domenica 12 giugno 2011

4) Costruire un'altra politica. Energia. Giustizia

[8 - 14 giugno]

PER CONTRASTARE IL RIFIUTO DELLA POLITICA
Chi sostiene la battaglia per i SI ai referendum ha un’ambizione che va comunque oltre il risultato immediato dell'abrogazione di leggi sbagliate e dannose.
Non si accontenta di respingere ma, con i quattro SI, intende costruire un’altra politica, un altro progetto, un’altra cultura, basata su altri valori e diretta ad altri obiettivi. E’ fuori luogo parlarne nel momento del no, della mobilitazione per cancellare norme inaccettabili?
A mio parere se ne deve parlare, perché il rifiuto di una politica - dannosa e ingiusta - non lasci sul terreno, come detrito non riciclabile, il rifiuto della politica. Le risorse della politica – norme e denaro (pubblico) – sono state usate da questo governo contro i più deboli e in definitiva contro l’interesse generale. Non vuol dire che siano per ciò stesso risorse di cui non ci si possa o non ci si debba occupare. Si deve avere in mente un altro, diverso, modo di utilizzarle, non per appropriarsene ma per fare l’interesse generale e in particolare quello di chi ha meno risorse a disposizione. I Grilli parlanti che propagandano il rifiuto - “qualunque uso si faccia di quelle risorse sarà un uso sporco” - sono solo un cavallo di Troia (o una maschera miserella) dentro cui (o dietro cui) si nasconde il potere ingiusto e il diritto diseguale che oggi vogliamo combattere.

PER L'EFFICIENZA ENERGETICA E LE FONTI RINNOVABILI
Spendiamo allora qualche parola anche sull’idea diversa di futuro che abbiamo in mente.
Non diciamo no al nucleare per aprire la strada ai grandi affari dei mercanti di petrolio (e affini) non meno pericolosi, inquinanti e costosi. Guardiamo invece a un futuro in cui si investano risorse per il risparmio (efficienza energetica) e il ricorso a fonti rinnovabili.Investimenti che producono anche un più alto valore aggiunto, un maggiore contenuto occupazionale, un indotto più ampio.
Ci sono, è quasi ovvio, minacce in agguato anche lungo questa strada: sfruttamento selvaggio, rapina ai danni dei più deboli, danni ambientali. Ma si tratta di minacce che si devono fronteggiare con il buon governo (buone leggi e uso virtuoso degli incentivi) e la buona amministrazione, a partire dal livello locale.
E’ un discorso che calza a pennello per il Molise, che si ritrova ad essere esportatore netto di energia e possiede la risorsa di un territorio a bassa antropizzazione che merita di essere messo in valore (anche dal punto di vista energetico) purché si rispetti rigorosamente il vincolo della sostenibilità, respingendo chiunque possa arrecargli un danno per il proprio profitto.

PER UNA GIUSTIZIA PIENAMENTE DEMOCRATICA
Allo stesso modo, mentre respingiamo la norma ad personam in materia di giustizia invochiamo pur tuttavia un’altra giustizia.
Non solo non riteniamo che la magistratura sia un potere eversivo, in mano a toghe rosse di scuola sovietica: la riteniamo piuttosto ancora troppo permeabile a una cultura fondata sull’ossequio ai potenti e sul diritto diseguale.
Non ci nascondiamo quali sforzi encomiabili, perfino eroici, abbiano compiuto quei magistrati che da qualche decennio lottano per voltare pagina ed imporre una diversa giustizia. Ma il cammino da fare è ancora tanto, anche perché il potere politico non solo non ha assecondato quegli sforzi ma li ha combattuti in modo feroce, con una palese dissimmetria e sproporzione di mezzi, brandendo la le sue risorse, le leggi (non solo quelle ad personam) e i denari (pubblici) come armi di distruzione dei giudici nemici.
I processi sono lunghi (e le prescrizioni brevi), le carceri pullulano degli ultimi, degli emarginati, in condizioni disumane, la giustizia civile è un freno poderoso a qualunque democratizzazione e civilizzazione – uso di proposito questi termini al posto dell’abusato “modernizzazione” – dei processi economici. La riforma epocale invocata da Berlusconi vorrebbe riportarci ai tempi in cui al vertice della magistratura sedevano fedeli esecutori delle direttive impartite dai pochi leader politici nelle cui mani era concentrato il potere reale, magari con il condimento di qualche tribunale speciale. Non passerà, ma non rinunceremo af un processo riformatore in cui la democrazia possa dispiegarsi interamente in un ganglio vitale della nostra società quale la magistratura.