E’ il momento di fare il punto sulle vertenze che
riguardano le partecipate della Regione Molise, di cui mi sono occupato in
precedenti post (Solagrital, Zuccherificio).
Non solo perché hanno richiamato (finalmente!)
l’attenzione dei media nazionali. Né solo perché è il momento di tirare le
somme, alla vigilia del verdetto che ci dirà se la Giunta Iorio è ancora in
piedi. Ma fondamentalmente perché stiamo entrando in un passaggio decisivo, in entrambe
le vicende, che suscita apprensioni e interrogativi nei diretti
interessati e in chiunque abbia a cuore le sorti dell’economia di questa
regione.
SOLAGRITAL
La Regione dopo un lungo sconcertante immobilismo ha
(finalmente!) rotto il silenzio adottando una delibera che dovrebbe servire a
scongiurare il disastro. Dispone lo stanziamento delle risorse finanziarie
ritenute sufficienti a fronteggiare l’emergenza immediata.
Tutto chiarito?
Neanche per idea.
Ecco i principali nodi da sciogliere:
- Non si dà alcuna
certezza sulle spettanze arretrate dei dipendenti. Non viene
messo nero su bianco, nella delibera o in qualunque altro atto ufficiale,
l’impegno a corrisponderle, integralmente, entro una scadenza precisa. I
lavoratori non sono solo creditori privilegiati, dovrebbero essere la
prima preoccupazione di chi governa.
- Nonostante le
perdite accumulate nel conto economico (costi e ricavi), perfino
nell’ultimo esercizio in cui si è lavorato “a scartamento ridotto”,
perdite che vanno ad appesantire ancor più il conto patrimoniale (attivi e
passivi), non si fornisce alcuna analisi dei problemi strutturali che impediscono
l’equilibrio economico. Si continuano a richiamare, nei
documenti ufficiali, esclusivamente i crediti non riscossi da Arena, che
peraltro incidono sul patrimonio e non sul conto economico.
- Di tutte le voci
di costo, solo due sembrano essere oggetto di attenzione, secondo quanto
si evince dalle iniziative intraprese: i contratti di soccida e gli
organici. Si punta dunque a tagliare sulle persone (molisane, peraltro)
che lavorano per la filiera. Eppure i fattori che, per unanime
convinzione, incidono maggiormente sono il peso eccessivo di tutte le
funzioni riconducibili al quadro di comando e le “diseconomie”,
esterne ed interne, che si creano lungo la filiera per la
mancanza di un quadro organizzativo unitario, coordinato, dalla produzione
dei mangimi fino alla commercializzazione (distribuzione, rapporti con i
clienti).
- Quanto al quadro
di comando, non si vede alcun atto concreto in direzione della
razionalizzazione, dello snellimento, del risparmio. Al contrario, si
preannunciano ulteriori costi, presumibilmente assai
elevati, per la consulenza specialistica che è stata affidata per la
redazione di un (ennesimo) piano industriale, preliminare alle dismissioni
- Quanto alla
filiera, resta avvolta dal mistero la risposta che si intende dare, come
Solagrital in quanto principale creditore “chirografaro” (cioè, non
privilegiato), alla proposta ufficializzata da Arena spa
nel quadro della procedura concordataria
- Nell’attesa di
questo nuovo piano industriale non viene portata alla valutazione politica
del Consiglio Regionale alcuna ipotesi circa quelli che dovrebbero essere
gli assi
portanti (o se si vuole, in gergo sindacale, i “paletti”) a cui
dovrebbe attenersi il percorso di dismissioni per salvaguardare e rilanciare
l’economia dell’area, attorno alla filiera, tutelando gli
interessi di tutti gli operatori maggiormente danneggiati dalla pessima
gestione attuale nonché quelli dei contribuenti molisani
Un’ultima annotazione.
Impegnare risorse pubbliche ingentissime in
un’impresa di diritto privato non solo deve rispondere a finalità di rilievo
politico, dunque di carattere generale, ma deve anche, obbligatoriamente,
obbedire ai principi della corretta amministrazione del denaro pubblico.
Il fatto che l’impresa sia soggetta al regime civilistico nulla toglie a questo
vincolo di carattere generale, che per la nostra Costituzione (articolo 97) si
sostanzia nel dover assicurare “il buon
andamento e l'imparzialità”. Che per molti
tra i più autorevoli commentatori è sinonimo di trasparenza. Sarebbe addirittura paradossale se un’impresa quotata in
Borsa (mi riferisco alla Arena spa), di proprietà di privati per una quota largamente
maggioritaria, fosse vincolata a questi principi, in virtù del regime a cui
devono sottostare le società quotate, e che invece l’opacità delle scelte e la
negligenza della gestione economica la facessero da padrone in un’azienda di
proprietà pubblica.
ZUCCHERIFICIO
E’ in corso l’iter del concordato preventivo.
Riflettori accesi dunque, perché lo richiedono le procedure, a salvaguardia
degli interessi dei creditori. Tuttavia anche qui molte zone d’ombra.
Le risposte che la proprietà pubblica (nella
persona dell’assessore che la rappresenta nella compagine sociale) ha ritenuto
di dare alle domande sollevate su questo blog lasciano molti punti irrisolti.
Ecco i principali nodi da sciogliere. Vi si
trovano molte, non casuali, coincidenze con la vicenda Solagrital:
- Non si dà alcuna
certezza sulla sorte dei dipendenti rimasti in carico
alla vecchia
Spa dopo la costituzione della Newco. Nonostante un
pronunciamento unanime del Consiglio Regionale inteso a garantire la
salvaguardia di tutte le posizioni occupazionali, si parla di soluzioni
“su misura”, caso per caso, mentre si rinvia di quindici giorni in
quindici giorni il distacco presso la Newco. Il fatto è che non c’è un
piano di dismissioni del ramo d’azienda rimasto in capo alla vecchia Spa:
ci si affida al “chi vivrà vedrà” e si chiede fiducia “sulla parola”.
- Idem dicasi per i
lavoratori
avventizi, ai quali una certezza può e deve essere data: quella
riguardante le procedure e i criteri di priorità nelle selezioni, per il
futuro. Viceversa, si è fatto ricorso già per la campagna di quest’anno a
un’agenzia di lavoro interinale, per delegare ad altri questo compito e
lavarsene le mani. Ripeto quanto già detto per Solagrital: i lavoratori
non sono solo creditori privilegiati, dovrebbero essere la prima
preoccupazione di chi governa.
- Nonostante le
perdite accumulate, perfino nell’ultimo esercizio, in cui si è lavorato “a
scartamento ridotto” (potete controllare, mi sto ripetendo anche a questo
proposito), non si fornisce alcuna analisi dei problemi strutturali che
impediscono l’equilibrio economico. Di tutte le voci di costo, si continua
a concentrare tutta l’attenzione sugli organici, per tagliare sulle
persone. Eppure i fattori che, per unanime convinzione, incidono
maggiormente sono le “diseconomie” che si creano lungo la filiera per la
mancanza di un quadro organizzativo unitario, coordinato, dalla produzione
delle bietole fino alla commercializzazione.
- In particolare, quanto
alla filiera, oltre al costo del trasporto, pesa quello, fuori mercato,
delle barbabietole prodotte in zona. Perché si sta verificando un deterioramento
progressivo della resa e perché vi è una totale assenza di
investimenti sugli utilizzi combinati dei residui di
lavorazione. Due temi, problematici, su cui i documenti prodotti a corredo
della proposta di concordato preventivo preferiscono tacere.
- Quanto alla resa,
non si fa affronta il tema della progressiva conversione verso altre colture
di ampie zone che erano state rese irrigue con ingenti investimenti (ed in
cui si effettuava un doppio raccolto), in particolare in Molise, dove gli
ettari coltivati a bietola si sono ridotti drasticamente. Né viene in
alcun modo fatto cenno al tema dei residui. Mentre agli zuccherifici del
nord si affiancano, ad opera dei produttori di barbabietole associati che
ne hanno acquisito la proprietà, piccoli impianti di produzione di biogas
dagli scarti surpressati e da ultimo perfino impianti di produzione di
plastica di origine alimentare, ecologica, biodegradabile, a zero
emissioni, lo Zuccherificio del Molise si segnala per lo spreco e il
mancato utilizzo, che incide pesantemente sul costo di approvvigionamento.
- Emergono inoltre
segnali inquietanti anche per quanto riguarda il costo delle funzioni
ricollegabili al “quadro di comando”, sia in termini di
costi diretti della procedura concordataria ma ancor più come costi delle
expertise (consulenze specialistiche) e delle funzioni manageriali in
questa fase di transizione, preliminare alle dismissioni
- Restano ignote, sullo
sfondo, in questo quadro di incertezza, le scelte strategiche, politiche,
che dovranno orientare la predisposizione del bando per la dismissione
(della Newco e, non dimentichiamolo, della vecchia Spa). Anche in questo caso,
come per la Solagrital, dovranno essere portate alla valutazione politica
del Consiglio Regionale nel tempo più breve possibile le ipotesi circa gli
assi portanti a cui dovrebbe attenersi. Quanto all’approvvigionamento, quanto ai
volumi
produttivi (fino a quando si dovranno continuare a cedere quote
all’estero per pareggiare i conti?) quanto all’unitarietà del ciclo
produttivo e alla territorialità della filiera. Per dirne
solo alcuni. Così da salvaguardare e rilanciare l’economia dell’area,
attorno alla filiera, tutelando gli interessi di tutti gli operatori
maggiormente danneggiati dalla pessima gestione attuale nonché quelli dei
contribuenti molisani
Corretta amministrazione e trasparenza, come ho già detto. Difficile che possa esservi l’una
senza l’altra.
Fino a quando si dovrà attendere perché l’interesse
pubblico prenda il sopravvento su quello privato, di chi governa e della sua
corte?
Sullo stesso argomento in questo blog:
- Le dieci risposte della Regione sullo Zuccherificio del Molise
- Filiera.
Territorio. Qualità. 2a parte
- SOLAGRITAL:
Filiera. Territorio. Qualità.
- Solagrital. Il
vicolo cieco. 2a puntata
- Solagrital.
Un'altra storia da non dimenticare. Nel tramonto di Iorio
Sullo stesso argomento in questo blog:
- Le dieci risposte della Regione sullo Zuccherificio del Molise