mercoledì 19 febbraio 2014

Le primarie per il regionale PD del Molise. Si volta pagina

Non ho potuto seguire da vicino le primarie per il segretario regionale del Molise ma mi sono tenuto costantemente in rapporto con gli amici di “Molise per Civati”. A loro mi unisce, oltre a un'antica consuetudine, un impegno appassionato, con Pippo Civati, per un PD diverso, coerente nel rapporto con gli elettori, affidabile e aperto per i suoi iscritti, che ritrovi la sua collocazione storica nella sinistra dello schieramento politico italiano.

Abbiamo attentamente valutato, con loro e con i referenti di tutte le regioni italiane chiamate al voto, le scelte da compiere per dare continuità alla battaglia che con Civati avevamo sostenuto nelle primarie dell'8 dicembre, arrivando ad ottenere tra gli elettori quindici volte i consensi della fase di pre-selezione dei candidati riservata agli iscritti. 
Il contemporaneo esaurirsi della capacità di direzione e perfino della coesione interna del gruppo che era stato alla guida del PD dopo la caduta di Veltroni, ci aveva caricato di una grande responsabilità: indicare una prospettiva, un programma di governo per tutto il partito su una piattaforma saldamente ancorata nei valori della sinistra.
La spinta al cambiamento che aveva premiato Renzi, aveva lasciato a questo riguardo troppi lati oscuri. Cambiare verso, ma in quale direzione? Quale segno avrebbe avuto la discontinuità? Quale spazio avrebbero avuto i vecchi metodi di direzione e i potentati che ne erano stati i protagonisti? Domanda, quest'ultima, imposta in particolare dal massiccio effetto “carro del vincitore” che si era verificato non appena si era colta l'ampiezza del consenso degli elettori verso il sindaco fiorentino.

Domande che oggi sono ancora più di attualità, e caricano il nostro gruppo di consensi (e responsabilità) ancora maggiori, dentro il PD e più in generale nella sinistra italiana.


Queste valutazioni ci hanno portato, nella maggior parte delle regioni in cui si è votato, a presentare nostri candidati per esprimere con la massima chiarezza, in totale libertà, le nostre posizioni e le obiezioni che muoviamo all'indirizzo politico che ha prevalso dopo le primarie nazionali.
In tre regioni la valutazione è stata diversa, tra queste anche il Molise.
Gli amici "civatiani" del Molise hanno avanzato per primi una candidatura, quella di Michele Di Giglio, per mettere un punto fermo e chiarire che sarebbero andati al confronto con gli elettori senza remore, nella chiarezza. Ma hanno anche detto fin dal primo momento – ero presente personalmente all'incontro in cui il gruppo ha assunto formalmente questa decisione, ripresa ampiamente dalla stampa locale – che erano pronti a fare un passo indietro nel momento in cui fossero emerse possibilità di convergenza su alcuni punti fermi.
In Molise la scelta era netta: la discriminante fondamentale stava nella rottura di continuità rispetto alla gestione del partito successiva alle ultime primarie. Non credo di dovermi dilungare sul giudizio attorno a quella gestione. Ne ho scritto a più riprese su questo blog, da ultimo ho considerato una sorta di delitto efferato aver imposto un'alleanza innaturale in Regione, su basi prive di qualunque contenuto programmatico, esclusivamente in nome di una gestione comune del potere, concordata a tavolino tra individui, manovra tutta interna al personale politico. Antesignani, precursori, per dirla tutta, se ragioniamo sugli aspetti che destano maggiore preoccupazione nelle vicende di questi giorni al governo nazionale: larghe intese che si fanno strette, un'alleanza “di necessità” che si fa maggioranza politica, un governo che nasce, di servizio, con scadenza ravvicinata e diventa di svolta, con un'orizzonte di legislatura. Senza uno straccio di programma. Esattamente quanto avvenuto in Molise, nella ripetizione 2013 delle elezioni regionali, quando è stata gettata alle ortiche la ventata di novità, di cambiamento effettivo, dell'ottobre 2011.

Avendo posto queste premesse, il gruppo è stato chiamati a unire le forze da una parte dei sostenitori di Renzi a livello nazionale, raccolti attorno a Micaela Fanelli e al Presidente Frattura. Non ha posto pregiudiziali o rigidità sul candidato segretario, ma tre condizioni politiche precise. Che ci fossero pronunciamenti programmatici chiari su alcune delle questioni più scottanti sul tappeto, nella situazione economico-sociale della Regione e nella vita del partito. Che non ci fossero mediazioni o compromessi, in nome del “volemose bene - scurdammoce 'o passato” con chi aveva le maggiori responsabilità nella deriva catastrofica del partito regionale. Che il partito riconquistasse una piena autonomia nei confronti delle istituzioni, senza commistioni di ruolo, non per esercitare una critica sterile o preconcetta ma per stimolare la definizione di soluzioni innovative, marcate a sinistra, partecipando attivamente alla loro costruzione. 
Quest'ultima condizione porta come conseguenza un impegno nel partito a tempo pieno e senza commistioni con incarichi istituzionali per il segretario, Micaela Fanelli, che pertanto, nell'eventuale prospettiva, pur legittima, di candidarsi ad incarichi rappresentativi o esecutivi a livello nazionale passerebbe il testimone al vice, indicato sin dall'inizio nel coordinatore regionale della nostra area, Michele Di Giglio, capolista del raggruppamento unitario.


Questa scelta è stata premiata dagli elettori. Per i miei amici “civatiani” è stata un'esperienza di grande rilievo, per incrociare da vicino i problemi, le aspirazioni, gli ideali del popolo del PD in Molise e per misurarsi con le risposte e le proposte di soluzioni.
Il fronte dei “noti” non ha ritenuto di esprimere una candidatura in prima persona: il risultato delle primarie nazionali sconsigliava un simile azzardo. E' così confluito attorno a un'altra esponente del “renzismo” molisano, l'on. Laura Venittelli, persona che in Parlamento coltiva peraltro ottimi rapporti personali con Pippo Civati, inquadrabile nell'area politica di Franceschini. Rispettabile, come scelta di fedeltà a quei legami, che l'ha portata però a farsi portavoce di un gruppo dirigente regionale che nella sua stessa città, Termoli, ha praticamente distrutto il Partito Democratico. Una scelta che era doveroso combattere con la massima chiarezza e determinazione.
E' stato un confronto serrato, una partita combattuta, il cui esito è stato però chiaro. Ora si volta pagina. I migliori auguri a Micaela Fanelli, a Michele Di Giglio e al nuovo gruppo dirigente che è chiamato a cimentarsi con impegni di enorme portata.

Il rigore e la coerenza saranno le armi migliori per affrontarli al meglio e per vederli coronati da successo. Primo appuntamento: il tagliando dei dodici mesi per la Giunta. L'occasione per uscire dalla fase delle coabitazioni innaturali e delle pratiche spartitorie che tanti danni hanno provocato al Molise. Un regalo che gli elettori molisani meriterebbero finalmente di ricevere.