giovedì 30 giugno 2011

Il clima giusto per le primarie non c'è ancora

[29 giugno - 5 luglio]
La convocazione delle primarie del centro-sinistra è una buona notizia, ma ora non si può sbagliare.
Questa l'apertura del post precedente. A una settimana di distanza si profila qualche candidatura che abbia i numeri per vincere le elezioni, dopo aver vinto le primarie?
Proviamo a rispondere passando in rassegna le ipotesi di candidatura a meno di dieci giorni dalla scadenza per la raccolta delle firme.
E i programmi? E il cuore della svolta? Chi sta pronunciando parole chiare su lavoro e sviluppo, su ambiente e territorio, sulla legalità?
La strada da percorrere è ancora tanta. Ed è in salita

IL CLIMA GIUSTO PERCHE' LE PRIMARIE DEL CENTRO-SINISTRA IN MOLISE SIANO UN SUCCESSO NON C'E' ANCORA

Nel post precedente abbiamo salutato come una bella novità e un ottimo segnale la decisione di indire le primarie per il prossimo 11 settembre.
Il 24 giugno è partita la raccolta delle firme per gli aspiranti candidati. Siamo quasi a metà percorso per questa fase iniziale. E' la fase in cui, in gran parte, si segnerà la sorte di questo passaggio. Come stiamo messi?
Si è detto, dell'Italia, che si sta assistendo (amministrative e referendum) a un risveglio dal torpore. Quando il sogno minaccia di trasformarsi in incubo è meglio svegliarsi. Lo si può dire anche del Molise? Se le provinciali avevano dato solo qualche primo segnale senza tuttavia modificare il quadro, i referendum avevano autorizzato ben altre speranze.
Il clima delle prime settimane dall'avvio della macchina delle primarie non consente facili ottimismi.
C'è partecipazione, perfino effervescenza. Ma si può dire che ci sia nel centro-sinistra la consapevolezza della posta in gioco? C'è l'idea che bisogna offrire un'altra proposta di governo ai cittadini molisani? Una proposta, si intende, che sia in grado di far intravedere un futuro migliore e una risposta positiva e credibile alle loro crescenti difficoltà e alla profonda delusione che serpeggia un po' dovunque. Perché non basta cercare il posto migliore in tribuna per poter fare il tifo contro o per accumulare punti in vista di un futuro in cui incassare una vittoria sempre rinviata a domani.

A META' PERCORSO DELLA RACCOLTA DI FIRME PASSIAMO IN RASSEGNA LE CANDIDATURE DI CUI SI PARLA

Sono domande intempestive? Proviamo prima a rispondere attraverso un quadro delle candidature che stanno emergendo come possibili, in svariate forme.
Il vertice del PD, intendendo per tale Leva, Totaro e Ruta (segretario, vice-segretario e presidente), ha lasciato intendere in tutte le sedi di non volersi candidare in prima persona alle primarie.
Le motivazioni non sempre sono esplicite. Si può però provare a mettere assieme qualche annuncio (più che altro di Roberto Ruta, che come è nel suo stile ha occupato la scena più degli altri) e qualche silenzio, condito con le posizioni che il partito nazionale sta esprimendo: mi riferisco qui all'importante seminario sul partito promosso – a porte chiuse – dalla Fondazione Italianieuropei con la partecipazione di Bersani D'Alema e Veltroni. Si può così immaginare che stiano cercando di acquisire la disponibilità alla candidatura di qualche personalità fuori dal quadro classico (o storico) del centro-sinistra, in grado di mobilitare consensi, oltre che nell'elettorato tradizionale, anche tra i delusi del centro-destra.
Come nomi non si va molto lontano. Ricorre finora esclusivamente quello del Presidente della Camera di Commercio, Paolo Di Laura Frattura, che si è però detto onorato, sì, ma non convinto di potere e/o di volere compiere un simile passo, pur avendo da tempo dichiarato di voler separare i suoi destini da quelli del centro-destra con cui si era candidato dieci anni fa.
C'è altro? Difficile credere che dopo aver lavorato in modo serrato per una candidatura esterna al gruppo dirigente del partito i tre possano scoprire solo ora di aver trascurato di valorizzare un candidato che aveva i numeri per vincere.
Non sembrano però condividere questa valutazione gli altri consiglieri regionali uscenti (Petraroia e D'Alete), che – diciamo, per non sbagliare e non essere presi alla sprovvista – risulta abbiano avviato una raccolta di firme sul loro nome. Così come “non ci stanno” i due dirigenti “storici”, entrambi con un un passato da amministratore (provinciale), rimasti ancora sulla breccia (Massa e D'Ascanio). Se poi si aggiungono altri nomi circolati insistentemente (non si sa quanto autorizzati dagli interessati) come D'Ambrosio (Antonio) e Di Lisa, si ha un panorama dello stato del PD che non a caso al centro nazionale sembra sia definito come di “impazzimento”. Se tutti si sentono candidati (tranne il vertice) significa, banalmente, che il PD sembra destinato a non avere un suo candidato ma a ritrovarsi molti dei suoi in lizza. Per vincere le primarie? E quando ciò accadesse, con quali probabilità di vincere le secondarie?
Non può essere dimenticato un particolare, che forse non dimentica il vertice del partito. Il solo dirigente del PD che può dire di aver battuto Iorio (Di Stasi) ha anche subito una sconfitta cocente solo un anno e mezzo dopo, ed è comunque, da tempo, affaccendato altrove. Gli altri, se non sono stati sconfitti direttamente, non hanno tuttavia trovato occasione nella loro storia di proporsi per un confronto diretto. Non è mai troppo tardi? Non sono convinto che in politica si possa far valere una simile massima ma è anche vero che si è verificato qualche episodio, raro ma non impossibile, di rivincita clamorosa. Ci crederà l'elettorato delle primarie?
Fuori dal PD il quadro è ancora assai in movimento sul versante sinistro. Un tentativo di ricomposizione dei tre spezzoni sarà quasi d'obbligo (SEL lo ha proposto formalmente) anche se i tempi sembrano un po' stretti perché possa giungere a conclusione in tempo utile per proporre una candidatura anziché solo per convergere su qualcuno dei candidati in campo.
E' chiaro invece il quadro sul versante dell'Italia dei Valori, anche se difficilmente comprensibile. Nel senso che è chiaro il rifiuto di partecipare alle primarie (le spiegazioni sono date però in lingua aramaica – versione Montenero) accompagnato da scomuniche preventive. Tra queste, benchè di nuovo assai chiaro, appare bizzarro il no agli ex IDV (un nutrito stuolo, in Molise), motivato dalla considerazione che chi lo ha fatto può rifarlo ancora. Se si fosse applicato all'IDV stesso sin dalle origini ne avrebbe praticamente impedito la nascita: anche se alcuni recenti abbandoni che hanno occupato le cronache nazionali tanto da diventare una specie di marchio di fabbrica del trasformismo potrebbero aver indotto nel leader una sorta di sfiducia preventiva verso gran parte dei militanti del suo stesso partito, in quanto hanno già cambiato casacca almeno una volta.
Altrettanto chiara appare la situazione per quel che riguarda la costellazione centrista: non può esprimere candidati per il semplice motivo del regolamento che “nol consente”.
Restano i leader dei movimenti civici chiamati al tavolo (a parte Ruta, già citato con altro cappello). Il senatore Astore è tentato ma tentenna (non ha dalla sua il vento della novità ma può essere tentato di richiamarsi all'esempio Pisapia) e il più giovane del lotto dei consiglieri uscenti, Massimo Romano, sta per sciogliere il dubbio (e lanciarsi nella mischia, a quanto sembra). Con quale accoglienza da parte del PD (un rapporto fin qui molto a saliscendi: siamo ora in fase alta o bassa?) e in prospettiva dell'IDV, da cui Romano proviene (vedi sopra)?

UNA NOVITA': UN GRUPPO DI AUTOCANDIDATI IN RETE E IL TENTATIVO DI MATERIALIZZARSI PASSANDO DAL VIRTUALE AL REALE

Merita di essere citata la parabola del gruppo Facebook per le primarie lanciato da Franco Di Biase (PD). Giunto a quasi 700 iscritti, ha cercato nuovi “scopi statutari” una volta indette le primarie. Ha provato a lanciare un sondaggio su un possibile candidato del gruppo (vinto con qualcosa meno di 50 voti dall'altro animatore del gruppo, un giovane militante del PD di Campomarino, Michele Di Giglio) ed è stato a più riprese sollecitato a svolgere un ruolo in tema di proposte programmatiche, riuscendo così ad ospitare vari interventi anche pregevoli, sui quali non è mai riuscito però a decollare un qualunque dibattito stringente (autostrada da San Vittore Si o No? Partecipazione al consiglio Cosib Si o No? Chiusura ospedali minori Si o No?). Nessuno saprebbe dire se su questi temi vi sia un'opinione prevalente nel gruppo e nessuno ha provato almeno a stilare una lista di domande prioritarie da sottoporre ai candidati. Non è detto che non ci riesca ma si ha l'impressione che si tratti di una missione quasi impossibile. Tanto che, dopo due incontri (pur animati e partecipati) dal vivo, sembra sia stata partorita solo la proposta di costituire un gruppo di lavoro mentre si discute ancora - un po' stancamente - se appoggiare un candidato presidente di esperienza (?), da contrapporre a Iorio, ma contorniato da giovani che diano linfa nuova alla politica, o gettare il cuore oltre l'ostacolo e raccogliere 300 firme per Di Giglio..
E' bello - e da rilanciare - il segnale di novità che viene dall'utilizzo dei social network per l'attività politica (in Molise ancora un po' in ritardo ma lanciato con ottimi risultati da questa esperienza). Lascia ancora l'amaro in bocca constatare come il mondo virtuale non riesca però a sottrarsi alla frammentazione (e al rischio di paralisi) del mondo reale.

UN CANDIDATO CHE CORRA CON L'IDEA DI ARRIVARE FINO AL SEGGIO DI PRESIDENTE E CONVINCA DI QUESTO IL POPOLO DEL CENTRO-SINISTRA

Resta ancora largamente inevasa la domanda di chiarezza sul piano delle proposte, almeno per quel che riguarda le scelte di fondo su cui il governo Iorio ha deluso il suo stesso elettorato ed ha dovuto misurare una distanza crescente dalle esigenze e dalle aspettative dei cittadini molisani, in specie dei più deboli e svantaggiati. Come si crea nuvo lavoro di buona qualità? Come riesce la politica regionale ad orientare le scelte degli attori economici? Come si tutela il territorio mettendolo in valore per creare ricchezza a beneficio della collettività regionale? Come si liberano i cittadini dai rapporti di dipendenza personale che li condizionano e minano libertà fondamentali quali far valere i loro diritti e partecipare ala vita politica?
Non sono domande che possano restare senza risposta. Non da parte di chi non si limita a ricercare una partecipazione che risulti conveniente sul piano personale ma una vittoria che serva alla collettività che ci si candida a rappresentare.
Rimane questa, in definitiva, la domanda più pressante che i potenziali elettori rivolgono ai candidati alle primarie. Convinceteci di essere voi stessi convinti di correre per vincere le elezioni.
Una conclusione all'insegna della franchezza: nessuno ha ancora scaldato il cuore di chi andrà a votare facendo sentire di essere lì per questo. Cioè, per loro. Il tempo stringe.