giovedì 23 giugno 2011

Le priorità per la svolta. 1) Lavoro e sviluppo

[22 giugno - 28 giugno]
Apriamoci al confronto con i candidati. Anche prima che siano depositate le firme, possiamo porre le domande.
Il triangolo: lavoro e sviluppo, ambiente e territorio, legalità.
Occorre far sì che ogmi candidato spieghi con chiarezza quale modello di rapporto tra stato e mercato (o tra politica e economia) abbia in mente.
Gli elettori vorranno certamente capire bene come si comporterebbe, in concreto, nei casi di crisi e come aiuterebbe l'economia a crescere e a creare lavoro.


Il primo tema è il lavoro. Nessuno di quelli che potrà immaginare di candidarsi per sfidare Iorio si sottrarrà all'obbligo di recitare il “credo” sui guasti del suo modello di governo. Clientelismo, personalismo, paternalismo, autoritarismo: ovvero, spesa facile, per la ricerca del consenso.
Se però ci si limita ad affermare che il modello è in crisi perché sono finiti i tempi della spesa facile, non si va molto lontano. Che vuol dire? - chiedono gli elettori. Che quando i cordoni della borsa si stringono si può dare solo a pochi? Che si deve fare un po' a turno?
Se si tratta solo di questo la battaglia è persa in partenza. Chi ha avuto, continuerà a considerarsi tra i privilegiati e aspetterà il momento migliore, chi pensa che debba venire il suo turno, preferirà contrattare con chi finora ha deciso piuttosto che con il concorrente che fin qui ha perso.
C'è un modello diverso? Altre regole del gioco? E se devono cambiare le regole del gioco, è credibile chi ha giocato finora, dall'opposizione, secondo quelle regole?

In concreto, faccio un esempio banale, che è però quello che quotidianamente ci viene messo davanti agli occhi.
Se un'azienda non ce la fa a stare sul mercato, chi decide e come si decide se quella azienda ha un futuro? A quali condizioni? La risposta alla prima domanda è una sola: decide il mercato. Come decide?
Qui le risposte si divaricano nettamente tra destra e sinistra. La vulgata neo-liberista, che ha dettato legge negli ultimi trent'anni (con forte penetrazione anche nelle file della sinistra) è che il mercato decide tanto meglio quanto più viene lasciato libero di agire secondo le sue leggi (ovvero, non trattandosi di leggi poste dalla politica, spontaneamente).

La risposta della sinistra politica nel mondo, nelle sue varie articolazioni, è che il mercato lasciato a se stesso non garantisce equità, o giustizia, o coesione sociale, a seconda delle declinazioni del termine. E che è per di più miope, per cui sulla lunga distanza non garantisce neppure efficienza. Perciò richiede correzioni.
Requisito fondamentale è la democrazia, in politica e in economia. Gli interventi devono cioè essere trasparenti (decisioni formali assunte secondo legge) e impersonali. Altrimenti si ha la degenerazione di questa seconda ipotesi, che consiste nell'intervento della politica per modificare l'andamento spontaneo del mercato sostituendosi ad esso e portando dunque a distorcerlo a favore di singoli gruppi allo scopo di acquisirne il consenso (variante clientelare), ovvero a favore dei politici stessi (variante affaristica). Le due varianti danno luogo spesso a combinazioni ed intrecci.

UN CANDIDATO CHE DICA CON CHIAREZZA QUALE MODELLO DI RAPPORTO TRA STATO E MERCATO, O TRA POLITICA ED ECONOMIA ABBIA IN MENTE. PER FARCI CAPIRE BENE COME SI COMPORTERA' IN CONCRETO NELLE CRISI

La politica con il suo intervento può anche modificare il sistema delle convenienze. Ma deve farlo misurandosi con il mercato, non sostituendolo.
Stiamo parlando, tra l'altro, delle regole che l'Europa si è data faticosamente nel periodo della sua storia in cui ha prevalso l'orientamento socialdemocratico (o liberalsocialista). Da un decennio a questa parte si è un po' smarrita quella strada con il prevalere a livello continentale di maggioranze liberiste di centro-destra.
A ben vedere, il liberismo enunciato risulta corretto, spesso e volentieri (in questo l'Italia di Berlusconi è stata maestra) da forme di protezionismo a base nazionalista (pensiamo alle quote latte in “Padania”, ma si deve dire che la Francia ne ha fatto il principio ispiratore della politica agricola comunitaria) che da ultimo è diventato una bandiera delle forze ultra-conservatrici (spesso fino al limite del nazifascismo dichiarato) che hanno pesantemente condizionato quella maggioranza.

Un programma di centro-sinistra non può fare altro che tornare a quei principi, per riprendere quel cammino. Tenendo conto, ovviamente, delle grandi novità intervenute con la globalizzazione e con la messa in movimento di enormi masse su scala planetaria.
Le novità di cui parliamo, vorrei chiarire bene la mia opinione, non solo non contraddicono i principi e le opzioni di fondo del movimento socialista e democratico ma ne rendono più impellente l'affermazione, nei termini nuovi e più aggiornati imposti dal contesto mutato.

Sono andato su un terreno troppo astratto e generale? Eccomi pronto a tornare con i piedi per terra. La storia di questi dieci anni di governo in Molise è un seguito impressionante di storie di insuccessi (il contrario delle success stories). Chi può citare l'esempio di una azienda su cui sia piovuta una copiosa messe di aiuti per salvarla dall'abisso e che oggi abbia restituito (anche solo a tasso zero) quanto avuto e possa vantare un futuro tranquillo e una prospettiva di crescita occupazionale?
In genere ogni intervento di salvataggio a spese della Regione è giunto al termine di una fase estenuante di negoziati tra le forze politiche e con le parti sociali. L'imperativo era “salvare i posti di lavoro”. Sono stati salvati davvero? C'erano alternative più eque ma anche più efficienti sia per i lavoratori coinvolti sia per gli imprenditori? Come mai il mercato era stato “severo” con quelle aziende? C'era un modo per riportare l'azienda in asse sui binari?

UN CANDIDATO CHE DIA CONTO DEI COMPORTAMENTI PASSATI, IN CONCRETO, SUL TEMA DEL LAVORO. PER ESSERE CREDIBILE SUGLI IMPEGNI PER IL FUTURO

Di questo lungo elenco di eventi, molti dei potenziali candidati saranno stati partecipi. Da imprenditori o da sindacalisti, da amministratori, da rappresentanti nelle assemblee elettive, in ruoli di maggioranza o di opposizione, da commentatori (è anche quello un ruolo chiave). Visto che il regolamento per le primarie prevede che i candidati possano “presentare un proprio contributo programmatico che arricchisca, in modo non conflittuale con le linee programmatiche del centrosinistra” la piattaforma (richiamando inoltre la raccomandazione n. 60/99 del Congresso dei poteri locali del Consiglio d’Europa riguardante il Codice europeo di comportamento per gli attori politici nelle istituzioni locali) si offre un'ottima occasione per qualche dichiarazione impegnativa sul comportamento futuro, in occasioni similari, in caso di elezione alla carica di Presidente della Regione.
Si darà anche modo così, se del caso, di ripercorrere la propria storia politica spiegando, per garantirsi una solida credibilità, le motivazioni che hanno guidato in quelle occasioni i propri comportamenti. Niente di meglio di un giudizio a ragion veduta degli elettori per corroborare una candidatura in vista della sfida che conta, quella che ormai si usa definire come la sfida delle secondarie.

Il tema del lavoro è quello che mi premeva affrontare all'inizio del cammino. Ci sarà modo di affrontare via via gli altri temi prioritari, con l'auspicio che nessuno dei candidati si dimostri sordo a questo genere di richiami di merito.