scavare nella situazione del pd molisano.

UN'ANOMALIA CHE VIENE DA LONTANO. IL VIZIO DEL “FUOCO AMICO: VENEZIALE, DI STASI. IL PARTITO VIENE AFFIDATO AGLI ELETTI.

Una premessa. Il “delta” tra il risultato regionale e quello nazionale ha radici lontane. Per essere più precisi, ha origini storiche quanto alla componente proveniente, via PDS e DS, dal PCI, mentre non riguarda allo stesso modo la componente proveniente, per via Popolari, Margherita e DL, dalla sinistra democristiana. Non nasce quindi con il binomio Leva-Ruta: a loro si deve piuttosto imputare la colpa di avere dato continuità a quel trend negativo senza averlo, non dico invertito, ma anche solo arrestato.

Brevi rievocazioni storiche. Un'anomalia che molti, tra i non giovanissimi, non dimenticano è quella del “ribaltone”, anzi, della “madre di tutti i ribaltoni”, con cui all'inizio del 1998 Michele Iorio prende il posto di Marcello Veneziale come Presidente della Regione Molise, lasciando il Partito Popolare per Forza Italia. Lo accompagnavano un manipolo di consiglieri eletti nel centro-sinistra, tra cui la giovane promessa della politica molisana Roberto Ruta, che assumeva la presidenza del Consiglio.
In che senso riguarda la componente PD di provenienza PDS? Del ribaltone fu vittima, avendo in Giunta alcuni assessori condannati ad abbandonare la postazione e ad interrompere un lavoro e un incarico assunti con grande impegno. Eppure … quante ambiguità in quei ranghi!
Già allora covavano polemiche interne e critiche al presidente (in quel caso già eletto e non solo candidato) a favore di qualcuno che appariva “figura dalla fisionomia politica chiara, di sinistra, con radici popolari, sacrificata a una moda passeggera per la ricerca del consenso”. Ricorda qualche giudizio riecheggiato di nuovo in questi giorni, ma allora si riferiva, non si sorprendano i più giovani, a Angelo Michele Iorio, vicepresidente. La moda a cui ci si riferiva quanto alla ricerca del consenso era la “primavera isernina” del sindaco Veneziale, personaggio i cui contorni politici erano considerati poco definiti, se non estranei alla sinistra”, in quanto sospetti addirittura di craxismo.
Può darsi dunque che quegli apprezzamenti abbiano avuto un peso nel convincere il vice-presidente della necessità di scalare un gradino, per il bene del popolo molisano, rimandando a casa il presidente dal profilo incerto. Che poi per scalare il gradino fosse necessario cambiare casacca e entrare in Forza Italia …
Successiva anomalia, tre anni dopo. Dopo il ritorno in sella di Veneziale si decide che alla scadenza del suo mandato il candidato debba essere un politico dalla fisionomia di sinistra chiara. Un deputato che ha ben lavorato in Commissione Agricoltura, già sindaco, molto apprezzato, in Casacalenda, chiamato a salvare la patria di sinistra fiaccata dall'esodo dei ribaltonisti. Quel deputato, Giovanni Di Stasi, PDS, ce la fa, vince le elezioni per una manciata di voti ma viene impallinato da un ricorso per irregolarità formali. Quando lo schieramento dovrebbe serrare le fila e reagire con orgoglio affrontando la nuova prova con rinnovate energie, si ricomincia con il fuoco amico: qualcuno sussurra che non era il candidato giusto. In una regione come il Molise un sussurro fa presto, da venticello, a diventare tempesta. Nell'anno (infausto!) in cui governa non gode degli appoggi che gli erano dovuti, viene lasciato palesemente solo, si consolida l'idea che il candidato dovesse essere un altro e in una manciata di mesi, alla ripetizione delle elezioni, si perdono molte migliaia di voti a favore di Iorio.

LE ANOMALIE ODIERNE. UN LUNGO ELENCO. IL RITRATTO DI UN PARTITO CHIUSO IN SE STESSO. IL PARTITO DEGLI ELETTI NON PARLA AGLI ELETTORI.

Le anomalie odierne?
Non avere un candidato presidente da proporre, come qualcuno suggerisce con insistenza? Non è un'anomalia a confronto con il quadro nazionale. Quando il candidato premier proveniva dal gruppo dirigente del partito (PD o sue componenti di provenienza) ha perso. Ha invece vinto Prodi (due volte disarcionato in Parlamento).
Cercherei in altre direzioni. Proporrei un altro elenco, che dovrebbe avere inizio dalle anomalie “storiche” che ho ricordato.
Per esempio, darei molta importanza al fatto che il partito sin dalla sua nascita (ereditando questa caratteristica dalla componente DS) ha curato ben poco la presenza capillare nel tessuto sociale, assorbito pressoché totalmente dalla presenza nelle istituzioni.
Continuerei con il fatto che, non è un caso viste le premesse, il gruppo dirigente del partito abbia coinciso con i vertici istituzionali (quanto alla componente DS in un certo momento, portato all'attenzione nazionale dalla penna caustica di Antonello Caporale, una stessa persona, Augusto Massa, è stato sindaco del capoluogo, presidente della provincia e segretario regionale).
Ancora. La chiusura all'interno delle istituzioni ha innescato un circolo vizioso per cui quanto più si trascurava il tessuto sociale tanto più si perdevano consensi riducendo lo spazio istituzionale in cui asserragliarsi. Dopo il vertice della Regione, la Provincia e il Comune di Isernia, il Comune e la Provincia di Campobasso, in sequenza inesorabile, passavano al centro-destra. Il fortino si riduceva in sostanza alla presenza in Consiglio Regionale.
Non bastasse questo, anziché il partito erano gli uffici dei singoli Consiglieri (alquanto refrattari peraltro a forme di solidarietà e condivisione di gruppo) che finivano per rappresentare il luogo della politica. Le sedi del partito erano più che altro uffici distaccati per le incombenze obbligate, viste come secondarie.
Se ci fossero dubbi sulla scarsa attenzione dedicata alle sedi fisiche si può cercare una facile verifica guardando alla sede virtuale. L'ultimo aggiornamento della “home” (http://www.partitodemocratico.molise.it/) risale a prima delle elezioni (14 ottobre, messaggio di Renzi), l'ultimo post nel Forum (http://www.partitodemocratico.molise.it/index.php?option=com_agora&task=topic&id=3&p=1&Itemid=40#p3) è del 22 luglio, l'ultimo aggiornamento delle News addirittura del 30 aprile. L'unica pagina aggiornata dopo le elezioni è quella del responsabile dei giovani (Giuseppe Macoretta) sul loro sito (http://giovanidemocraticicb.wordpress.com/). Merita un encomio, se si considera il suo status di studente fuori sede, lontano da Campobasso.

PER IL PARTITO DEGLI ELETTI LE ULTIME ELEZIONI REGIONALI SONO SOLO UN BALLOTTAGGIO PER IL POSTO IN MENO.

L'elenco può essere aggiornato fino alle ultime elezioni. Della chiusura del PD in se stesso se ne è avuta una prova eclatante in occasione delle Regionali. Le liste sono state costruite come una sorta di ballottaggio tra i tre consiglieri uscenti della provincia di Campobasso per decidere chi di loro dovesse rimanere fuori dal consiglio, dato per assodato un calo di consensi che avrebbe fatto scomparire una poltrona. Che si sia riusciti a riempire una lista di 17 candidati è stato una specie di miracolo. La caccia all'”umile e modesto servitore della causa” disposto ad esercitarsi nel gioco da prestigiatore di portare qualche voto alla lista senza toglierlo a nessuno dei quattro contendenti è stata un'impresa micidiale. Non solo per una comprensibile ritrosia dei papabili quanto soprattutto per la contraerea che i contendenti hanno messo in azione ogni volta che il potenziale servitore della causa era sospettato di potersi “allargare” eccessivamente a danno degli uscenti.
Nessuna donna, con una sola eccezione da rimarcare ed elogiare, Celeste Di Lizio, ristoratrice sommelier da S. Giacomo degli Schiavoni, disposta a sfidare le contraeree. Le altre? Non invitate? non invogliate? No, le disponibilità, pure con il contagocce, erano pervenute. Ma le minacce hanno preso il sopravvento. Il caso ha attirato attenzioni fin fuori dai confini del Molise, senza che tuttavia nessuna delle leader nazionali intervenute sull'argomento si sia chiesta la ragione di una simile anomalia, da cui non sarebbe stato difficile risalire all'elenco di anomalie di cui sto parlando.
Se si scorrono le preferenze ottenute in provincia di Campobasso dai candidati si ha un quadro imbarazzante. Con quale spirito hanno affrontato la campagna elettorale quei militanti, pur così generosi da firmare l'accettazione della candidatura, disposti a sottoporsi all'umiliazione di dover rifiutare il voto perfino dei parenti più stretti e degli amici del cuore? Per non parlare del caso limite di chi non ha potuto neppure esprimere la preferenza per se stesso.

UN PARTITO CHE NON PARLA AGLI ELETTORI DEI LORO PROBLEMI. CHE NON OFFRE SOLUZIONI. UN PARTITO NON CONTENDIBILE

Non vado oltre in questo elenco perché rischio di accodarmi ad un'altra delle peggiori abitudine invalse nel PD molisano, quella di prestare attenzione solo ai comportamenti delle persone e ai rapporti di potere, che pure hanno la loro importanza, trascurando però del tutto la sostanza, le questioni di merito.
Qua e là si è pure registrata qualche iniziativa, da aficionados, ai limiti della clandestinità, sui temi del momento. Tuttavia, dalla sanità all'ambiente, dall'assetto istituzionale ai costi della politica, dal lavoro alla spesa pubblica, dai fondi del terremoto alle partecipazioni pubbliche, i cittadini molisani non hanno la fortuna di conoscere le proposte di governo del più grande partito del centro-sinistra. Leggono di tanto in tanto qualche protesta indignata. Apprezzano interventi generosi volti a rimuovere qualche intoppo burocratico o a far cessare qualche pratica discriminatoria in seno alle amministrazioni. Ma non si trova un cittadino molisano di media istruzione e mediamente informato in grado di immaginare quali atti di governo avrebbe prodotto, sulle materie che ho elencato, il PD una volta che qualcuno dei suoi leader (ovvero, rappresentanti eletti) avesse assunto la guida della Regione o di altra primaria istituzione. Né una qualunque ricerca documentale avrebbe portato a rintracciare proposte concrete, credibili, argomentate in alcuno dei documenti prodotti dalle istanze di partito ai vari livelli o anche solo da singoli dirigenti (ovvero, come sempre, rappresentnti eletti).
Viceversa, il dibattito si è protratto, in termini sempre accesi e talvolta esacerbati, sugli schieramenti, sul ruolo delle persone, fino allo sfinimento, fino a svuotare le stesse istanze di ogni ruolo attivo e perfino della partecipazione fisica dei componenti.

Un esempio, da ultimo, di cui sono stato direttamente partecipe. Leva e Ruta si sono fatti protagonisti di un'iniziativa sul terreno delle proposte programmatiche che, una volta tanto, andava alla ricerca delle soluzioni, delle proposte, anche delle pure e semplici prese di posizione su alcune delle scelte nette che si pongono davanti alla politica molisana. Forum per l'Alternativa (con tanto di @ modernista posto al termine), il nome dell'iniziativa. Lodevolissima. Se non si fosse trattato di un mero espediente propagandistico per lanciare un'operazione di rientro per Roberto Ruta, uscito malconcio dall'uno-due delle sconfitte alle elezioni regionali e parlamentari.
Ovviamente, dei contenuti prodotti in quella sede, trascurati dagli stessi promotori, ben pochi si sono accorti tra i tanti che hanno condannato l'espediente e, ancor più, le mosse che ne sono successivamente derivate. Ruta è stato attaccato (e Leva con lui, per l'avallo che ha fornito) ma nessuno ha menzionato le posizioni espresse. Non avevano alcuna rilevanza.

Insomma, un partito non solo chiuso in se stesso ma muto, incapace di parlare ai cittadini dei loro problemi e delle soluzioni. E' in questo contesto che hanno preso piede formazioni locali, movimenti costruiti attorno a singoli leader senza affiliazioni nazionali. Così come si sono verificate ondate successive di esodo verso altri partiti, IDV dopo le precedenti regionali, SEL prima delle ultime. Un partito non contendibile, che delude e marginalizza le personalità all'interno che possono insidiare la burocrazia di vertice, respinge sulla soglia le forze vive che possono rimettere in discussione gli equilibri consolidati.

CHE LEZIONI TRAE IL PD DA QUESTO ANNO DI SFIDE ELETTORALI? NON E' DATO SAPERLO. SI APRE UN PERCORSO CONGRESSUALE? NON E' CHIARO

Infine, nell'arco di pochi mesi si è votato nella maggiore provincia, in molti comuni e alla Regione mentre nel Paese si registravano grandi novità. Si sono condotte trattative estenuanti nel chiuso delle stanze e si sono mandate all'aria le primarie per le provinciali mentre si sono indette dopo qualche settimana per le regionali con un risultato di partecipazione su cui nessuno avrebbe scommesso un soldo. Si è persa la provincia di Campobasso (ultima della serie) ma si è sfiorata (se non di più) la vittoria in Regione surclassando Iorio nella stessa provincia che si era persa con largo margine qualche settimana prima.
Che lezione ne ha tratto il partito? Non è dato saperlo. Al più, qualcuno è riuscito a farsi una qualche idea dell'opinione del segretario al riguardo, ma solo attraverso la tradizione orale.

Anche per questo motivo è difficile per un qualunque iscritto al partito (figuriamoci per il corpo elettorale) comprendere quali siano le prospettive. Il segretario (lo si apprende dalla stampa) ha azzerato gli organismi e annunciato l'apertura del partito a forze nuove. Che significa?
Confesso di non averne la più pallida idea. C'è una lettera del segretario nazionale, Pierluigi Bersani, indirizzata a tutti gli iscritti nelle ultime settimane, che li invita a prendere la tessera per il 2011 (la campagna è un po' indietro coi tempi) e a portare ciascuno un nuovo iscritto al partito prima della fine dell'anno. Si tratta di questo? Ci sono concrete possibilità di un raddoppio degli iscritti in Molise? Si è aperta una campagna in tutti i circoli (come sta avvenendo nelle altre 19 regioni d'Italia) per arrivare a questo risultato? Fervono feste del tesseramento?
Oppure, sono in corso trattative con i movimenti dello schieramento di centro-sinistra che non sono affiliati a partiti nazionali per invertire la tendenza alla chiusura, rendere il partito finalmente contendibile e farne davvero il punto di riferimento per tutto lo schieramento, investito del ruolo che gli spetta per il peso che riveste nel quadro politico del paese?
Sarebbe bello. Talmente bello che ci si potrebbe aspettare un qualche “rumor”, qualche cauta anticipazione, qualche segnale di fumo. Tutto il contrario. Si susseguono semmai le voci di qualche nervosismo interno alla sola idea che singoli personaggi “in vista” (figuriamoci se si trattasse di movimenti organizzati) possa avvicinarsi al tempio, profanando il sacro tabernacolo.
E l'azzeramento degli organismi? Ad azzeramento non può che seguire percorso democratico per la ricostituzione. Un congresso? Visto che l'assemblea (unico organismo legittimato ad assumere decisioni di questa portata tra un congresso e l'altro) è decimata e dunque obsoleta non sembra possa esservi altra soluzione, salvo un oltraggio alla democrazia che il segretario non potrebbe certamente permettersi.
Perché non dirlo allora?
Ripeto, non ho la risposta. Mi aspetto tuttavia che sia questa la strada che verrà imboccata. Semplicemente, perché non riesco a immaginare un'alternativa.

EPPURE LA VIA CONGRESSUALE NON SEMBRA AVERE ALCUNA ALTERNATIVA. IL 2012 DARA' LA RISPOSTA. BUON ANNO A TUTTI

Può darsi tuttavia che la mia immaginazione sia limitata. Incrocio quindi le dita, convinto come sono che l'unica prospettiva per il pd molisano sia quella di un processo costituente, fondativo (non ci metto il ri- sia perché non porta bene sia perché non c'è nessun passato glorioso da riesumare) che si riassume in un percorso congressuale STRAORDINARIO come è straordinaria l'anomalia di un partito sotto il 10%, chiuso in se stesso, sconosciuto al popolo, muto, “missing” all'attività politica ecc. ecc. Se l'azzeramento deciso da Leva è l'inizio di questo percorso, evviva! Se è solo una furbata, una trovata da prestigiatori stavolta, ci scommetterei, non durerà lo spazio di un mattino e sarà travolta, da sotto e da sopra. Comunque sia – e non lo dico solo per la tessera che ho in tasca – la storia della politica molisana di sinistra (dal centro fino alle estreme) oggi passa di lì, dal partito che ne è il baricentro e ne deve essere anche il cuore pulsante.
Ma da qui in poi non è più questione di commenti. Non è più compito di analisti, né di giornalisti o di politologi. Occorre “esserci”. Si faccia avanti chi è in partita o intende e può giocarla.
A tutti costoro l'augurio di farcela. A tutti i lettori un augurio di buone feste e di un 2012 che porti quello che il 2011 non è riuscito a donarci. L'appuntamento per il prossimo post è per il primo mercoledì di gennaio.