lunedì 12 dicembre 2011

Le anomalie della politica molisana

[7 dicembre – 13 dicembre]
A 50 giorni dalle elezioni, 5 mesi dopo l'avvio della campagna elettorale (convocazione delle primarie), si passa dalle parole ai fatti. Si ricomincia a fare politica.
Ci si possono aspettare sorprese? Qualche promessa sarà mantenuta?
I titoli dei giornali fanno pensare che la campagna elettorale non sia ancora finita. Ma non si trova chi sia disposto a crederci. Come mai? Non è cambiata l'aria nel Paese?
La transizione in atto è densa di incognite. Ma la situazione si è messa in movimento. In Italia.
Non in Molise, regione anomala.
Proviamo a guardare dentro questa anomalia. Con un interesse di parte, rivolto all'anomalia che caratterizza la sinistra molisana.

DOPO MESI DI CAMPAGNA ELETTORALE IN MOLISE SI TORNA A FARE POLITICA. MA E' UNA POLITICA NORMALE? QUALI NOVITA' SI PRODURRANNO?

L'insediamento del Consiglio Regionale, il 5 dicembre scorso, 50 giorni dopo il voto, 5 mesi dopo l'avvio, con le primarie del centro-sinistra, della campagna elettorale, ha segnato la ripresa dell'attività politica in Molise. Dalla politica parlata a quella giocata, avrebbe detto un commentatore sportivo. Ovvero, si passa dalle parole ai fatti.
La domanda che un cittadino molisano potrebbe ora porsi è quali speranze si possono nutrire e quali fatti è lecito attendersi.
Dovrebbe avere la precedenza la riduzione dei costi della politica. Taglio di indennità e abolizione dei vitalizi. Il presidente pro tempore ha già annunciato che sarà fatto. Ovviamente il voto favorevole sarà unanime, stando ai programmi di entrambe le coalizioni. Non è pensabile che in questo frangente storico una forza politica, ovvero un singolo rappresentante eletto, possa sottrarsi a questo imperativo. Figuriamoci una maggioranza!
E' un atto praticamente obbligato. Ne devono seguire altri. Tanto per cominciare la riforma dello statuto, con riduzione del numero di consiglieri e assessori, perché a nessuno resti il sospetto – scrivevo nel post precedente - che l'incertezza attorno alla durata della legislatura induca gli eletti a garantirsi anche per la prossima tornata una seconda chance per un bel numero di poltrone anziché per un misero lotto di seggi per di più malpagati.
Starà anche allo statuto dare una nuova definizione dell'assetto istituzionale, della ripartizione di competenze tra i diversi enti territoriali, delle regole fondamentali da porre a base della produzione legislativa in materia di enti strumentali, di incompatibilità, di conflitti di interesse, di formazione del bilancio (il pareggio di bilancio si arresta alla dimensione nazionale o è regola anche per le Regioni, in una prospettiva di federalismo reale e non a chiacchiere?). Di modo che le maggioranze contingenti siano sottratte alle tentazioni che di volta in volta possono essere suggerite dalle tante sirene che popolano il vasto mare di quella che si definisce società civile.
E di pari passo con il varo di una nuova costituzione dovrà andare la soluzione dei problemi che incombono drammaticamente sulle vite dei cittadini molisani che si ispiri già, nella concretezza delle scelte di governo, ad una nuova cultura politica. Al tanto declamato “spirito di servizio”. Il catalogo dei problemi è arcinoto e sarebbe stucchevole riproporlo. Quali soluzioni si attendono i cittadini non è meno risaputo.

PROMESSE POCO CREDIBILI E SPERANZE DESTINATE A RIMANERE DELUSE

Sarei però ipocrita se non dicessi la mia sul quesito iniziale. Quelle che ho riassunto fin qui sono le speranze che la grande maggioranza dei cittadini nutre, in modo più pressante e urgente quelli tra loro più deboli e esposti, non c'è dubbio. Ma è anche lecito attendersi che si realizzano? La mia opinione, profondamente radicata, con ben poco beneficio concesso al dubbio, è che non ci si possa fare, in nessun modo, alcuna illusione.
Penso di essere in buona compagnia. Buona, nel senso di nutrita. Non ci crede, ne sono convinto, praticamente nessuno di quelli che hanno votato Iorio. Lo hanno votato per la terza volta avendo toccato con mano di che cosa sia capace e di che cosa non lo sia neppure lontanamente. Dunque, non lo hanno votato certo perché si attendevano questo tipo di scelte. Guardano probabilmente con benevolenza le promesse che le prime pagine compiacenti continuano a sparare giornalmente su questi temi ma quanto a crederci...
Non ci hanno creduto quei tre molisani ogni dieci che hanno pensato che quello che non ha fatto fin qui Iorio non lo avrebbe fatto nemmeno Frattura.
Ci hanno creduto quelli che hanno scelto Frattura. Non tutti, diciamocelo. Forse, personalmente lo spero, la maggioranza, ma so anche che molti si sono limitati a pensare che valesse la pena di provarci, tanto per non rassegnarsi alla disperazione nera.
Comunque sia, il presidente pro tempore non è Frattura, che dovrà mettercela tutta per far capire di che pasta è fatto e quali speranze potrà riporre in lui chi tornerà a votare la prossima volta. Il quadro politico, fino alle prossime elezioni, è quello che è. Credo di poter dire che neppure una sparuta minoranza di molisani si faccia qualche illusione.

IL PAESE STA CAMBIANDO. IL MOLISE (ANCORA?) NO?

Eppure il paese sta vivendo novità fino a poco tempo fa impensabili. Spero di non urtare troppe suscettibilità mettendo in una stessa sequenza fenomeni che, presentando notevoli differenze fra loro, non è detto che possano essere legittimamente assimilati ma abbiamo visto grandi città scegliere coscientemente di accarezzare nuove speranze nelle elezioni amministrative. Poi il paese ha saputo smentire chi aveva preteso di interpretarne i sentimenti pronosticando un esodo di massa verso il mare in occasione dei referendum e ha detto chiaro e tondo che gli elettori possono tornare a decidere di decidere abbattendo in un sol colpo gli scenari di cartapesta dipinti dai chierici che hanno abdicato alla loro missione. Infine, il simbolo, l'interprete, nonché il maggiore artefice (nella misura in cui un uomo solo può riuscire nell'impresa di plasmarne tanti) è stato costretto alle dimissioni e a cedere il passo a un professore con una solida cultura, cosmopolita (o, se si vuole, globalizzata), moderata, ma pur sempre inequivocabilmente di destra, come Monti per tentare una sorta di disinfestazione, o di “sanitarizzazione” ecologica, della politica come premessa per una stagione diversa che archivi definitivamente la democrazia bloccata della prima repubblica e la sua appendice tragicomica che i chierici di cui sopra hanno etichettato come seconda repubblica.
La transizione non sarà indolore. Il risultato è tutt'altro che scontato. Il vecchio regime è duro a morire ben più di quanto oggi si voglia far credere. Ma in questa incertezza, va comunque avanti una fase di transizione. Può finire male, come accadde nel '94, dopo le speranze del '92 – '93 (biennio in cui alle mani pulite si sono contrapposte non poche manine oscure, come sappiamo), ma in ogni caso la transizione è in corso.
In Molise no. Non c'è nessuna transizione, a Iorio succede Iorio, al degrado succede il degrado, alle macchiette comiche succedono le macchiette comiche e il loggione continua a rumoreggiare senza che lo spettacolo si interrompa (che migliori, come ho detto prima, non ci spera nessuno).

IL MOLISE E' UNA REALTA' POLITICA ANOMALA NEL PANORAMA NAZIONALE...

Il Molise è una realtà anomala. Un'anomalia politica che trae alimento, per forza di cose, da anomalie socio-culturali, dal basso, e da anomalie istituzionali, dall'alto.
La destra molisana è una destra anomala. Anomala nel panorama nazionale, il che è tutto dire se si considera quanto anomala sia la destra italiana nel panorama europeo e mondiale. Delle anomalie nazionali riprende certamente molti tratti caratteristici ma riesce a distinguersi per diverse specificità che presenta in esclusiva assoluta.
Il discorso merita un approfondimento, se ci si ferma qui resta apodittico e quindi insoddisfacente. Devo quindi le mie scuse al lettore attento e interessato, perché invece non andrò oltre su questo tema. Lo abbandonerò per dedicarmi al tema che più mi sta a cuore, quello che riguarda l'anomalia parallela. Sì, perché la sinistra molisana non è meno anomala e il mio interesse di parte mi conduce a scavare più a fondo in questo campo.

MA QUI SI TRATTA DELLA SINISTRA MOLISANA, REALTA' POLITICA ANOMALA NEL PANORAMA DELLA SINISTRA NAZIONALE.

Muoverò solo i primi passi, in questo post. Mi riprometto solo di inquadrare il problema, così come a me appare, per approfondirlo la prossima settimana, facendo tesoro anche dei contributi che, spero, qualche lettore che condivide l'interesse per l'argomento si sentirà di fornire. Mi fermerò tuttavia, per un momento, su un tema preliminare che vorrei affrontare, come ho fatto in altre occasioni, col metodo delle domande a risposta chiusa rivolte al lettore.
Il tema è quello della partigianeria.

UN DISCORSO DI PARTE? E' LEGITTIMO? PARLIAMO DELLA PARTIGIANERIA
Ho dichiarato poco sopra un interesse di parte. E' lecito? Che ne pensate di chi in politica (domanda numero uno) si dichiara di parte?
a) E' il solo modo di far politica
b) E' un modo sbagliato di far politica
c) Non si può non essere di parte ma se ne devono sempre spiegare le ragioni.

Comunque la vediate, si pone il problema dell'obiettività. Si può conciliare (domanda numero due) con l'essere di parte?
a) Si, sempre, perché l'obiettività non esiste in astratto, i fatti (obiettivi) vanno sempre guardati attraverso la lente delle idee politiche
b) No, per essere obiettivi si deve essere super partes
c) Si, purché siano esplicite le chiavi di interpretazione dei fatti (obiettivi) e si ricerchi il dialogo nell'”agorà”

E come si deve valutare (domanda numero tre) chi passa da uno schieramento all'altro?
a) E' come un tradimento, essere di parte significa fare una scelta di campo che non può cambiare secondo la direzione del vento
b) E' il normale comportamento razionale, se si valuta obiettivamente e senza pregiudizi ideologici le preferenze possono andare ora all'uno ora all'altro
c) Si è di parte in base a premesse di valore che non mutano per valutazioni contingenti, se si adotta una diversa “visione del mondo” se ne deve dar conto

In definitiva (questa è l'ultima domanda, che si sente spesso ripetere) pensate che abbia ancora senso parlare di destra e di sinistra?
a) Si
b) No, se pure hanno avuto un senso, sono concetti ormai superati
c) Si, anche se la loro definizione va mutando nel tempo

Ecco, se vi può interessare, se avete risposto c) a tutte le domande la pensiamo allo stesso modo. Se avete risposto in prevalenza b) la pensiamo diversamente ma esistono le condizioni per un dialogo. Se avete risposto in prevalenza c) avete tutta la mia simpatia ma temo che questo blog vi risulti decisamente noioso e anche un po' indigesto.
Chiarito questo passaggio preliminare spero di aver esposto a sufficienza le ragioni per cui mi interessa approfondire soprattutto il tema delle anomalie che penso caratterizzino, in modo vistoso e per molti versi preoccupante, la sinistra molisana, intesa come schieramento di centro-sinistra (se con questa semplificazione non reco offesa alla componente più moderata dello schieramento, posto che la locuzione composta rappresenta una delle anomalie della politica italiana, tanto quanto quella contraria “centro-destra”).

DOVE SI TROVA L'ANOMALIA DELLA SINISTRA MOLISANA? NON RIGUARDA TUTTE LE FORMAZIONI...

Avevo preannunciato che sul tema mi sarei limitato, in questa occasione, a proporre solo qualche considerazione preliminare, per poi svilupparlo la prossima settimana.
La premessa di cui si tratta è questa: l'anomalia rispetto al quadro nazionale non riguarda lo schieramento di sinistra nel suo assieme ma solo alcune sue componenti. E' su queste che occorre soffermarsi.
Non riguarda invece il partito fondato da Antonio Di Pietro. Sarebbe clamoroso se proprio in Molise IDV presentasse qualche anomalia. Il suo leader locale è ormai senza discussione il figlio del fondatore. La percentuale di voti che raccoglie è più o meno quella che i sondaggi attribuiscono al partito su scala nazionale, se un'anomalia si è verificata in passato è comunque di segno positivo, nel senso di percentuali molto superiori a quelle nazionali, nonché espressione ulteriore delle anomalie negative dei partiti di cui ci occuperemo.
L'anomalia non riguarda neppure le formazioni sul versante più a sinistra. Qualche singolarità locale non manca: la federazione della sinistra, ad esempio, incontra qualche difficoltà e qualche contrasto in più rispetto a quello che avviene in campo nazionale, ma le elezioni regionali hanno visto comunque prevalere la linea nazionale; SEL regala agli elettori molisani lo spettacolo di ricambi al vertice un po' troppo frenetici e di contrapposizioni interne un po' troppo viziate da personalismi accesi, che deprimono alquanto il risultato elettorale rispetto alle attese che il partito potrebbe nutrire in base ai sondaggi nazionali, ma nel complesso la formazione ha una sua fisionomia che non si discosta troppo da quella nazionale. Viceversa, il PSI fa segnare risultati elettorali superiori alle medie nazionali ma, oltre ad essere un'anomalia positiva, non si accompagna a singolarità nella collocazione politica.

...MA PIU' CHE ALTRO IL PD E I PARTITI “PERSONALI” SENZA UNA CASA MADRE

Dove si registrano dunque gli scostamenti dal quadro nazionale? Da un lato, nella percentuale (a una cifra nelle ultime elezioni regionali) fatta registrare dal PD, dall'altra nell'esistenza di una serie di formazioni politiche nate come “one man party”, attorno a un leader singolo senza apparentamento con alcuna formazione nazionale.

Di questo sarà bene continuare a parlare, sin dalla prossima puntata. Gettando lo sguardo anche al terzo polo. Uno sguardo nel vuoto. Perché in Molise presenta un'anomalia soltanto: non esiste.