lunedì 15 ottobre 2012

Solagrital e Zuccherificio del Molise. FARE LUCE!


E’ il momento di fare il punto sulle vertenze che riguardano le partecipate della Regione Molise, di cui mi sono occupato in precedenti post (Solagrital, Zuccherificio).
Non solo perché hanno richiamato (finalmente!) l’attenzione dei media nazionali. Né solo perché è il momento di tirare le somme, alla vigilia del verdetto che ci dirà se la Giunta Iorio è ancora in piedi. Ma fondamentalmente perché stiamo entrando in un passaggio decisivo, in entrambe le vicende, che suscita apprensioni e interrogativi nei diretti interessati e in chiunque abbia a cuore le sorti dell’economia di questa regione.





SOLAGRITAL
La Regione dopo un lungo sconcertante immobilismo ha (finalmente!) rotto il silenzio adottando una delibera che dovrebbe servire a scongiurare il disastro. Dispone lo stanziamento delle risorse finanziarie ritenute sufficienti a fronteggiare l’emergenza immediata.
Tutto chiarito?
Neanche per idea.

Ecco i principali nodi da sciogliere:

  • Non si dà alcuna certezza sulle spettanze arretrate dei dipendenti. Non viene messo nero su bianco, nella delibera o in qualunque altro atto ufficiale, l’impegno a corrisponderle, integralmente, entro una scadenza precisa. I lavoratori non sono solo creditori privilegiati, dovrebbero essere la prima preoccupazione di chi governa.

  • Nonostante le perdite accumulate nel conto economico (costi e ricavi), perfino nell’ultimo esercizio in cui si è lavorato “a scartamento ridotto”, perdite che vanno ad appesantire ancor più il conto patrimoniale (attivi e passivi), non si fornisce alcuna analisi dei problemi strutturali che impediscono l’equilibrio economico. Si continuano a richiamare, nei documenti ufficiali, esclusivamente i crediti non riscossi da Arena, che peraltro incidono sul patrimonio e non sul conto economico.

  • Di tutte le voci di costo, solo due sembrano essere oggetto di attenzione, secondo quanto si evince dalle iniziative intraprese: i contratti di soccida e gli organici. Si punta dunque a tagliare sulle persone (molisane, peraltro) che lavorano per la filiera. Eppure i fattori che, per unanime convinzione, incidono maggiormente sono il peso eccessivo di tutte le funzioni riconducibili al quadro di comando e le “diseconomie”, esterne ed interne, che si creano lungo la filiera per la mancanza di un quadro organizzativo unitario, coordinato, dalla produzione dei mangimi fino alla commercializzazione (distribuzione, rapporti con i clienti).


  • Quanto al quadro di comando, non si vede alcun atto concreto in direzione della razionalizzazione, dello snellimento, del risparmio. Al contrario, si preannunciano ulteriori costi, presumibilmente assai elevati, per la consulenza specialistica che è stata affidata per la redazione di un (ennesimo) piano industriale, preliminare alle dismissioni

  • Quanto alla filiera, resta avvolta dal mistero la risposta che si intende dare, come Solagrital in quanto principale creditore “chirografaro” (cioè, non privilegiato), alla proposta ufficializzata da Arena spa nel quadro della procedura concordataria

  • Nell’attesa di questo nuovo piano industriale non viene portata alla valutazione politica del Consiglio Regionale alcuna ipotesi circa quelli che dovrebbero essere gli assi portanti (o se si vuole, in gergo sindacale, i “paletti”) a cui dovrebbe attenersi il percorso di dismissioni per salvaguardare e rilanciare l’economia dell’area, attorno alla filiera, tutelando gli interessi di tutti gli operatori maggiormente danneggiati dalla pessima gestione attuale nonché quelli dei contribuenti molisani


Un’ultima annotazione.
Impegnare risorse pubbliche ingentissime in un’impresa di diritto privato non solo deve rispondere a finalità di rilievo politico, dunque di carattere generale, ma deve anche, obbligatoriamente, obbedire ai principi della corretta amministrazione del denaro pubblico. Il fatto che l’impresa sia soggetta al regime civilistico nulla toglie a questo vincolo di carattere generale, che per la nostra Costituzione (articolo 97) si sostanzia nel dover assicurare “il buon andamento e l'imparzialità”. Che per molti tra i più autorevoli commentatori è sinonimo di trasparenza. Sarebbe addirittura paradossale se un’impresa quotata in Borsa (mi riferisco alla Arena spa), di proprietà di privati per una quota largamente maggioritaria, fosse vincolata a questi principi, in virtù del regime a cui devono sottostare le società quotate, e che invece l’opacità delle scelte e la negligenza della gestione economica la facessero da padrone in un’azienda di proprietà pubblica.

ZUCCHERIFICIO

E’ in corso l’iter del concordato preventivo. Riflettori accesi dunque, perché lo richiedono le procedure, a salvaguardia degli interessi dei creditori. Tuttavia anche qui molte zone d’ombra.
Le risposte che la proprietà pubblica (nella persona dell’assessore che la rappresenta nella compagine sociale) ha ritenuto di dare alle domande sollevate su questo blog lasciano molti punti irrisolti.

Ecco i principali nodi da sciogliere. Vi si trovano molte, non casuali, coincidenze con la vicenda Solagrital:

  • Non si dà alcuna certezza sulla sorte dei dipendenti rimasti in carico alla vecchia Spa dopo la costituzione della Newco. Nonostante un pronunciamento unanime del Consiglio Regionale inteso a garantire la salvaguardia di tutte le posizioni occupazionali, si parla di soluzioni “su misura”, caso per caso, mentre si rinvia di quindici giorni in quindici giorni il distacco presso la Newco. Il fatto è che non c’è un piano di dismissioni del ramo d’azienda rimasto in capo alla vecchia Spa: ci si affida al “chi vivrà vedrà” e si chiede fiducia “sulla parola”.

  • Idem dicasi per i lavoratori avventizi, ai quali una certezza può e deve essere data: quella riguardante le procedure e i criteri di priorità nelle selezioni, per il futuro. Viceversa, si è fatto ricorso già per la campagna di quest’anno a un’agenzia di lavoro interinale, per delegare ad altri questo compito e lavarsene le mani. Ripeto quanto già detto per Solagrital: i lavoratori non sono solo creditori privilegiati, dovrebbero essere la prima preoccupazione di chi governa.

  • Nonostante le perdite accumulate, perfino nell’ultimo esercizio, in cui si è lavorato “a scartamento ridotto” (potete controllare, mi sto ripetendo anche a questo proposito), non si fornisce alcuna analisi dei problemi strutturali che impediscono l’equilibrio economico. Di tutte le voci di costo, si continua a concentrare tutta l’attenzione sugli organici, per tagliare sulle persone. Eppure i fattori che, per unanime convinzione, incidono maggiormente sono le “diseconomie” che si creano lungo la filiera per la mancanza di un quadro organizzativo unitario, coordinato, dalla produzione delle bietole fino alla commercializzazione.

  • In particolare, quanto alla filiera, oltre al costo del trasporto, pesa quello, fuori mercato, delle barbabietole prodotte in zona. Perché si sta verificando un deterioramento progressivo della resa e perché vi è una totale assenza di investimenti sugli utilizzi combinati dei residui di lavorazione. Due temi, problematici, su cui i documenti prodotti a corredo della proposta di concordato preventivo preferiscono tacere.

  • Quanto alla resa, non si fa affronta il tema della progressiva conversione verso altre colture di ampie zone che erano state rese irrigue con ingenti investimenti (ed in cui si effettuava un doppio raccolto), in particolare in Molise, dove gli ettari coltivati a bietola si sono ridotti drasticamente. Né viene in alcun modo fatto cenno al tema dei residui. Mentre agli zuccherifici del nord si affiancano, ad opera dei produttori di barbabietole associati che ne hanno acquisito la proprietà, piccoli impianti di produzione di biogas dagli scarti surpressati e da ultimo perfino impianti di produzione di plastica di origine alimentare, ecologica, biodegradabile, a zero emissioni, lo Zuccherificio del Molise si segnala per lo spreco e il mancato utilizzo, che incide pesantemente sul costo di approvvigionamento.



  • Emergono inoltre segnali inquietanti anche per quanto riguarda il costo delle funzioni ricollegabili al “quadro di comando”, sia in termini di costi diretti della procedura concordataria ma ancor più come costi delle expertise (consulenze specialistiche) e delle funzioni manageriali in questa fase di transizione, preliminare alle dismissioni


  • Restano ignote, sullo sfondo, in questo quadro di incertezza, le scelte strategiche, politiche, che dovranno orientare la predisposizione del bando per la dismissione (della Newco e, non dimentichiamolo,  della vecchia Spa). Anche in questo caso, come per la Solagrital, dovranno essere portate alla valutazione politica del Consiglio Regionale nel tempo più breve possibile le ipotesi circa gli assi portanti a cui dovrebbe attenersi. Quanto all’approvvigionamento, quanto ai volumi produttivi (fino a quando si dovranno continuare a cedere quote all’estero per pareggiare i conti?) quanto all’unitarietà del ciclo produttivo e alla territorialità della filiera. Per dirne solo alcuni. Così da salvaguardare e rilanciare l’economia dell’area, attorno alla filiera, tutelando gli interessi di tutti gli operatori maggiormente danneggiati dalla pessima gestione attuale nonché quelli dei contribuenti molisani

Corretta amministrazione e trasparenza, come ho già detto. Difficile che possa esservi l’una senza l’altra.