sabato 20 luglio 2013

FERMATEVI!

Per carità di patria, fermatevi! Per amore del popolo italiano, in nome delle responsabilità che avete assunto candidandovi a rappresentarlo, fermatevi!
Ne va non solo del futuro della sinistra in Italia, ma del futuro dei nostri figli e nipoti, se non vogliamo costringerli all’esilio, lontano da un paese inospitale.
La politica sta dando un’immagine di sé sconsolante. Non da oggi. Ma scende sempre più in basso, lungo un piano inclinato che sembra non avere fine. Fermatevi!

La responsabilità più grande ricade sul Partito Democratico. Ne era consapevole Bersani, quando dichiarava, solennemente: “porteremo sulle nostre spalle il peso della guida del Paese in questo momento così difficile”. E’ proprio così: sul PD ricade non solo il peso di rappresentare i propri iscritti, o gli elettori che ancora lo seguono con interesse, se non proprio con simpatia. Né solo quello di tenere in vita un’idea - una speranza! - di sinistra nel nostro Paese. Il PD è il partito che ha la maggioranza assoluta dei seggi alla Camera e la più numerosa delegazione di partito in Senato, oltre ad avere espresso dalle sue file il Presidente del Consiglio e il Presidente della Repubblica. Non può sfuggire alle sue responsabilità.

Può il Partito Democratico, chiamato a questo appuntamento con la storia, restare privo di guida e lasciare andare il Paese alla deriva?

E’ stato scelto un segretario “traghettatore” a cui è stato affidato il compito di arrivare rapidamente al congresso. Per quanto possa essere abile manovriero e navigato mediatore, non ci si può aspettare che riassuma in sé la guida in un simile frangente.
La segreteria, prescindendo dalle qualità dei singoli componenti, non conta. Ed è stata costituita perché non conti. Una segreteria di 10 persone è difficilmente gestibile, se si superano le 20 si cade nel ridicolo. A meno che non si tratti, come è in questo caso, di uno staff di direzione, magari ottimo ma pur sempre … senza direzione.
I dirigenti del partito, quelli che orientano, che hanno prestigio, che si cimentano in valutazioni e indicazioni di prospettiva generale, sono fuori dalle sedi decisionali di vertice e parlano agli iscritti, agli elettori, al popolo … attraverso la stampa e la televisione. La sintesi non solo non esiste ma non è neppure ricercata.
Non solo! La voce dei dirigenti di partito si mescola, confondendosi, a quella degli esponenti che, provenienti dal partito, hanno assunto incarichi di governo. E spesso finisce per esserne oscurata (o, più raramente, per oscurarla). La confusione di ruoli tra partito e istituzioni è totale. Ne ha fatto motivo di grande allarme Fabrizio Barca, in un documento ponderato e ispirato, che il corpo del partito sta accogliendo con grande interesse e con grande favore. I dirigenti invece, dopo averlo commissionato, fanno finta che non sia mai stato scritto. Accade così che, proprio mentre il fenomeno viene portato all’attenzione e alla valutazione politica, anziché essere contrastato assume dimensioni inaudite, inedite e clamorose.

Chi è alla guida del PD? Questa è la domanda senza risposta. Il segretario? Il premier? Qualcuno degli autorevoli esponenti che quotidianamente sono interrogati dai giornalisti italiani e stranieri? O il Presidente della Repubblica?
E, a proposito del Presidente della Repubblica, è qui che si sta toccando il fondo della degenerazione istituzionale. Lo si sta facendo apparire come un eversore dell’ordine costituzionale per unica e imperdonabile responsabilità di un gruppo dirigente di partito che non sa esprimere una direzione politica.

Si possono non condividere le prese di posizione squisitamente politiche del Presidente Napolitano. Essendo squisitamente politiche è anzi fisiologico che siano opinabili, e dunque contestabili. Ma come si può impedire a una personalità con la storia, l’esperienza e l’autorevolezza del Presidente della Repubblica di dire la sua in una situazione in cui manca una qualunque guida, proprio nel partito in cui ha militato per una vita?
Intervenire nella dialettica politica esorbita dalle prerogative di un Presidente secondo la nostra Costituzione repubblicana. Ma risolvere il problema imponendogli di tacere di fronte al silenzio e all’inazione della politica sarebbe un affronto sia alla ragione che alla democrazia. Questo va detto, per quanto si possano ritenere sbagliate e dannose le esternazioni del Presidente Napolitano! E farsene scudo per sfuggire alle responsabilità di una scelta non è un omaggio al Presidente ma un oltraggio, significa prendere in giro le sue reprimende e le sue esortazioni, come si è dovuto clamorosamente constatare in occasione degli applausi scroscianti che hanno accolto la severissima requisitoria svolta contro le Camere in seduta congiunta in occasione del discorso di insediamento. Insomma, se stravolgimento degli equilibri si sta verificando, lo si deve, con tutta evidenza, a chi si sottrae alle proprie responsabilità.

E’ addirittura impressionante, per i comuni cittadini, lo spettacolo di assemblee rappresentative che anziché decidere nel merito, in base a valori e opzioni politiche, si orientano in base alle valutazioni contingenti dettate dalle schermaglie di schieramento. Di rappresentanti eletti alle più alte cariche che chiedono al popolo italiano di essere apprezzati … per il solo merito di riuscire a restare in carica nei ruoli attualmente ricoperti. Di esponenti politici collocati ai vertici dello Stato che collezionano figuracce imbarazzanti in tutti i campi e accusano di tradimento della Patria chi li censura … in quanto getterebbe discredito sul Paese! Berlusconi ha davvero fatto scuola. E che dire, quanto al Partito Democratico, di quei dirigenti, autorevolissimi, che dichiarano apertamente di orientarsi nelle decisioni in base alla valutazione degli effetti che potrebbero avere sul consenso di questo o quel candidato, anche solo potenziale, in lizza per il Congresso?

Fermatevi a riflettere, dunque!
Non c’è che una scelta: celebrare il congresso in tempi rapidissimi, senza perdere un giorno di più, per dare al Partito Democratico una guida politicamente chiara.
Nel frattempo forse sarebbe il caso che la segreteria “funzionariale” fosse sostituita da una segreteria politica in cui tutti i leader - i candidati alla segreteria e i capi corrente (quelli che non hanno ruoli di governo) - possano far valere le loro ragioni, confrontarsi, perfino insultarsi e dileggiarsi, ma alla fine, se non convincersi, almeno decidere, nel rispetto reciproco, nell’ossequio alle regole democratiche e, soprattutto, nella piena consapevolezza delle responsabilità che comporta, ora, in questo drammatico momento storico, la guida del Partito Democratico. Responsabilità di cui il popolo chiederà conto. Responsabilità che la storia registrerà implacabilmente nei successi e negli insuccessi, ben oltre le miserie dei “trionfi” nelle scaramucce quotidiane in un palazzo.

Prima che un partito senza guida sia abbandonato dagli elettori, che non lo hanno votato perché imboccasse una rotta che porta al naufragio. Una rotta di cui - se mai non dovesse essere corretta per tempo - non si dovrà attribuire la responsabilità ad un qualche Schettino incosciente quanto piuttosto ad un equipaggio irresponsabile che ha abbandonato i posti di comando per godersi le soddisfazioni di una vita agiata.

Fermatevi a riflettere. Riacquistate capacità di raziocinio e lucidità, tornate ad ascoltare il mondo che vi circonda e che dimostrate ogni giorno di più di ignorare o di disprezzare, chiusi nella vostra torre di avorio. Rompete l’incantesimo.

Prima che sia troppo tardi.