[14
dicembre – 20 dicembre]
Riprendiamo
il tema delle anomalie nella sinistra molisana guardando al PD.
Scende
sotto il 10%. Ma l'anomalia viene da lontano. Veneziale, Di Stasi,
presidenti vittime (anche) di fuoco amico. Il partito affidato agli
eletti.
Chiuso
nelle istituzioni, perde contatto con la società. Non parla dei
problemi dei cittadini e non offre soluzioni.
Un
partito non contendibile che perde pezzi e favorisce la nascita di
movimenti attorno a singoli leader, senza affiliazioni nazionali.
Quale
prospettiva lo attende?
L'azzeramento
deciso dal segretario prelude a un congresso? Non si sa, non è
chiaro.
Eppure,
sembrerebbe una scelta obbligata …
Buon
2012.
RIPRENDIAMO
IL TEMA DELLE ANOMALIE DELLA SINISTRA MOLISANA PARLANDO DEL PD.
La
chiusura del post della settimana scorsa, sul tema delle anomalie del
quadro politico molisano rispetto a quello nazionale, richiamava
l'attenzione su quella più evidente: la percentuale a una cifra
fatta registrare dal PD nelle ultime elezioni regionali, a cui fa
riscontro la singolare proliferazione di formazioni politiche nate
come “one man party”, attorno a un leader singolo senza
apparentamento con alcuna formazione nazionale.
Ripartirei
da lì, cercando di scavare nella situazione del pd molisano.
UN'ANOMALIA
CHE VIENE DA LONTANO. IL VIZIO DEL “FUOCO AMICO: VENEZIALE, DI
STASI. IL PARTITO VIENE AFFIDATO AGLI ELETTI.
Una
premessa. Il “delta” tra il risultato regionale e quello
nazionale ha radici lontane. Per essere più precisi, ha origini
storiche quanto alla componente proveniente, via PDS e DS, dal PCI,
mentre non riguarda allo stesso modo la componente proveniente, per
via Popolari, Margherita e DL, dalla sinistra democristiana. Non
nasce quindi con il binomio Leva-Ruta: a loro si deve piuttosto
imputare la colpa di avere dato continuità a quel trend negativo
senza averlo, non dico invertito, ma anche solo arrestato.
Brevi
rievocazioni storiche. Un'anomalia che molti, tra i non giovanissimi,
non dimenticano è quella del “ribaltone”, anzi, della “madre
di tutti i ribaltoni”, con cui all'inizio del 1998 Michele Iorio
prende il posto di Marcello Veneziale come Presidente della Regione
Molise, lasciando il Partito Popolare per Forza Italia. Lo
accompagnavano un manipolo di consiglieri eletti nel centro-sinistra,
tra cui la giovane promessa della politica molisana Roberto Ruta, che
assumeva la presidenza del Consiglio.
In
che senso riguarda la componente PD di provenienza PDS? Del ribaltone
fu vittima, avendo in Giunta alcuni assessori condannati ad
abbandonare la postazione e ad interrompere un lavoro e un incarico
assunti con grande impegno. Eppure … quante ambiguità in quei
ranghi!
Già
allora covavano polemiche interne e critiche al presidente (in quel
caso già eletto e non solo candidato) a favore di qualcuno che
appariva “figura dalla fisionomia politica chiara, di sinistra, con
radici popolari, sacrificata a una moda passeggera per la ricerca del
consenso”. Ricorda qualche giudizio riecheggiato di nuovo in
questi giorni, ma allora si riferiva, non si sorprendano i più
giovani, a Angelo Michele Iorio, vicepresidente. La moda a cui ci si
riferiva quanto alla ricerca del consenso era la “primavera
isernina” del sindaco Veneziale, personaggio i cui contorni
politici erano considerati poco definiti, se non estranei alla
sinistra”, in quanto sospetti addirittura di craxismo.
Può
darsi dunque che quegli apprezzamenti abbiano avuto un peso nel
convincere il vice-presidente della necessità di scalare un gradino,
per il bene del popolo molisano, rimandando a casa il presidente dal
profilo incerto. Che poi per scalare il gradino fosse necessario
cambiare casacca e entrare in Forza Italia …
Successiva
anomalia, tre anni dopo. Dopo il ritorno in sella di Veneziale si
decide che alla scadenza del suo mandato il candidato debba essere un
politico dalla fisionomia di sinistra chiara. Un deputato che ha ben
lavorato in Commissione Agricoltura, già sindaco, molto apprezzato,
in Casacalenda, chiamato a salvare la patria di sinistra fiaccata
dall'esodo dei ribaltonisti. Quel deputato, Giovanni Di Stasi, PDS,
ce la fa, vince le elezioni per una manciata di voti ma viene
impallinato da un ricorso per irregolarità formali. Quando lo
schieramento dovrebbe serrare le fila e reagire con orgoglio
affrontando la nuova prova con rinnovate energie, si ricomincia con
il fuoco amico: qualcuno sussurra che non era il candidato giusto.
In una regione come il Molise un sussurro fa presto, da venticello, a
diventare tempesta. Nell'anno (infausto!) in cui governa non gode
degli appoggi che gli erano dovuti, viene lasciato palesemente solo,
si consolida l'idea che il candidato dovesse essere un altro e in una
manciata di mesi, alla ripetizione delle elezioni, si perdono molte
migliaia di voti a favore di Iorio.
LE
ANOMALIE ODIERNE. UN LUNGO ELENCO. IL RITRATTO DI UN PARTITO CHIUSO
IN SE STESSO. IL PARTITO DEGLI ELETTI NON PARLA AGLI ELETTORI.
Le
anomalie odierne?
Non
avere un candidato presidente da proporre, come qualcuno suggerisce
con insistenza? Non è un'anomalia a confronto con il quadro
nazionale. Quando il candidato premier proveniva dal gruppo dirigente
del partito (PD o sue componenti di provenienza) ha perso. Ha invece
vinto Prodi (due volte disarcionato in Parlamento).
Cercherei
in altre direzioni. Proporrei un altro elenco, che dovrebbe avere
inizio dalle anomalie “storiche” che ho ricordato.
Per
esempio, darei molta importanza al fatto che il partito sin dalla sua
nascita (ereditando questa caratteristica dalla componente DS) ha
curato ben poco la presenza capillare nel tessuto sociale, assorbito
pressoché totalmente dalla presenza nelle istituzioni.
Continuerei
con il fatto che, non è un caso viste le premesse, il gruppo
dirigente del partito abbia coinciso con i vertici istituzionali
(quanto alla componente DS in un certo momento, portato
all'attenzione nazionale dalla penna caustica di Antonello Caporale,
una stessa persona, Augusto Massa, è stato sindaco del capoluogo,
presidente della provincia e segretario regionale).
Ancora.
La chiusura all'interno delle istituzioni ha innescato un circolo
vizioso per cui quanto più si trascurava il tessuto sociale tanto
più si perdevano consensi riducendo lo spazio istituzionale in cui
asserragliarsi. Dopo il vertice della Regione, la Provincia e il
Comune di Isernia, il Comune e la Provincia di Campobasso, in
sequenza inesorabile, passavano al centro-destra. Il fortino si
riduceva in sostanza alla presenza in Consiglio Regionale.
Non
bastasse questo, anziché il partito erano gli uffici dei singoli
Consiglieri (alquanto refrattari peraltro a forme di solidarietà e
condivisione di gruppo) che finivano per rappresentare il luogo della
politica. Le sedi del partito erano più che altro uffici distaccati
per le incombenze obbligate, viste come secondarie.
Se
ci fossero dubbi sulla scarsa attenzione dedicata alle sedi fisiche
si può cercare una facile verifica guardando alla sede virtuale.
L'ultimo aggiornamento della “home”
(http://www.partitodemocratico.molise.it/)
risale a prima delle elezioni (14 ottobre, messaggio di Renzi),
l'ultimo post nel Forum
(http://www.partitodemocratico.molise.it/index.php?option=com_agora&task=topic&id=3&p=1&Itemid=40#p3)
è del 22 luglio, l'ultimo aggiornamento delle News addirittura del
30 aprile. L'unica pagina aggiornata dopo le elezioni è quella del
responsabile dei giovani (Giuseppe Macoretta) sul loro sito
(http://giovanidemocraticicb.wordpress.com/).
Merita un encomio, se si considera il suo status di studente fuori
sede, lontano da Campobasso.
PER
IL PARTITO DEGLI ELETTI LE ULTIME ELEZIONI REGIONALI SONO SOLO UN
BALLOTTAGGIO PER IL POSTO IN MENO.
L'elenco
può essere aggiornato fino alle ultime elezioni. Della chiusura del
PD in se stesso se ne è avuta una prova eclatante in occasione delle
Regionali. Le liste sono state costruite come una sorta di
ballottaggio tra i tre consiglieri uscenti della provincia di
Campobasso per decidere chi di loro dovesse rimanere fuori dal
consiglio, dato per assodato un calo di consensi che avrebbe fatto
scomparire una poltrona. Che si sia riusciti a riempire una lista di
17 candidati è stato una specie di miracolo. La caccia all'”umile
e modesto servitore della causa” disposto ad esercitarsi nel gioco
da prestigiatore di portare qualche voto alla lista senza toglierlo a
nessuno dei quattro contendenti è stata un'impresa micidiale. Non
solo per una comprensibile ritrosia dei papabili quanto soprattutto
per la contraerea che i contendenti hanno messo in azione ogni volta
che il potenziale servitore della causa era sospettato di potersi
“allargare” eccessivamente a danno degli uscenti.
Nessuna
donna, con una sola eccezione da rimarcare ed elogiare, Celeste Di
Lizio, ristoratrice sommelier da S. Giacomo degli Schiavoni, disposta
a sfidare le contraeree. Le altre? Non invitate? non invogliate? No,
le disponibilità, pure con il contagocce, erano pervenute. Ma le
minacce hanno preso il sopravvento. Il caso ha attirato attenzioni
fin fuori dai confini del Molise, senza che tuttavia nessuna delle
leader nazionali intervenute sull'argomento si sia chiesta la ragione
di una simile anomalia, da cui non sarebbe stato difficile risalire
all'elenco di anomalie di cui sto parlando.
Se
si scorrono le preferenze ottenute in provincia di Campobasso dai
candidati si ha un quadro imbarazzante. Con quale spirito hanno
affrontato la campagna elettorale quei militanti, pur così generosi
da firmare l'accettazione della candidatura, disposti a sottoporsi
all'umiliazione di dover rifiutare il voto perfino dei parenti più
stretti e degli amici del cuore? Per non parlare del caso limite di
chi non ha potuto neppure esprimere la preferenza per se stesso.
UN
PARTITO CHE NON PARLA AGLI ELETTORI DEI LORO PROBLEMI. CHE NON OFFRE
SOLUZIONI. UN PARTITO NON CONTENDIBILE
Non
vado oltre in questo elenco perché rischio di accodarmi ad un'altra
delle peggiori abitudine invalse nel PD molisano, quella di prestare
attenzione solo ai comportamenti delle persone e ai rapporti di
potere, che pure hanno la loro importanza, trascurando però del
tutto la sostanza, le questioni di merito.
Qua
e là si è pure registrata qualche iniziativa, da aficionados, ai
limiti della clandestinità, sui temi del momento. Tuttavia, dalla
sanità all'ambiente, dall'assetto istituzionale ai costi della
politica, dal lavoro alla spesa pubblica, dai fondi del terremoto
alle partecipazioni pubbliche, i cittadini molisani non hanno la
fortuna di conoscere le proposte di governo del più grande partito
del centro-sinistra. Leggono di tanto in tanto qualche protesta
indignata. Apprezzano interventi generosi volti a rimuovere qualche
intoppo burocratico o a far cessare qualche pratica discriminatoria
in seno alle amministrazioni. Ma non si trova un cittadino molisano
di media istruzione e mediamente informato in grado di immaginare
quali atti di governo avrebbe prodotto, sulle materie che ho
elencato, il PD una volta che qualcuno dei suoi leader (ovvero,
rappresentanti eletti) avesse assunto la guida della Regione o di
altra primaria istituzione. Né una qualunque ricerca documentale
avrebbe portato a rintracciare proposte concrete, credibili,
argomentate in alcuno dei documenti prodotti dalle istanze di partito
ai vari livelli o anche solo da singoli dirigenti (ovvero, come
sempre, rappresentnti eletti).
Viceversa,
il dibattito si è protratto, in termini sempre accesi e talvolta
esacerbati, sugli schieramenti, sul ruolo delle persone, fino allo
sfinimento, fino a svuotare le stesse istanze di ogni ruolo attivo e
perfino della partecipazione fisica dei componenti.
Un
esempio, da ultimo, di cui sono stato direttamente partecipe. Leva e
Ruta si sono fatti protagonisti di un'iniziativa sul terreno delle
proposte programmatiche che, una volta tanto, andava alla ricerca
delle soluzioni, delle proposte, anche delle pure e semplici prese di
posizione su alcune delle scelte nette che si pongono davanti alla
politica molisana. Forum per l'Alternativa (con tanto di @ modernista
posto al termine), il nome dell'iniziativa. Lodevolissima. Se non si
fosse trattato di un mero espediente propagandistico per lanciare
un'operazione di rientro per Roberto Ruta, uscito malconcio
dall'uno-due delle sconfitte alle elezioni regionali e parlamentari.
Ovviamente,
dei contenuti prodotti in quella sede, trascurati dagli stessi
promotori, ben pochi si sono accorti tra i tanti che hanno condannato
l'espediente e, ancor più, le mosse che ne sono successivamente
derivate. Ruta è stato attaccato (e Leva con lui, per l'avallo che
ha fornito) ma nessuno ha menzionato le posizioni espresse. Non
avevano alcuna rilevanza.
Insomma,
un partito non solo chiuso in se stesso ma muto, incapace di parlare
ai cittadini dei loro problemi e delle soluzioni. E' in questo
contesto che hanno preso piede formazioni locali, movimenti costruiti
attorno a singoli leader senza affiliazioni nazionali. Così come si
sono verificate ondate successive di esodo verso altri partiti, IDV
dopo le precedenti regionali, SEL prima delle ultime. Un partito non
contendibile, che delude e marginalizza le personalità all'interno
che possono insidiare la burocrazia di vertice, respinge sulla soglia
le forze vive che possono rimettere in discussione gli equilibri
consolidati.
CHE
LEZIONI TRAE IL PD DA QUESTO ANNO DI SFIDE ELETTORALI? NON E' DATO
SAPERLO. SI APRE UN PERCORSO CONGRESSUALE? NON E' CHIARO
Infine,
nell'arco di pochi mesi si è votato nella maggiore provincia, in
molti comuni e alla Regione mentre nel Paese si registravano grandi
novità. Si sono condotte trattative estenuanti nel chiuso delle
stanze e si sono mandate all'aria le primarie per le provinciali
mentre si sono indette dopo qualche settimana per le regionali con un
risultato di partecipazione su cui nessuno avrebbe scommesso un
soldo. Si è persa la provincia di Campobasso (ultima della serie) ma
si è sfiorata (se non di più) la vittoria in Regione surclassando
Iorio nella stessa provincia che si era persa con largo margine
qualche settimana prima.
Che
lezione ne ha tratto il partito? Non è dato saperlo. Al più,
qualcuno è riuscito a farsi una qualche idea dell'opinione del
segretario al riguardo, ma solo attraverso la tradizione orale.
Anche
per questo motivo è difficile per un qualunque iscritto al partito
(figuriamoci per il corpo elettorale) comprendere quali siano le
prospettive. Il segretario (lo si apprende dalla stampa) ha azzerato
gli organismi e annunciato l'apertura del partito a forze nuove. Che
significa?
Confesso
di non averne la più pallida idea. C'è una lettera del segretario
nazionale, Pierluigi Bersani, indirizzata a tutti gli iscritti nelle
ultime settimane, che li invita a prendere la tessera per il 2011 (la
campagna è un po' indietro coi tempi) e a portare ciascuno un nuovo
iscritto al partito prima della fine dell'anno. Si tratta di questo?
Ci sono concrete possibilità di un raddoppio degli iscritti in
Molise? Si è aperta una campagna in tutti i circoli (come sta
avvenendo nelle altre 19 regioni d'Italia) per arrivare a questo
risultato? Fervono feste del tesseramento?
Oppure,
sono in corso trattative con i movimenti dello schieramento di
centro-sinistra che non sono affiliati a partiti nazionali per
invertire la tendenza alla chiusura, rendere il partito finalmente
contendibile e farne davvero il punto di riferimento per tutto lo
schieramento, investito del ruolo che gli spetta per il peso che
riveste nel quadro politico del paese?
Sarebbe
bello. Talmente bello che ci si potrebbe aspettare un qualche
“rumor”, qualche cauta anticipazione, qualche segnale di fumo.
Tutto il contrario. Si susseguono semmai le voci di qualche
nervosismo interno alla sola idea che singoli personaggi “in vista”
(figuriamoci se si trattasse di movimenti organizzati) possa
avvicinarsi al tempio, profanando il sacro tabernacolo.
E
l'azzeramento degli organismi? Ad azzeramento non può che seguire
percorso democratico per la ricostituzione. Un congresso? Visto che
l'assemblea (unico organismo legittimato ad assumere decisioni di
questa portata tra un congresso e l'altro) è decimata e dunque
obsoleta non sembra possa esservi altra soluzione, salvo un oltraggio
alla democrazia che il segretario non potrebbe certamente
permettersi.
Perché
non dirlo allora?
Ripeto,
non ho la risposta. Mi aspetto tuttavia che sia questa la strada che
verrà imboccata. Semplicemente, perché non riesco a immaginare
un'alternativa.
EPPURE
LA VIA CONGRESSUALE NON SEMBRA AVERE ALCUNA ALTERNATIVA. IL 2012
DARA' LA RISPOSTA. BUON ANNO A TUTTI
Può
darsi tuttavia che la mia immaginazione sia limitata. Incrocio quindi
le dita, convinto come sono che
l'unica prospettiva per il pd molisano sia quella di un processo
costituente, fondativo (non ci metto il ri- sia perché non porta
bene sia perché non c'è nessun passato glorioso da riesumare) che
si riassume in un percorso congressuale STRAORDINARIO come è
straordinaria l'anomalia di un partito sotto il 10%, chiuso in se
stesso, sconosciuto al popolo, muto, “missing” all'attività
politica ecc. ecc. Se l'azzeramento deciso da Leva è l'inizio di
questo percorso, evviva! Se è solo una furbata, una trovata da
prestigiatori stavolta, ci scommetterei, non durerà lo spazio di un
mattino e sarà travolta, da sotto e da sopra. Comunque sia – e non
lo dico solo per la tessera che ho in tasca – la storia della
politica molisana di sinistra (dal centro fino alle estreme) oggi
passa di lì, dal partito che ne è il baricentro e ne deve essere
anche il cuore pulsante.
Ma
da qui in poi non è più questione di commenti. Non è più compito
di analisti, né di giornalisti o di politologi. Occorre “esserci”.
Si faccia avanti chi è in partita o intende e può giocarla.
A
tutti costoro l'augurio di farcela. A tutti i lettori un augurio di
buone feste e di un 2012 che porti quello che il 2011 non è riuscito
a donarci. L'appuntamento per il prossimo post è per il primo
mercoledì di gennaio.