domenica 12 giugno 2011

2) Un'aspra battaglia per difendere la libertà di informazione

[8 - 14 giugno]



Una battaglia non secondaria si è combattuta – e, a mio parere, si è vinta – prima ancora di arrivare al voto per i referendum. Si può quasi dire che un primo pronunciamento popolare c'è già stato. Contro la sistematica violazione del principio della libera informazione.
Il consenso INFORMATO è uno dei pilastri su cui si basa la democrazia rappresentativa: la menzogna sistematica, il raggiro come modello di relazione tra governo e cittadini sono l’esatto opposto ed hanno talmente permeato nel profondo l’operato di questo governo da richiedere un’opera di bonifica e di liberazione delle coscienze che dovrà andare altrettanto in profondità.
Sui temi oggetto del referendum c’è stato un segnale di reazione a questi sistemi, la ricerca di nuovi canali di informazione per uscire dalla gabbia, anche per effetto – bisogna ammetterlo dell'irrompere di una realtà più forte di tutte le censure e gli inganni con l'incidente di Fukushima. I risultati sono stati davvero importanti, al punto che pezzi via via più ampi dello stesso schieramento di centro-destra, una volta percepito il soffio di liberazione che stava prendendo il sopravvento, si sono sentiti autorizzati ad esprimersi liberamente fuori dagli schemi della propaganda asservita ed hanno cominciato a manifestare opinioni – semplicemente – di buon senso.
Il bersaglio grosso della propaganda governativa è stato il tema del nucleare. I dati sono stati manipolati: su fabbisogni energetici e prospettive, sui componenti di costo (per spiegare una bolletta energetica gonfiata), sulle tecnologie utilizzate, sulla sicurezza. Tutti falsati. Si è insistito con enfasi sulla scelta di “reattori di ultima generazione” facendoli passare per ultra-sicuri, quando differiscono dai precedenti solo per il minore consumo di uranio, mentre creano più problemi di sicurezza – per lo stoccaggio - anziché meno. Tutto questo, unito al segreto di stato sui siti prescelti, doveva servire a compiere la scelta nucleare sottraendola al potere di valutazione critica dei cittadini. Così non è stato, la verità dei fatti si è affermata, sia pure a fatica.
L'obiettivo della campagna non era far vincere il no, ma sopire la reazione popolare allo scippo del referendum sul nucleare. Era scontato che sull’acqua e sulla prescrizione breve sarebbe arrivata una valanga di SI (al punto che non si sono neppure preoccupati di spacciare dati falsi). Allontanatosi il pericolo di quorum una volta caduto quello sul nucleare, sarebbero risultati per l’ennesima volta inutili.
E' stato dunque questo un primo no, di fondo e di principio, che si è già affermato nella campagna in corso, qualunque possa essere l'esito del referendum. No alla manipolazione dell'informazione.